Lo dico senza mezzi termini: io sono favorevole al fatto che Daniela Santanchè sia eletta vicepresidente della Camera dei Deputati. Trovo assurdo il balletto del PD attorno a questa nomina, ma ritengo che dipenda da logiche di lottizzazione del potere, e non da reali preoccupazioni politiche.
Ammetto di sorridere quando sento qualcuno dire che la Santanchè sarebbe “inadatta” ad un ruolo istituzionale: forse in Germania lo sarebbe, ma in Italia, per quale motivo non sarebbe idonea?
Per i suoi attacchi sconsiderati alla magistratura “eversiva”? Ma in questo ruolo la “pitonessa” è decisamente in buona compagnia; in compenso non ha fatto parte di nessun gruppo di potere occulto che pianificava l’eversione. A differenza, tanto per dirne una di Fabrizio Cicchitto, tessera P2 n.2232, che sulla magistratura ha detto frasi ben peggiori di quelle di Daniela Santanchè, ma che nessuno si è fatto problemi ad eleggere capo della commissione Affari Esteri.
Per il suo essere una “pasionaria” fanatica, che difenderebbe Berlusconi anche se venisse fotografato in flagrante mentre mette preme un bottone rosso e fa detonare la Toscana (peggio di lei solo la Biancofiore)? Anche in questo caso fa parte di una nutrita schiera, il cui nobile capostipite, Sandro Bondi, è stato anche ministro, per giunta della Cultura – con dei risultati che nemmeno Peter Griffin sarebbe stato in grado di eguagliare. Sandro Bondi, il poeta che in un’ode dedicata alla madre di Berlusconi si spinse a definirla “Madre di Dio”, proprio lui. E quindi?
È per caso l’alta importanza istituzionale della carica di vice-presidente del Senato a rendere la Santanchè inadatta? Nella precedente legislatura il presidente del Senato (non il vice, proprio presidente), era Renato Schifani: socio in affari di signori condannati per mafia e avvocato difensore di mafiosi (Giovanni Bontade, 1983). Daniela Santanchè non risulta sia mai stata in rapporto con criminali di alcun tipo – se escludiamo i pregiudicati che hanno solcato le aule parlamentari da ambo le parti in questi anni.
Diamo una rapida scorsa agli incarichi istituzionali delle precedenti legislature, per avere una panoramica più completa. Abbiamo avuto Clemente Mastella ministro della giustizia; sì, della giustizia, anche a me ricordarlo fa male. Abbiamo avuto un ministro che non si ricordava chi gli aveva pagato la casa (il fenomeno Scajola). Per non farci mancare nulla, abbiamo anche avuto un ministro in odore di mafia: Francesco Saverio Romano, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa al tempo della sua nomina a ministro (in quell’occasione Giorgio Napolitano prima di firmare la nomina oppose la stessa resistenza dell’obliteratrice dei biglietti dell’autobus).
Ma più di ogni altra cosa, abbiamo avuto, e abbiamo tutt’ora, Silvio Berlusconi. Le frasi più “forti” sulla magistratura (“matti, mentalmente disturbati“), sull’opposizione (“coglioni“), sulle istituzioni (la Costituzione “sovietica“, il capo dello Stato “golpista“) le ha dette tutte quante, sempre lui; i comportamenti meno opportuni, in sedi istituzionali nazionali e internazionali, sono sempre i suoi (l’unico che è riuscito a rubargli la scena ogni tanto è stato Borghezio); perfino dal punto di vista dell’esuberanza istrionica non gli tiene testa nessuno.
Si può concordare con le affermazioni di Berlusconi o trovarle deliranti, si possono approvare i suoi comportamenti o trovarli vergognosi, ma quello che non si può fare è giudicare accettabili affermazioni fatte da Silvio Berlusconi in parlamento, e ritenere inaccettabili le stesse affermazioni se vengono fatte da Daniela Santanchè nello studio di Michele Santoro. Si chiama ipocrisia.
O certi comportamenti sono giusti e sacrosanti (ed è l’idea del PDL, che in questo è assolutamente coerente), oppure se sono tali da rendere una persona “inadatta” ad un ruolo istituzionale devono esserlo sempre, a prescindere dalla persona. Daniela Santanchè non è più inadatta di moltissime figure politiche che hanno ricoperto cariche ben più importanti di quella alla quale lei è candidata.
Per finire, caso strano nel PDL, la Santanchè è persino incensurata: davvero è lei il problema?
Luca Romano