Berlusconi è il secondo topolino?

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Avevo 38 anni, ed ero già considerato il numero uno dell’edilizia abitativa
Se mi fossi allineato con la sinistra vent’anni fa, sarei stato portato in trionfo. Con Craxi? Una vera amicizia, assolutamente lontana da qualsiasi convenienza sua e mia. Montanelli, certamente il più grande giornalista italiano, come tutti i grandi, aveva insospettabili debolezze. Una di queste, mi dispiace dirlo, era la vanità. 
Il Pci infilò i suoi uomini migliori nelle università, nell’editoria, nei giornali, nel cinema. Dopo tutto questo, devo ancora dimostrare di essere un editore liberale?”

Un giovane Silvio Berlusconi

Il Giornale celebra i 40 anni dalla fondazione intervistando il grande Padre, Silvio Berlusconi. Il Cavaliere parla senza freni; non solo di politica, ma anche della sua attività di costruttore e di editore, fino ad arrivare ai sedici anni, quando “vinsi i cento metri piani all’Arena di Milano con un tempo eccezionale per un dilettante di quell’età”.
Gli anni ’70, Milano Uno, Due e Tre; l’amicizia con Craxi, “uno dei pochi uomini politici ad avere una visione coraggiosa per cambiare l’Italia“; il coraggioso approdo al Giornale – “era doveroso aiutarli” – fino alla rottura con Montanelli, che “riconobbe sempre con onestà che con lui ero stato il migliore degli editori“.

Breve passaggio sul “golpe” subito nel 2011, quello che ha messo fine al “miglior governo italiano degli ultimi decenni“, per poi approdare all’oggi, alla politica; tema che finge trattare malvolentieri – “avrei preferito evitarlo, questa era un’intervista sulla splendida storia del Giornale. Ma non voglio sottrarmi” – ma che è in realtà di centrale importanza per un Cavaliere stretto da una parte dai procedimenti giudiziari e dall’altra dall’insuccesso elettorale.
E le difficoltà non finiscono qui: gli amici e colleghi di una vita che se ne vanno, mentre nel partito – al verde – infiamma la guerra alle poltrone; il NCD che, per quanto modesto, continua a sottrarre a FI deputati e elettori; la difficile scelta tra le riforme con Renzi e l’opposizione al governo.

Di fronte a tutte queste preoccupazioni, sembra sbiadire l’imprenditore che a 38 anni ha già creato dal niente tre quartieri, si appresta a inventare la televisione moderna e a distruggere la ‘gioiosa macchina da guerra’ di Occhetto nel giro di tre mesi. 
E Berlusconi lo sa.
Sa che il suo appeal è in calo. Ed è per questo che ad ogni intervista o occasione pubblica è costretto ad alzare la voce, a mostrare i pugni; è per questo che – rischiando i domiciliari – non si esime dal definire la magistratura “incontrollata e incontrollabile e irresponsabile” e dal dimostrare che non ha paura.
Perché la cosa più importante di tutte, rubando la storiella di Prova a prendermi, è dimostrare che lui, dei due topolini caduti in un bicchiere di panna, non è quello che annega, è quello che si agita così tanto da trasformare il latte in burro.

“Lascerà un giorno la politica?”
“No”
Fine dell’intervista.

Francesco Cottafavi
@FCPCottafavi

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