Una riflessione razionale sulla pedofilia

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Antefatto: qualche puntata fa, a Le Iene, è andato in onda un servizio di Nadia Toffa dove, in un calderone di cose tirate in ballo a cazzo di cane, si mescolavano Manga (fumetti giapponesi), Hentai (fumetti porno giapponesi), pornografia, pedopornografia, pedofilia, prostituzione, prostituzione minorile e fenomeni culturali giapponesi – come il far cantare gruppi di liceali nei locali la sera, o il pagare l’equivalente di qualche euro per un abbraccio e per 10 minuti di chiacchiere con una ragazzina (succede davvero: in Giappone la timidezza maschile è un problema sociale così elevato che un uomo su tre arriva a 30 anni vergine, e il mercato della prostituzione maschile è rampante).

Il messaggio che passa, più o meno, è che in Giappone la pedofilia è socialmente accettata, e che i fumetti giapponesi strizzano l’occhio alla pedopornografia. Il tutto su una rete di proprietà di uno che andava con prostitute minorenni (anche se non si può provare che sapesse che erano minorenni), tanto per aggiungere un po’ di grottesco alla cosa.
Dopo aver visto una siffatta porcata, mi siedo al computer con l’intento di scrivere un articolo dei miei, come avevo già fatto in passato per quell’altra cima del giornalismo italiano che è Pablo Trincia.

Poi, dopo qualche riflessione, abbandono l’idea, per due motivi: il primo è che su moltissimi blog e siti di appassionati viene già scritto moltissimo, e in maniera anche più precisa di quanto potrei fare io (che non sono un gran lettore di Manga).
Il secondo è che sono già alcuni anni da che Le Iene hanno portato il giornalismo in un campo e l’hanno giustiziato con una pistolettata: non è una novità di ieri, e far notare ancora una volta il numero di anni luce di distanza tra quella trasmissione e il concetto di onestà intellettuale sarebbe, onestamente, sparare contro la Croce Rossa.

Vale invece la pena di soffermarsi sul background culturale che rende un servizio come quello di Nadia Toffa di immediato impatto sul pubblico. Se è pur vero che oggigiorno l’indignazione è una droga molto a buon mercato, la pedofilia è un argomento che scatena la rabbia e il disgusto anche delle persone più razionali e/o ciniche. Io stesso mentre scrivo mi devo sforzare di mantenere un approccio razionale, e se riesco a farlo è solo per l’enorme appagamento in termini di ego che mi dà l’andare contro il senso comune – vale la pena dirlo, giusto per mettere tutte le carte sul tavolo.

Perché la pedofilia suscita tanto disgusto? Per rispondere a questa domanda, bisognerebbe prima capire che cosa è la pedofilia. Quando si sente questo termine, in generale, è associato a orribili storie di abusi sessuali su bambini, per cui a lungo andare diventa pavloviano l’associare il concetto di “pedofilo” a quello di “molestatore/stupratore di bambini”.
Ma è un’equazione sbagliata: da un punto di vista clinico un pedofilo è semplicemente una persona che prova attrazione sessuale nei confronti di persone che non hanno ancora affrontato lo sviluppo sessuale (bambini), o l’hanno affrontato solo in parte (pre-adolescenti). Non tutti i pedofili sono mostri violentatori di bambini: la maggior parte delle persone che ha questo tipo di perversione sessuale si rende perfettamente conto del problema sociale che rappresenta, e la tiene per sé.
Parimenti, non tutti coloro che commettono abusi sessuali su minori sono pedofili, perché se l’abuso avviene su una persona che è già sessualmente matura non si può parlare di pedofilia – non che questo renda chi commette abusi sessuali una persona migliore, sia chiaro.

Va bene, ma anche così, pensare che uno possa eccitarsi sessualmente pensando ad un bambino o ad una bambina è mostruoso. Ok, sì, è disgustoso immaginare una cosa del genere, ma perché ci disgusta tanto? Perché i bambini, soprattutto in età pre-sessuale, sono per definizione “innocenti”. Quindi da un lato sono la cosa più lontana dalla sessualità che possiamo immaginare, e quindi non esiste alcuna possibile forma di empatia nei confronti di chi prova desiderio nei loro confronti, e dall’altro suscitano in chiunque un naturale istinto di protezione – anche quando la minaccia sono i pensieri di un’altra persona.
È interessante, perché l’innocenza dei bambini è il fattore scatenante sia dell’eccitazione dei pedofili, sia del disgusto e della rabbia di tutti gli altri nei loro confronti.

Proviamo a lasciarci alle spalle l’aspetto emotivo, e a ragionare razionalmente. Mi rendo conto di quanto sia difficile, ma proviamoci. La pedofilia naturalmente non è l’unica perversione sessuale in evidente conflitto con qualunque regola sociale, ve ne sono altre: esistono per esempio persone con fantasie di stupro, che riguardano tanto il commetterlo quanto il subirlo.
Esistono persone con fantasie che hanno a che fare con l’uccisione del partner (o della partner) nel momento dell’orgasmo, ed esiste anche di peggio. Ci si può lavare la coscienza pensando che si tratta di persone con problemi, che devono farsi curare: così evitiamo di fermarci troppo a riflettere su un terreno che sembra minato. Ma non è così semplice: a parte qualche raro caso, tutte le persone hanno fantasie sessuali, perversioni, feticismi… anche io che scrivo e anche voi che state leggendo.

Ora, provate ad immaginare che la cosa che vi eccita sessualmente di più – che sia il sesso orale, fatto o subito, o i tacchi alti, o il farsi legare al letto – sia socialmente inaccettabile, e provochi nelle altre persone un tale disgusto, anche solo a sentirla nominare, che voi stessi vi sentite in colpa: quanto pensate che ci mettereste a smettere di farvela piacere?  Evitare di mangiare la pizza quando la pizza ti piace è facile, basta deciderlo; ma autoconvincersi che la pizza non è buona fino a quando smette effettivamente di piacerci, è un attimo più complicato.

La maggior parte delle persone con una sessualità socialmente problematica, si rende perfettamente conto del problema che rappresentano le sue fantasie. Il problema è che la società occidentale non lascia molte vie di uscita: o si vive la propria condizione nella frustrazione e nel silenzio, o si diventa il mostro pedofilo/stupratore. Esiste la possibilità di farsi curare? Certo, ma la psicoterapia nella maggior parte dei casi richiede anni, se non lustri, e reprimere la propria sessualità per un periodo di tempo così lungo non è difficile, è impossibile. Biologicamente impossibile.

E qui rimbalziamo dritti all’argomento di partenza: la finzione pornografica come palliativo socialmente accettabile in altre culture. Attenzione, parlo di finzione pornografica perché la pedopornografia, che non a caso è reato, mostra filmati di bambini – il che vuol dire che su quei bambini sono avvenuti degli abusi sessuali veri e propri. La finzione pornografica invece è costituita da fumetti, cartoni animati, o da filmati con attrici maggiorenni che sembrano ragazzine (magari con l’aiuto di un po’ di trucco e un po’ di photoshop).
Questo vale per la pedofilia, ma un discorso analogo si può fare per le altre perversioni problematiche: una scena di stupro può essere recitata in maniera sufficientemente credibile per lo spettatore (cosa che peraltro avviene anche nel cinema mainstream), e fantasie sessuali che coinvolgono l’omicidio possono essere riprodotte coi giusti effetti speciali.

Se vedo un fumetto o un cartone animato dove un bambino o una bambina subisce o compie atti sessuali, sono il primo ad essere schifato. Ma una volta passato il disgusto, si può evitare di cadere nella facile trappola dell’indignazione. Chiediamoci: si è fatto male qualcuno? Pixel e disegni non soffrono. Si è incentivata la pedofilia? Dato il disgusto che quel tipo di immagini suscitano a chiunque non ne sia eccitato, evidentemente no. Si è legittimata la pedofilia? No, per lo stesso motivo per cui DragonBall non è mai stato considerato una legittimazione delle risse, e il porno non è mai stato considerato una rappresentazione fedele delle dinamiche sessuali: è evidente a tutti che si tratta di finzione scenica.

Forse la causa dell’indignazione è solo che ci costringe a guardare in faccia la realtà: ci sono persone che sono eccitate sessualmente dai bambini. Ci sono persone che sono eccitate sessualmente dall’idea di avere un rapporto sessuale con una persona non consenziente presa con la forza, e sono molte, molte di più di quelle che finiscono sui giornali per averlo fatto.
E a noi piacerebbe ignorare tutto questo, perché ci fa schifo; preferiremmo mettere la testa sotto la sabbia, mettere queste perversioni nel nostro scomparto mentale etichettato “mostri”, e non pensarci più. Ma questo, non farà sparire le persone con questo tipo di deviazione sessuale; e invocare la pena di morte e la tortura ogni volta che compare un caso di pedofilia su un giornale continuerà a non ottenere alcun effetto pratico.
Forse invece permettere a queste persone, nella solitudine della loro stanza, di avere una vita sessuale e di dare uno sfogo alle loro deviazioni in maniera del tutto innocua, può davvero ridurre il loro impatto sulla società.

Perché sì, queste persone sono malate, e sì, devono farsi curare… ma se fingiamo che non esistano, è ben difficile che abbiano la possibilità di farlo.

Luca Romano

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