
Domenica 25 maggio dalle ore 7 alle ore 23 il corpo elettorale italiano (circa 50 milioni di cittadini) è chiamato a scegliere i 73 nomi che rappresenteranno il Paese presso il Parlamento Europeo di Strasburgo.
È bene specificare che non si vota con il Porcellum: la legge elettorale di cui tanto abbiamo sentito parlare serve esclusivamente per le elezioni politiche nazionali, e dunque non in questo caso.
A regolare questa tornata elettorale sarà la “Legge elettorale italiana per il Parlamento europeo” (legge n. 18 del 24 gennaio 1979, così come modificata dalla legge n. 10 del 20 febbraio 2009), la quale divide il territorio della Repubblica Italiana in cinque circoscrizioni:
La ripartizione di parlamentari eleggibili da ciascuna circoscrizione non è fissa, ma è variabile: essa è proporzionale al numero di abitanti della circoscrizione in rapporto alla popolazione.
Sulla scheda elettorale troverete i simboli dei partiti italiani ammessi alla consultazione elettorale: per votare il proprio bisognerà tracciare la solita X sul rispettivo simbolo. Non è ovviamente ammesso il voto multiplo.
È inoltre concesso esprimere tre preferenze, ma qui bisogna fare attenzione: la legge prevede che non si possa dare la preferenza a tre candidati dello stesso sesso. Perciò, nel caso in cui un elettore esprima la preferenza per tre uomini o per tre donne, la terza preferenza viene annullata. Non è possibile il voto disgiunto.
Una volta chiusi i seggi, i risultati saranno calcolati con il sistema proporzionale puro: tutti i voti italiani confluiranno a Roma, dove verranno elaborati i risultati generali. A quel punto, con il sistema proporzionale, si vedrà quanti candidati per partito (in base alla somma generale) e quali candidati per ciascun partito (in base alle preferenze espresse in ogni circoscrizione) risulteranno eletti.
C’è poi la questione dello sbarramento: nel 2009 è stato introdotto lo sbarramento al 4%, recentemente impugnato presso la Corte Costituzionale. Secondo questa norma, chi non raggiunge almeno il 4% dei voti non potrebbe accedere al Parlamento Europeo. Anche in caso la Corte non riuscisse a pronunciarsi in tempo entro il 25 maggio, comunque, alcuni raggruppamenti hanno già preannunciato ricorso contro i verbali di proclamazione degli eletti: il ricorso sarà proposto sia presso i tribunali italiani sia presso Corte di giustizia europea.
Infine le minoranze linguistiche: esse non hanno posti di diritto, ma ai sensi del combinato degli articoli 12 comma 9 e 22 comma 3 possono ottenere il loro seggio se e solo se:
- sono collegati a un’altra lista (di solito di rilievo nazionale);
- la lista a cui sono collegati ottiene più di un seggio;
- almeno un esponente del partito espresso dalla minoranza linguistica ottiene almeno 50.000 preferenze.
Ma cosa andranno a fare a Strasburgo i 73 parlamentari italiani? Quali sono, in soldoni, le funzioni del Parlamento Europeo?
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PER COSA SI VOTA: COME FUNZIONA IL PARLAMENTO EUROPEO
Il Parlamento Europeo è quell’enorme emiciclo tendente al grigioblu che spesso compare nei telegiornali: ha sede sia a Strasburgo che a Bruxelles (quello di Bruxelles ha gli scranni in legno chiaro) ed è uno dei tre organi istituzionali fondamentali dell’Unione Europea. Per capire cosa fa, bisogna tracciare per sommi capi la geografia istituzionale europea.
L’Europa vede tre grossi centri di potere: il Consiglio dell’Unione Europea, la Commissione Europea e il Parlamento Europeo.
L’organo che genera più confusione è il Consiglio dell’Unione Europea, perché ha il nome molto simile ad altri due organismi (i quali, giusto per semplificare le cose, hanno diversi membri in comune tra loro e la sede nelle stesse città). Sono il Consiglio d’Europa ed il Consiglio europeo. Vediamo di fare chiarezza:
- Il Consiglio d’Europa non c’entra niente con l’Unione Europea, l’Euro e le attuali elezioni: è un’organizzazione internazionale a sé stante con sede a Strasburgo (altro elemento che causa fraintendimenti). Il suo obiettivo principale è il rafforzamento della democrazia, dei diritti umani e dello stato di diritto nei 47 Stati che ne fanno parte.
No, non avete le traveggole, c’è scritto “47”: è il primo indizio del fatto che questo organismo con l’Unione Europea (composta da 28 Stati) non ha nulla a che fare.
Il secondo indizio è rappresentato dal fatto che fanno parte del Consiglio d’Europa anche Stati come Islanda, Svizzera, Norvegia, Turchia e Russia – i quali con l’UE non hanno nienet a che fare.
- Il Consiglio europeo c’entra con l’Unione Europea, ma è un organo che non interviene direttamente con leggi, regolamenti o provvedimenti giuridici. È quindi un organo politico, di indirizzo generale. Immaginatelo come un G8 a cui possono prendere parte solo stati dell’Unione Europea.
Il Consiglio europeo definisce le priorità e gli orientamenti politici generali dell’Unione Europea e dà l’impulso necessario al suo sviluppo: insomma, decide in che direzione andare.
È composto dai capi di Stato o di governo degli Stati membri, a cui si aggiunge un Presidente (oggi è Herman Van Rompuy) ed il Presidente della Commissione Europea (ne parliamo dopo).
Si riunisce almeno quattro volte all’anno a Bruxelles, in Belgio.
Il Consiglio dell’Unione Europea (nella foto, l’aula per le riunioni) è invece un organismo sia politico che giuridico dell’Unione Europea: questo vuol dire che oltre a discutere e decidere che direzione prendere ha la possibilità di emanare leggi che valgono in tutta l’Unione Europea (il termine tecnico per queste – che abbiamo chiamato impropriamente “leggi” – è: direttive, decisioni, regolamenti).
Ha una serie di competenze fondamentali:
- Approva la legislazione dell’UE (ha, insomma, l’ultima parola sul Parlamento);
- Coordina le politiche economiche generali dei Paesi membri;
- Firma accordi commerciali tra l’UE e gli altri Paesi;
- Approva il bilancio;
- Decide la politica estera e di difesa dell’UE;
- Coordina la giustizia comunitaria.
In altre parole, è il soggetto “forte” della UE, e per questa sua preponderanza è stato spesso criticato: in effetti, il Consiglio dell’Unione Europea è un organo che pur rimanendo democratico ha una bassa responsabilità politica nei confronti di un elettorato che non c’è (nel senso che non lo ha eletto direttamente, ma solo indirettamente).
Infatti, è composto da tutti i Capi di Stato (o Presidenti del Consiglio) di tutti gli Stati membri, oppure (nella sua versione chiamiamola “minore”) da tutti i ministri di tutti gli stati membri per ciascuna area (tutti i Ministri dell’Agricoltura, tutti i Ministri del Lavoro, tutti i Ministri delle Pari Opportunità).
La Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea tocca a turno ogni sei mesi a ciascuno degli Stati membri: da luglio fino a dicembre 2014 toccherà al Presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi.
La Commissione Europea detiene il potere esecutivo nella UE: è composta da 28 membri (uno per Paese) del tutto indipendenti dal proprio Stato d’origine (per l’Italia oggi è in carica Antonio Tajani). Il suo Presidente dura in carica 5 anni ed attualmente è il portoghese Barroso (foto), che è succeduto all’italiano Romano Prodi.
La Commissione europea ha sede a Bruxelles e serve a rappresentare e tutelare gli interessi complessivi dell’UE, sia all’ interno che nei rapporti con gli altri Paesi. Pur avendo un potere meno concreto del Consiglio dell’Unione Europea, è la Commissione che all’estero viene percepita come “Organo di Presidenza” dell’UE (se non altro perché il Presidente non cambia ogni 6 mesi).
La commissione ha una serie di compiti molto rilevanti:
- propone atti legislativi al Parlamento e al Consiglio;
- gestisce il bilancio dell’UE e (soprattutto) attribuisce i finanziamenti;
- vigila sull’applicazione del diritto dell’UE (assieme alla Corte di giustizia);
- rappresenta l’Unione Europea a livello internazionale, per esempio nei negoziati con paesi terzi per la conclusione di accordi (per questo incarico c’è un membro fisso, che è ha il nome barocco di “Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza”: oggi è la criticatissima inglese Catherine Ashton).
La Commissione (e questo è un particolare che sarà importante tra poche righe) ha scadenza contemporanea al Parlamento Europeo.
Il Parlamento, infine, è l’organo legislativo dell’Unione Europea: è composto da 766 membri e abbiamo già detto che ha una doppia sede (la principale però resta Strasburgo).
Al suo interno i parlamentari si raggruppano sotto le insegne dei Partiti Europei a cui sono affiliati (i due principali sono il Partito Socialista Europeo e il Partito Popolare Europeo).
Come stiamo vedendo in questi giorni, i parlamentari europei sono eletti direttamente a suffragio universale ogni 5 anni e rappresentano i cittadini dell’UE.
Il Parlamento europeo ha tre funzioni principali:
- discutere e approvare le normative europee insieme al Consiglio dell’Unione Europea
- controllare le altre istituzioni dell’UE, in particolare la Commissione, per accertarsi che agiscano democraticamente
- discutere e adottare il bilancio dell’UE insieme al Consiglio dell’Unione Europea.
Ma allora perché si dice che con queste elezioni si sceglie anche il “candidato Presidente della Commissione“?
Per due motivi, uno giuridico ed uno politico:
- il motivo giuridico è presto detto. Sia il Parlamento che la Commissione vanno a scadenza: qual è l’unico organo che resta? È il Consiglio dell’Unione Europea, che è dotato del potere di designare un Presidente della Commissione Europea: qui il Consiglio dell’Unione Europea deve tassativamente riconoscere il risultato delle elezioni appena avvenuto, nominando un candidato dell’area politica vincitrice (lo stabilisce il Trattato di Lisbona del 2009).
Il Presidente designato deve essere poi eletto, a maggioranza assoluta, dal Parlamento Europeo. Se ottiene questa sorta di “fiducia”, entra in carica e compone la Commissione Europea, scegliendo tra i profili propostigli dai vari Stati.
- Il motivo politico a questo punto è chiaro: i vari Partiti Europei, preannunciando chi avrebbero suggerito come Presidente in caso di Vittoria, hanno “legato le mani” al Consiglio dell’Unione Europea.
Ora c’è un elettorato a cui rispondere politicamente, almeno della nomina del Presidente dell’esecutivo europeo. Questo fa sì che l’importanza del Presidente cresca, ma che cresca anche l’importanza del Parlamento e delle elezioni: è per questo che le prossime elezioni sono fondamentali. Si passa da una situazione in cui il Consiglio dell’Unione ha una predominanza assoluta ad una situazione dove questo strapotere inizia ad essere imbrigliato.
L’Unione Europea il 25 maggio diventa, a prescindere da chi vince, un po’ più democratica: un buon motivo non solo per recarsi al seggio, ma per farlo con consapevolezza e – permetteteci – anche con un po’ di emozione.
Umberto Mangiardi
@twitTagli
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