Renzi e la sindrome dei trent’anni

hippies

Negli Stati Uniti degli anni ’60 ci fu una grande battaglia, generazionale prima che sociale. Tutta una generazione di “baby boomer”, nati nella seconda metà degli anni ’40 – quindi ventenni durante i mitici “sixties”, si trovò per le mani una nazione da un lato in pieno boom economico e di opportunità, dall’altro bloccata da una generazione di anziani rigida e bigotta.

Ne nacque un feroce conflitto generazione riassumibile nel famosissimo motto “Non fidarti di nessuno che abbia più di 30 anni”. Era uno slogan di un’efficacia estrema, ma con un solo piccolo difetto: il tempo scorre per tutti, persino per gli hippies.

Accadde così che tutta quella generazione affrontò un grande travaglio negli anni ’70, non sapendo conciliare il loro stesso slogan con il loro compimento dei trent’anni. Molti si domandavano: “e adesso di chi ci possiamo fidare?“. Va da sé che molti trovarono delle risposte coerenti, maturando; altri invece si persero: eterni Peter Pan anacronistici.

In Italia quella generazione ha trovato una soluzione ancora più comoda: occupare militarmente tutte le posizioni possibili finché morte non sopravvenga – ma questa è un’altra storia…

Ecco, Matteo Renzi si trova più o meno nella stessa situazione di un sessantottino il giorno del suo trentesimo compleanno.

Il Sindaco di Firenze, dopo aver per anni parlato di rottamazione, rinnovamento, aria nuova, cambiamento e abbattimento dell’establishment, si ritrova improvvisamente circondato da buona parte di coloro che voleva rottamare. È sempre impietoso fare i nomi, è sufficiente la feroce satira di questa immagine.

RenziCambiaverso

Senza essere così meschini da voler attribuire a Renzi la responsabilità di aver chiamato a sé questi vecchi pezzi di establishment, è pero impensabile che il buon Matteo possa risolvere la questione con la battuta de “sul carro non si sale, si spinge” fatta alla presentazione della sua campagna a Bari.

Chiunque si stia occupando dei congressi provinciali del PD con un po’ di onestà deve ammettere che la situazione è molto più complessa e che se il candidato alla Segreteria del PD non vuole partire con il piede sbagliato ancora prima di cominciare la sua avventura di Segretario (data per scontata la vittoria che i sondaggi ampiamente preannunciano): non può continuare a tacere su questa evidente contraddizione, ne va della credibilità della sua proposta politica.

Domenico Cerabona
@DomeCerabona

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