
Molte banche della City stanno annunciando in queste ore di voler abbandonare la Gran Bretagna prima ancora che il governo di Sua Maestà attivi le procedure per la Brexit, cosa che dovrebbe accadere nel marzo 2017. Theresa May ha annunciato infatti di voler far partire nella primavera dell’anno prossimo le trattative previste dall’articolo 50 del trattato di Lisbona, articolo che – appunto – regola le modalità di uscita dall’Unione Europea.
Saranno trattative lunghe, si parla di almeno due anni, e decisamente complesse: dovranno stabilire non solo le modalità di uscita dall’Unione del Regno Unito, ma soprattutto dovranno regolare i nuovi rapporti tra UE e Gran Bretagna.
E qui entra in gioco la mossa delle banche della City.
Le banche con sede a Londra godono al momento di tutti i vantaggi della permanenza nell’Unione Europea, in primis la possibilità di spostare capitali finanziari tra Stati membri senza particolari impedimenti, senza peraltro dover sottostare alle rigide regole in materia monetarie della BCE, visto e considerato che il Regno Unito non ha adottato l’Euro.
Tuttavia con la Brexit, le banche britanniche o residenti in Gran Bretagna potrebbero perdere l’accesso al mercato unico europeo così come vedere fortemente limitata la libera circolazione dei capitali.
Questo certo a meno che il Governo britannico non concordi con l’Unione Europea di continuare a garantire le attuali condizioni alle banche anche dopo la Brexit.
A quale costo però? Pare evidente infatti che l’Unione chiederà qualcosa indietro: innanzitutto la libera circolazione non solo dei capitali e delle merci, ma anche dei cittadini. Ma non solo, l’Unione potrebbe chiedere anche dei contributi economici al bilancio comunitario, come capita per esempio con la Norvegia.
Questo però andrebbe in netto contrasto con le ragioni stesse della campagna pro leave che, dopotutto, si basava proprio sul limitare la libera circolazione e smettere di mandare soldi a Bruxelles.
Insomma, una trattativa molto difficile da portare avanti per il Primo Ministro Theresa May; e la mossa “minacciosa” delle banche della City sembra un primo tentativo di influenzare il percorso delle trattative nella direzione a loro più favorevole.
Domenica Cerabona
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