Io vs Trenitalia: la razionalizzazione dei servizi (questa sconosciuta)

Ciao a tutti: benvenuti ad un’altra puntata delle mitiche avventure di “Me vs Trenitalia“. Titolo della puntata: “La razionalizzazione dei servizi”.

trenitalia

Mi reco in stazione per informarmi per l’interrail che vorrei fare con gli amici ad agosto nei paesi dell’est (Romania, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Austria). La mia mentalità contadina procede per ragionamenti lineari, e quindi il primo posto dove spontaneamente mi reco per chiedere informazioni è un bancone con scritto “sportello informazioni”. Beata ingenuità.

Faccio la coda – aria condizionata rotta. Quaranta gradi. Non so se il sangue stia bollendo per il caldo o per il nervoso di dover avere a che fare con gli operatori delle ferrovie italiane. L’iPhone mi segnala che il suo posto non è in forno; gli rispondo che in teoria non sarebbe nemmeno il mio.

Arrivo allo sportello.

  • “Buona sera, dunque io vorrei fare un biglietto interrail…”
  • “Deve andare in biglietteria.” – mi interrompe a metà della frase come solo un vero lord inglese saprebbe fare.
  • “No, aspetti, prima mi servono delle informazioni.”
  • “Guardi, io di queste cose non so nulla, vada all’assistenza clienti allora.”
  • “Ma c’è scritto sportello informazioni!”
  • “Sì, ma è solo per le Frecce.”

trenitalia frecciarossaLe Frecce. Frecciarossa, Frecciabianca, Frecciargento, l’orgoglio delle ferrovie italiane. Ogni volta che ci pensa Moretti corre in bagno e si fa le seghe coi piedi. Sono utili? No. Sono efficienti? No. Però sono proprio verniciate bene.

Vado all’assistenza clienti, entro. Dentro c’è l’aria condizionata – finalmente. Ma improvvisamente la voce imperiosa dell’impiegato di Trenitalia allo sportello mi ferma. “Guardi che lei dovrebbe rimanere fuori, se no c’è troppa gente.” Mi guardo attorno, ci sono due sportelli con due persone che stanno facendo le loro domande, e altre quattro persone in coda. Una è una bambina di 10 anni con la mamma. Media spazio disponibile: 4 metri quadrati a persona.

Guardo l’impiegato che ha parlato. Chissà com’era quand’era vivo.

  • “Scusi, ma siamo in 4.”
  • Risposta geniale: “No, qui si entra in due per volta, se no poi c’è troppo affollamento.”

Lo guardo, mi riguardo attorno. Lo riguardo, mi riguardo attorno. Se tutte le persone in coda si sdraiassero per terra ognuno potrebbe fare l’angelo senza sfiorare gli altri.

  • “A meno che non siano Galeazzi, Ferrara, Bud Spencer e Pavarotti tutto questo affollamento in quattro mi sembra improbabile.”
  • “Mi dispiace, ma dovete aspettare il vostro turno fuori.”

Sarà geloso dell’aria condizionata? Il tizio in coda assieme a me guarda il nonno e fa: “Ma pensate di fare assistenza clienti a due per volta?”. Io: “Beh d’altra parte Trenitalia è così efficiente che sicuramente più di due persone gli capitano proprio di rado”.

Aspetto il mio turno fuori, sempre 40 gradi. Quando rientro l’impiegato mi fa “C’era un ragazzo prima di lei in coda.” Rispondo che sono io, ho solo perso 10 Kg nel frattempo.

  • “Allora dunque vorrei delle informazioni per un interrail”

Prende un depliant e me lo schiaffa in faccia.

  • “No guardi, so già come funziona, vorrei sapere se il treno da Vienna a Bucarest richiede un sovrapprezzo essendo un notturno.”
  • “Ah, per quelle cose deve andare in biglietteria.”

Bestemmiavano dio e i lor parenti,
L’umana spezie, il luogo, il tempo e il seme
di lor semenza e di lor nascimenti.

Divina Commedia, Inferno, Canto III.

Mi lancio in una serie di contumelia assolutamente irripetibili. Vado in biglietteria, ci sono più persone che ad un concerto di Vasco. Vista la lentezza, anche il QI è probabilmente lo stesso. Poi vado alla macchinetta per prendere il numero, e scopro il colpo di genio. SIGNORI, IL-COLPO-DI-GENIO!

Ci sono due code con numeri differenti: coda A, per le Frecce (Moretti ripensandoci decide che i piedi non bastano e si fa asportare le costole). Coda B: tutti gli altri treni. Devi prenotare un treno per Vladivostok? Sei nella stessa coda delle 400 massaie che non sanno usare le macchinette automatiche e devono andare a Mondovì. Stranamente, la coda A è arrivata al numero 155. Il mio numero nella coda B è il 455. Stanno servendo il 370. Medito sul fatto che in fondo, anche andare a Bucarest in ginocchio sui ceci ha un suo perché. Ma non mi arrendo, ho una missione da compiere.

Nuclear-Weapon-nuclear-arma-nucleare-fungo-atomico

La coda si smaltisce in fretta, appena un’ora e mezza: avete presente un rottweiler idrofobo? Ecco, non avete presente me. Arrivo davanti all’impiegato.

  • “Salve dunque, avrei bisogno di alcune informazioni per un interrail”.
  • “Mi dica”.
  • “Volevo sapere se la tratta Vienna-Bucarest richiede un sovrapprezzo essendo notturna, e poi volevo sapere quanto viene il biglietto Venezia-Vienna, perché Trenitalia mi ha già truffato una volta sulla stazione di frontiera”.
  • “In che senso truffato?”.
  • “Nel senso che mi hanno regalato dei soldi che non volevo. Secondo lei?”.

Impiega diversi minuti a cercare le informazioni che gli ho chiesto. Dietro di me nel frattempo ci sono altre 200 massaie. Dirette a Saluzzo, ovviamente.

  • “Dunque, il treno da Vienna a Bucarest è soggetto alla tariffa normale, perché è a prenotazione obbligatoria”.
  • “Non è possibile, l’interrail darà ben diritto ad uno sconto”.
  • “Qui non c’è scritto”.

Ululo di dolore. Proprio dolore fisico.

  • “Per la frontiera invece cosa mi sa dire?”.
  • “Eh, se prende la tratta diretta, paga prezzo pieno. Se cambia al paese di confine paga solo fino al confine”.

Prego notare, due anni fa dal paese di confine (Chiasso) mi fecero comunque pagare una parte del biglietto fino a Zurigo sostenendo che Chiasso era ancora italia. Al ritorno, il biglietto in direzione opposta fatto con le ferrovie tedesche era stranamente gratuito col pass Interrail. Era traslata la frontiera in quelle due settimane, evidentemente.

  • “Quanto costa il biglietto da Venezia al confine?”.
  • “Non c’è un treno, deve prendere un pullman”.
  • “Mi sa dire quanto costa il biglietto?”.
  • “No, deve prenotare sul sito dell’agenzia di pullman”.
  • “Non può guardare lei un attimo?”.
  • “No guardi, poi c’è gente in coda. Anzi, se non ha altre domande…”.
  • “Una domanda intelligente potrebbe essere: perché la coda per i treni internazionali e per i regionali è la stessa, ma immagino che se lei sapesse la risposta non lavorerebbe qui, ma a qualche progetto europeo di ricerca sull’energia nucleare.”

Me ne vado, sconfitto. Imiei anatemi andranno a buon segno, prima o poi. Alla prossima (oggi vado in un’agenzia di viaggi).

Luca Romano

@twitTagli

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