
Non proporremo qui nessuna analisi politica sulle elezioni; ma le consultazioni elettorali sono uno di quei tanti momenti che finiscono per creare… piccole insofferenze.
- La gente che esulta agli Instant Poll prendendoli per verità rivelata.
- Andrea Scanzi, da onesto gregario del giornalismo ad (autoproclamatosi) esperto del grillismo, con contorno di spocchia e malcelato sussiego.
- Le agenzie politiche che su Twitter, alla domanda “Come va la Sardegna?” rispondono in automatico, fornendo precisissimi risultati sulla Sicilia.
- Le prolisse analisi e gli sbrodolamenti magniloquenti dei giornalisti in quello spazio bianco che separa la chiusura dei seggi dall’arrivo dei primi risultati certi.
- La domenica mattina: “Ma dove cacchio ho messo quella maledetta tessera elettorale?!“
- Gad Lerner che non sa che si scrutina prima il Senato, e alle 15.15 chiede candidamente a Mentana “Come è la situazione alla Camera?“.
- I giornalisti che magari per tutto l’anno si occupano di cronaca giudiziaria, gossip, culinaria e che nei salotti televisivi dedicati alle elezioni si lanciano in approfondite analisi. Quasi sempre sbagliate.
- Le dichiarazioni dei perdenti/1: “Non abbiamo saputo interpretare gli umori dell’elettorato, dobbiamo ragionare su questo e ripartire già da domani a fare lavoro sul territorio“.
- Le dichiarazioni dei perdenti/2: “Non siamo stati in grado di parlare al nostro elettorato, il risultato che ci consegnano le urne è uno sprone a fare meglio“.
- Le scuse improbabili/1: “La neve, la giornata ecologica, il cambio dell’ora ci hanno penalizzati”
- Le scuse improbabili/2: “E’ stato chiaramente un voto di protesta”
- Gad Lerner che si lancia in parallelismi con la Francia, venendo biecamente stroncato da Aldo Cazzullo: “Sì, ma lì c’è il doppio turno“.
- Gli amici burloni che si presentano indossando un colbacco dell’Armata Rossa, con tanto di stellone, falce e martello, sicuri che “Sarà questa la tendenza primavera-estate, garantito“.
- Le schede elettorali: nonostante le pieghe previste, riesci sempre a ripiegarle male e a trasformarle in un informe fagotto.