Piccole insofferenze… in biblioteca

Che siate studenti o lo siate stati, vi sarà capitato di frequentare le biblioteche cittadine: arriva per ciascuno quel momento in cui mamma e babbo, fiaccati da anni di tasse più o meno fruttuosamente pagate, pronunciano la frase fatidica, “Adesso ti devi dare una regolata“. Questo è il momento in cui si fa conoscenza con luoghi che facilitano lo studio, scevri da distrazioni quali i 900 canali di Sky, il pc e i suoi allettanti videogames, lo stereo e l’opera omnia dei Planet Funk, il frigo eccetera. Ma che comunque generano una serie di… piccole insofferenze.

  • Quelli che scambiano la biblioteca per la piazza del mercato e richiedono i libri con la delicatezza con cui chiederebbero quanto costa la cassa di carciofi.
  • Il girl-watching, attivo e passivo.
  • Corollario: “Andiamo alla civica”. “No, è pieno di figa, mi distraggo”.
  • Gli studenti di medicina e giurisprudenza: conoscono tre biblioteche in croce e vi fanno apertura e chiusura.
  • Gli studenti di ingegneria, che hanno le loro biblioteche e guai a mischiarsi.
  • Scusi, avete il Bestiarius Paduensis miniato del IX secolo, sto facendo una tesi in zoologia medioevale e mi servirebbe come il pane….sa, in libreria e su Google non si trova proprio” (e vorrei vedere).
  • I raggelanti sguardi di rimprovero della secchiona seduta al tuo stesso tavolo se uno si arrischia a un bisbiglio col vicino.
  • Arrivare agli armadietti e avere una sola moneta da un euro ed essere costretti a decidere se non lasciare lo zaino (e quindi non entrare in biblioteca) o non avere spiccioli per il caffè alla macchinetta (e quindi rendere la mattinata del tutto improduttiva).
  • Corollario: “Pausa caffè?!”. “No sono indietro”. “Ma dai, cinque minuti…”. Mattinata persa.
  • Idem con la sigaretta.
  • Lo studente snack-compulsivo: generalmente smanetta sul pc e sgranocchia qualsiasi porcheria che i distributori automatici della biblioteca mettano a disposizione. Ti accorgi del suo passaggio perché il suo posto è più unto e grasso del pavimento del tuo meccanico.
  • Quelli che vanno in biblioteca per fare pubbliche relazioni; arrivano comunque prestissimo al mattino, prendono un posto, dispongono libri e quaderni sul tavolo e poi… spariscono. Li ritrovi davanti alla macchinetta del caffè, conoscono chiunque entri in biblioteca e probabilmente sono iscritti all’università dal 1975.
  • Gli studenti di medicina: puoi sentirli discutere animatamente di emorroidi così come di malattie senza scampo con la nonchalance con cui tu parleresti di quello che hai fatto la sera prima
  • Gli studenti secchioni di giurisprudenza: ricordano numero, anno, dispositivo di qualsiasi sentenza di Cassazione e polemizzano pure con i giudici che le hanno emesse. Generalmente le loro frasi iniziano per “In base all’art. X comma Y….”
  • I ragazzini del liceo, la cui presenza non è giustificata vista la risibile mole di studio a cui devono far fronte. Ma loro si sentono “grandi”.
  • Alle civiche mentre guardi lo scaffale cercando l’ispirazione per un libro da leggere e l’impiegata che chiede, seccata: “Posso aiutarla?“.
  • I pc dei tuoi vicini di posto: apparentemente, fichissimi e pratici. Poi li accendono, e fanno un casino che nemmeno un C-130 al decollo.
  • Quelli che alla macchinetta ti accalappiano e approfittano del tuo interesse (?) per raccontarti tutte le loro sfighe.

Sicuramente abbiamo dimenticato qualcosa. Integrate nei commenti, se vi va.

@twitTagli

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