
“L’assistente di lingua italiana all’estero” è l’opportunità di lavoro che mi è capitata: venivo da un Erasmus in Spagna, ma mille vicissitudini diverse mi han portato ad accettare questo incarico in Francia.
Tutti sanno cos’è il “progetto di mobilità internazionale europeo per studenti universitari“, per gli amici “l’Erasmus”; non sono in molti invece a conoscere il bando del MIUR che permette ai neolaureati (della triennale o della specialistica) di partire per 7 mesi in un Paese straniero.
Come assistente, appunto.
Si può scegliere la meta fra Inghilterra, Francia, Belgio, Austria, Irlanda, Germania o Spagna. L’assistente lavora nei licei, nelle scuole medie e talvolta in quelle elementari, coadiuvando il locale professore di lingua italiana ed affiancandosi a lui nel corso delle lezioni e delle attività extradidattiche.
Si tratta di un lavoro leggero (12 ore a settimana) e relativamente ben pagato (circa 800 euro al mese), ma che richiede spirito di iniziativa, fantasia e energia.
Il bando esce tutti gli anni intorno a dicembre e la domanda online va mandata di solito entro metà gennaio. Il bando attuale è uscito pochi giorni fa, e lo trovate cliccando questo link.
Per chi vuole concorrere, c’è tempo per inviare la domanda online fino al 3 marzo 2015.
PER POTER PARTECIPARE OCCORRE
- non aver superato i 30 anni di età;
- essere iscritti all’università (corsi di laurea in Lettere, Lingue, Traduzione, Storia, Geografia, Conservazione dei Beni Culturali, Filologia e simili) o essere laureati da meno di un anno;
- aver sostenuto almeno due esami (da 10 o 12 crediti), oppure quattro (se da 5 o 6 crediti) relativi alla lingua o alla letteratura del Paese in cui si chiede di andare;
- aver sostenuto almeno due esami di Lingua, letteratura o linguistica italiana.
MA ESSERE ASSISTENTE DI LINGUA ITALIANA PER ME HA SIGNIFICATO ANCHE (E SOPRATTUTTO):
- Scoprire l’esistenza di una città e di una regione nel cuore della Francia: la misconosciuta Clermont-Ferrand e l’Auvergne.
- Viaggiare nelle lunghe vacanze scolastiche francesi (oh yes: Oltralpe all’insegnante spettano due settimane di vacanza ogni cinque di lezione!) e (ri)scoprire città gioiello come Lyon con la sua grandiosa Fête des Lumières; città maudites come Marseille – bella oltre la sporcizia e la delinquenza; città-porta della montagna come Grenoble; città eleganti e dal fascino sempre vivo come Bordeaux…
- Parlare con un assistente brasiliano e scoprire che il nome dei pennarelli che usavi da bambina (chi non ricorda i Carioca?) significa “abitante di Rio”, quindi in qualche modo “persona cool” e molto colorata.
- Vivere con sei ragazze di nazionalità differenti, con tutte le scoperte culturali-gastronomiche-linguistiche che ciò inevitabilmente apporta.
- Mettermi alla prova con il mestiere di insegnante, e scoprire che in fondo non è così male come pensavo. In Francia si usa dire che “enseignant, c’est le plus beau métier du monde!”, ma d’altro canto mi sono scontrata con l’evidenza che si tratta di un lavoro “a tempo pieno”: ti fa pensare in continuo a quello che vorresti/dovresti/potresti fare in classe.
Serena Avezza