Che storia è, solo Sky può permettersi di allestire un confronto a tre in occasione delle Primarie del PD? Non sia mai detto. Certo, intervistare Pippo, Gianni e Matte – soprattutto oggi – non è che fosse esattamente nelle nostre possibilità; ma abbiamo trovato dei degni sostituti.
Perciò, ecco a voi un’intervista tripla a tre militanti che si sono spesi anima e corpo per la campagna elettorale. Casomai vi aiuta a chiarire le idee; o a confermare le vostre impressioni; o a scegliere di stare a casa. O a decidere di partecipare.
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PRESENTAZIONI: NOME, ETÀ, STUDI E DA QUANDO SEGUI IL TUO CANDIDATO?
Domenico, 30 anni, laurea triennale in scienze politiche, indirizzo studi internazionali. Seguo Gianni Cuperlo da luglio.
Francesco Cottafavi, 21 anni, studente di giurisprudenza. ‘Seguo’ Matteo Renzi dalle primarie del novembre 2012.
Sono Jacopo Suppo, ho 31 anni, sono laureato in Storia e lavoro nell’ufficio marketing di una storica società torinese. Seguo Pippo Civati dal 2009 ed ho partecipato per la prima volta ad un’iniziativa insieme a lui nell’aprile del 2010, al circolo Bellezza di Milano.
TI SEI AVVICINATO AL TUO CANDIDATO “DA SOLO” OPPURE LO HAI CONOSCIUTO TRAMITE AMICI, PARENTI, CIRCOLI DI PARTITO, CONVENTION ECC.?
Sono un iscritto e militante del Partito Democratico; ho “conosciuto” Gianni Cuperlo militando.
Mi sono avvicinato a Renzi “da solo”: ho sempre seguito la politica ma mai avevo individuato un candidato – e un programma – per cui spendersi davvero.
Un mio compagno di partito mi segnalò il blog di Civati. Iniziammo a seguirlo insieme e a sostenere le sue iniziative nel partito.
INIZIAMO CON L’INTERVISTA VERA E PROPRIA: C’È BISOGNO DI RINNOVAMENTO NEL PARTITO DEMOCRATICO? COME E PERCHÉ IL VOSTRO CANDIDATO INCARNA LA VOSTRA POSIZIONE?
C’è bisogno di un forte rinnovamento: ma delle idee, non delle persone. C’è bisogno di cambiare il paradigma della sinistra italiana ed europea, che da troppi anni vive nella subalternità culturale della destra. Serve una rottura radicale con quel paradigma e non si può rompere il circolo vizioso se non sul piano culturale e politico: le persone sono importanti, ma prima vengono i principi, i valori.
“Il cambiamento, con tutti i rischi che comporta, è la legge dell’esistenza”, diceva JFK. Per cambiare l’Italia è necessario rivoltare il PD, un partito autoreferenziale, non più in sintonia con il Paese, preda delle correnti, di interessi camuffati da ideologie e asfissiato dalla burocrazia. Matteo Renzi è il candidato ideale perché ha il coraggio di affrontare il rischio ìnsito nel cambiamento, sfidando coloro a cui fa comodo mantenere un partito funzionale solo a se stesso.
Il Partito Democratico se non cambia muore. Ce lo dicono i quasi 4 milioni di italiani che non ci hanno più votato alle ultime politiche. In questo Paese c’è voglia di buona politica e, nonostante tutto e spesso nonostante se stesso, il Pd è ancora considerato l’ultimo luogo dove poter trovare risposte. Pippo Civati propone un cambiamento radicale, proprio come radicali sono le questioni che abbiamo davanti. Cambio della classe dirigente ma soprattutto un cambio di passo su alcune questioni chiave come le politiche del lavoro, il welfare o i diritti civili.
VI PIACCIONO LE LARGHE INTESE? COME VALUTATE IL LAVORO DELL’ATTUALE GOVERNO, IN CUI IL PD È MAGGIORANZA NELLA MAGGIORANZA?
Questo è un governo che nessuno di noi desiderava, ma è un governo che non possiamo non considerare anche “nostro”: dopotutto, Enrico Letta è stato fino a pochi mesi fa il nostro Vice Segretario. Letta ha chiesto 18 mesi per attuare un programma preciso: compito nostro è incalzarlo con proposte chiare – che dobbiamo sostenere, però, con lealtà.
A nessuno piacciono le larghe intese: si sono rese necessarie dopo la “non-vittoria” e il rifiuto del M5S. Detto questo, bisogna cogliere l’occasione e dare vita a riforme che necessitano di ampia maggioranza, come la riforma elettorale. Letta e il PD devo diventare protagonisti di questo governo, e non – come è stato – cedere ai ricatti e ai populismi del centrodestra.
Le intese non sono larghe – infatti questo governo non ha combinato praticamente nulla – ma ormai sono lunghe, troppo lunghe. Dopo l’esperienza del governo Monti, il governo Letta sta riproponendo un assetto politico che gli italiani non vogliono e che il Pd, se non si dà degli obiettivi e delle scadenze chiare (tre cose in tre mesi, per dire), pagherà a caro prezzo.
PERCHÉ È IL VOSTRO CANDIDATO AD AVERE LA MIGLIORE RICETTA ECONOMICA PER IL PAESE? QUAL È IL PUNTO SALIENTE DELLA SUA PROPOSTA?
Credo sia finito il tempo delle ricette esatte calate dall’alto. Viviamo un tempo complesso che ha bisogno di risposte complesse. Da cercare insieme. Detto questo, di Cuperlo mi convince l’idea che questa crisi sia figlia del modello neoliberista delle destre – egemone negli ultimi trent’anni – rispetto al quale nemmeno la sinistra è stata del tutto capace di autonomia. Per uscire dalla crisi bisogna rovesciare quel modello, rimettendo al centro il valore sociale del lavoro, i diritti e la dignità delle persone; redistribuire ricchezza e speranze, contrastare le nuove povertà.
Per rimettere in moto l’economia sono necessarie proposte concrete e attuabili nel breve periodo, ne cito alcune: seria lotta all’evasione fiscale (ma senza terrorismi: l’agenzia delle entrate deve aiutare il contribuente nell’esatto pagamento delle tasse, non esserne il temuto nemico); taglio della spesa pubblica: lo Stato Italiano investe tanto e male, creando pochi posti di lavoro e ancor meno valore aggiunto; interventi nelle maxi-pensioni; valorizzazione e immissione nel mercato di parte del patrimonio pubblico: il ricavato sarà utilizzato per abbattere il debito pubblico; potenziamento del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, che rappresentano il cuore pulsante dell’economia italiana.
La proposta più forte di Pippo Civati è la riforma del mercato del lavoro, del welfare e della tassazione di questo Paese. Contratto unico per i neo assunti per combattere la precarietà, reddito di cittadinanza per chi è momentaneamente senza lavoro, tassare i patrimoni, gli strumenti finanziari e le rendite immobiliari elevate per diminuire le tasse sul lavoro (e rendere più “pesante” le buste paga di chi lavora e più “leggere” le spese di chi il lavoro lo produce).
LAVORO: QUAL È LA CRITICITÀ MAGGIORE DEL MONDO DEL LAVORO ITALIANO ODIERNO? QUAL È LA PRIMA COSA DA FARE SECONDO VOI E IL VOSTRO CANDIDATO?
La precarietà è certamente il dramma maggiore da affrontare, e va affrontato in maniera non ideologica, senza guerre di posizione. La cosa più importante è evitare il conflitto tra generazioni: è pericoloso trasmettere il messaggio “per dare più diritti ai figli è necessario toglierne ai padri”. Per titoli: 1) ridurre le tasse sul lavoro – il famoso cuneo fiscale – 2) avviare un programma di investimenti pubblici (penso per esempio alla messa in sicurezza del territorio) che rilancino l’occupazione, in particolare giovanile; 3) garantire equo compenso e ammortizzatori sociali alle partite IVA – quelle vere – e precari.
Il PD è il terzo partito tra gli operai, non intercetta il consenso dei disoccupati né delle aziende: dobbiamo riconquistare la fiducia di queste categorie rivoluzionando il mondo del lavoro: riduciamo e semplifichiamo il numero – esorbitante – di norme del diritto del lavoro; assicuriamo sgravi fiscali alle aziende che creano posti di lavoro; diamo un nuovo indirizzo ai centri per l’impiego (privilegiando il merito, non le conoscenze); pretendiamo una maggior regolamentazione e trasparenza sia dai sindacati che dalle associazioni dei lavoratori.
La prima cosa da fare è ridare dignità ai lavoratori, che in questi ultimi vent’anni sono stati completamente abbandonati a loro stessi. Ridurre le tasse sul lavoro per aumentare i salari, premiare chi investe nell’innovazione delle imprese e arginare lo strapotere di chi gioca sulla pelle dei lavoratori. E poi investire sull’innovazione, sulle nuove tecnologie, sulla vera grande opera di cui ha bisogno l’Italia, cioè la banda larga.
EUROPA: QUALI SONO I PROGETTI DEL CANDIDATO CHE SUPPORTATE IN OTTICA CONTINENTALE? PERCHÉ RITENETE IL VOSTRO CANDIDATO PIÙ ADATTO DEGLI ALTRI DUE?
È fondamentale che il PD entri nell’alveo del PSE, il Partito Socialista Europeo. Per farlo è necessario fare una scelta di campo: bisogna smettere di strizzare l’occhio al neoliberismo e abbracciare il socialismo ed il progressismo europei. E per cultura, esperienza e tradizione Cuperlo è il più preparato e indicato per affrontare questa importante sfida per il Partito Democratico.
Renzi più di ogni altro candidato si è speso per il ‘progetto Europa’, che non a caso gioca un ruolo centrale nel suo programma. L’Europa è la più grande scommessa sul nostro futuro, ma è prima necessario porre nuove basi e trasformare un’Europa-padrona in un’Europa-amica, di cui essere protagonisti: un’unione politica, oltre che monetaria (puntiamo agli Stati Uniti d’Europa!). Qualche proposta? Restituiamo il governo ai cittadini: elezione diretta del presidente europeo e più potere al parlamento; creiamo un identità comune: servizio civile europeo, diplomazia comune e voce unitaria nella politica estera.
Pippo Civati ha collaborato con l’Università di Barcellona e si è occupato di globalizzazione. Fa parte di una generazione, la mia, che vede l’Europa e il mondo come un orizzonte amico, vicino, imprescindibile. Pensare all’Italia e al Pd marginali in quest’Europa che sta cambiando sarebbe un errore colossale, così come sarebbe un errore pensare di affrontare da soli i problemi che la globalizzazione ci pone. La proposta di Civati è quella di costruire una rete tra i partiti riformisti europei, avvicinando i cittadini alla politica comunitaria e provando a dare risposte comuni sui grandi temi che investono la Ue come la crisi economica, la disoccupazione o l’immigrazione.
CAMPAGNA ELETTORALE: QUAL È L’ASPETTO CHE È STATO GESTITO PEGGIO NELLA CAMPAGNA ELETTORALE DEL VOSTRO CANDIDATO?
Il confronto tv. Avrebbe dovuto rifiutare di partecipare a un dibattito così umiliante. Se ti chiedono di parlare dei problemi del Paese in 90 secondi devi mandare a qual paese l’intervistatore, non affannarti nel dare una risposta.
Renzi è un grande comunicatore, ma trovo – paradosso – che non sia riuscito a trasmettere ad alcuni l’accezione positiva, il valore, della parola “comunicazione” in politica. Comunicazione e trasparenza, in una politica sana, vanno di pari passo: non dobbiamo avere paura di questo strumento, troppo spesso associato ai populismi della destra.
Abbiamo avuto difficoltà a gestire la prima parte del congresso, quella riguardante le convenzioni tra gli iscritti. Pippo va molto forte nel cosiddetto “voto popolare”, ma molti iscritti del Pd – vuoi per motivi anagrafici, vuoi per altri motivi – han preferito scegliere tra Renzi e Cuperlo. Dobbiamo rafforzare la nostra presenza nel Pd.
COME CONSIDERATE I MILITANTI CHE SOSTENGONO L’ALTRO CANDIDATO? C’È UNA REALE POSSIBILITÀ CHE IL PARTITO SI RITROVI COESO E STABILE DAL 9 DICEMBRE IN AVANTI?
Sì, certo: li accoglieremo a braccia aperte. Non avremo nessun problema a militare con loro…
Le primarie fanno del PD un partito davvero democratico. Il rischio – soprattutto quando si sfidano anime così differenti – è che la competizione si trasformi in guerra. Malgrado la stima che i militanti (perlomeno quelli di Renzi, parlo per me) hanno per gli altri candidati, i rapporti tra militanti sotto congresso non sono sempre semplici. Starà al neosegretario saper ascoltare le minoranze e fare del PD un partito coeso, coagulando e rendendo costruttivo l’entusiasmo dei militanti tutti.
Ci sono militanti che sostengono gli altri candidati per motivi ideali, e sono molti. Ma ci sono anche molti altri iscritti che si sono semplicemente posizionati per difendere delle rendite politiche. Per il bene del Pd, dal 9 dicembre queste persone devono avere meno peso nel partito.
DATEMI UN GIUDIZIO SUGLI ALTRI DUE CANDIDATI.
Sono troppo coinvolto per dare un giudizio obiettivo. Mi astengo da un giudizio di merito, posso solo dire che non credo che nessuno dei due sia adatto a ricoprire l’incarico di Segretario del PD. Ritengo però che entrambi saranno figure importanti del gruppo dirigente del Partito Democratico del prossimo futuro.
Cuperlo? Trovo sia colto e preparato, ma privo di leadership, coraggio, entusiasmo, carisma: doti necessarie per guidare il PD. Avere come “spin-doctor” D’Alema testimonia poi quanto la sua guida sarebbe all’insegna della vecchia politica e della vecchia concezione di partito. Apprezzo Civati. Non mi piace la sua tendenza – dettata dall’interesse – ad interpretare sempre e comunque il “ruolo-contro”, ma penso possa trovare un punto di incontro con Renzi: è una cooperazione che auspico – non dimentichiamoci della prima Leopolda!
Cuperlo è una persona dal profilo politico e culturale elevatissimo. Sarebbe stato il segretario ideale del Pds. Oggi, come ha detto qualcuno, rappresenta “la nobiltà della sconfitta”. Renzi invece ha saputo coinvolgere tanti nuovi cittadini, avvicinandoli al Pd e alla politica. Ha indubbiamente capacità e spessore, ma ha anche un grosso limite: il suo ego.
QUALE È IL TARGET CUI SI RIFERISCE LA CANDIDATURA CHE SUPPORTATE? IN CHE FASCIA ANAGRAFICA E SOCIALE RACCOGLIERETE PIÙ VOTI?
Non sono un esperto di analisi del voto, so che per la candidatura di Gianni Cuperlo sto militando con amici e compagni di tutte le età: dai giovanissimi agli ottuagenari. È l’aspetto più entusiasmante di questa lunga ed estenuante campagna congressuale.
La politica di Renzi è una politica giovane, ma non per questo rivolta solo ai giovani; è questo un punto centrale: Renzi si rivolge a tutti per costruire il PD e l’Italia del futuro, tutti possono essere protagonisti del cambiamento. Donne, giovani, anziani, delusi del centrodestra – ebbene si, sennò come si vince? – e soprattutto delusi del centrosinistra.
Noi ci rivolgiamo a tutte le fasce d’età, a tutti quelli che credono che l’Italia debba cambiare e per cambiare ha bisogno di un Pd moderno, fresco, rinnovato. È indubbio che prenderemo molti voti tra i giovani e i giovanissimi, ma noi ci rivolgiamo a tutti.
PENULTIMA DOMANDA, ORAMAI UN CLASSICO. IL VOSTRO PANTHEON DELLA SINISTRA?
Giorgio Amendola, perché fu allo stesso tempo un comunista tutto di un pezzo e capace di pensiero originale; e Teresa Noce, perché – da sola – la sua biografia rappresenta il meglio della sinistra italiana.
Tony Blair, perché ha interpretato una sinistra moderna, riformista, che si è lasciata alle spalle il vecchio schema ideologico; e Rosario Livantino, il giudice ragazzino, perché non possiamo che ispirarci a chi ha dato la vita per combattere corruzione e mafia.
Ci metto i tanti miei amici che, dopo essersi laureati e aver cercato lavoro, hanno deciso di andarsene e di non tornare. E ci metto i figli dei miei amici, molti dei quali hanno uno, due o tre anni. Vorrei che chi se ne è andato tornasse per darci una mano a cambiare questo Paese, sapendo che lo fa per questi piccoli italiani di domani.
INFINE, L’EQUIVALENTE DELL’ “APPELLO” DI SKY TG24: PERCHÉ DOMENICA 8 DICEMBRE UN ELETTORE FAREBBE BENE A SOSTENERE IL VOSTRO CANDIDATO?
Perché il Partito Democratico ha bisogno di tornare ad avere un Segretario. Lo so che può sembrare un concetto vecchio, ma non lo è. Il PD fino ad oggi è stato un progetto ambizioso e, se vogliamo, anche necessario per il panorama politico italiano. Io mi sono iscritto al PD con entusiasmo senza aver mai militato in nessun altro partito, e proprio militandoci ho capito bene cosa manca al PD: mancano le fondamenta. Manca un’identità chiara su quali siano i valori fondamentali alla base della sua azione politica e sociale. Credo che Gianni Cuperlo sarà il segretario adatto per costruire questa identità del PD. Un’identità che non guardi ad un passato glorioso (?), ma che guardi al futuro con gli occhi della sinistra europea. Voterò Gianni Cuperlo soprattutto perché so che si occuperà a tempo pieno del Partito, senza pensare alla strada più breve per un incarico più importante, anche perché in questo momento niente è più importante che ricostruire il Partito Democratico, l’unica vera possibilità che ha la sinistra italiana per non soccombere ai populismi di destra che si fanno sempre più minacciosi.
Renzi in un certo senso ha già vinto, perché ci ha donato l’idea di una sinistra moderna, al passo col resto del mondo, non più ingabbiata in ideologismi e tabù; una sinistra in cui ognuno possa mettersi in gioco e partecipare a un cambiamento che si è reso necessario. Votandolo l’otto dicembre trasformeremo questa idea in realtà! Io voterò Renzi perché voglio un partito funzionale all’Italia, non a se stesso; perché voglio un partito che abbia il coraggio di vincere le elezioni e di guidare questo paese; che smetta di sbattere contro il berlusconismo e si dia un’identità. Voterò Renzi perché l’entusiasmo, unito alla concretezza della proposta, è l’unica arma che abbiamo per cambiare – finalmente – verso.
Domenica si possono fare tre cose: scegliere di sostenere un uomo serio e preparato come Cuperlo, ma che è l’emanazione della classe dirigente che ha devastato il centrosinistra. Scegliere un Renzi, che ultimamente dice tutto e il contrario di tutto, avendo come unico obiettivo non quello di fare il segretario del Pd, ma di fare il premier (non si sa bene quando, tra l’altro). Oppure scegliere Pippo Civati, che in questi anni ha girato il Paese in lungo e in largo, ha parlato con i militanti più convinti e gli elettori più delusi, ha cercato di tenere insieme i pezzi di un’area politica che sta andando in frantumi, aggiornandone i temi fondativi come l’allargamento dei diritti, la valorizzazione del lavoro o l’importanza della partecipazione. Una strada percorsa a fari spenti, fatta di poche interviste ma di tante strette di mano. Io voto Civati perché so che con lui la nostra comunità umana e politica ha ancora un futuro.
Vi hanno convinto? Dite loro cosa pensate!
@DomeCerabona – @FCPCottafavi – @JacopoSuppo
A cura di Umberto Mangiardi
@UMangiardi