Non è per Palazzo Chigi: il PPE spinge Monti al Quirinale

Prima pagina del CorSera, 14/12/12.(clicca per ingrandire) Prima pagina del CorSera, 14/12/12.
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Non sono d’accordo con la lettura dell’endorsement del PPE a Mario Monti fatta da Umberto Mangiardi – e non solo da lui, come testimonia la prima pagina di oggi del Corriere della Sera, tra titolo di apertura, intervista a Massimo D’Alema ed articolo di fondo a cura di Antonio Polito.

Il vero bersaglio di questa mossa non è Silvio Berlusconi. È, secondo me, Romano Prodi. E non per la carica di Presidente del Consiglio, ma per la corsa al Quirinale. Questo emerge da un puzzle di avvenimenti: non immediato, certo, ma che per essere classificato come “puro caso” ha un po’ troppi punti di aderenza.

Partiamo da mercoledì: quel giorno Franco Bechis, vicedirettore di Libero, twittava circa una “possibile svolta Popolare di Monti“. Poche ore dopo, come per magia a Porta a porta, Silvio Berlusconi dichiara: “Il Governo Monti non lo appoggiamo più“. Paura e delirio a Roma.

Ma a quel punto Berlusconi aggiunge: “Se però Monti decide di scendere in campo a capo dei moderati, io mi tiro indietro: sarebbe lui il nostro candidato“. Tutti, a quel punto, scoppiano a ridere e iniziano a cianciare: “È impazzito Silvio“. Non è stato un caso. Come tutte le volte che si dava Silvio per farneticante, lui era semplicemente due passi avanti: è assai probabile che Berlusconi sapesse della mossa di SuperMario il giorno seguente.

Cambiamo punto di vista: Mario Monti dal canto suo sa perfettamente che per vincere le elezioni di febbraio servirebbe una forza politica che lui non ha né è in grado di avere a breve. Monti non è un Grillo o un Berlusconi, capace di spostare voti con una campagna elettorale martellante e/o populistica. Non ha dietro partiti organizzati in grado di sostenere la sua candidatura. Neppure si trova innanzi un avversario improvvisato e spocchioso, come fu la “Gioiosa Macchina da Guerra” di Achille Occhetto (imbattibile sulla carta ma distante anni luce dal sentimento popolare, dato che tutto era deciso a tavolino). Questa volta la sinistra pare essersi fatta furba: Bersani è stato scelto con le Primarie, e il PD tornerà al centro del dibattito pubblico con le Primarie dei parlamentari.

Monti non è certo così sciocco da opporsi a forze così preponderanti; né da mettersi a fare campagna elettorale contro quel Bersani che fino a ieri diceva “Monti lo abbiamo voluto, lo abbiamo sostenuto e lo sosterremo lealmente sino alla fine“. Di qui il suo viaggio a Bruxelles, per accreditarsi presso il PPE come Presidente della Repubblica in pectore.

Questo perché il mandato di Napolitano scadrà nel 2013, c’è chi sussurra addirittura che il Presidente si dimetterà in perfetta concomitanza delle elezioni politiche. Dopo un settennato comunista-socialdemocratico, il “prossimo giro” spetta ad un democristiano. Il candidato naturale, per carisma nazionale, internazionale ed esperienza politica, sarebbe Romano Prodi.

Ma così non sarà. Verosimilmente, lo scenario sarà così delineato: PD con la maggioranza, diciamo intorno al 35%; il PDL navigherà tra il 14 e il 20%. Basta aggiungerci i voti del Terzo Polo e la maggioranza per eleggere il Presidente è servita.

La comparsa di Monti al vertice del PPE serve a garantirsi la maggioranza assoluta per lo scrutinio presidenziale: da una parte Bersani ha già sostanzialmente promesso il Quirinale al Professore; dall’altra ieri egli si è accreditato presso i Popolari europei come democristiano. Così, gli ex Dc del Pdl lo potranno (leggi: dovranno) votare, anche perché senza alternativa (chi altro c’è? Al massimo Beppe Pisanu). Per la sinistra “popolare”, sarebbe tanto bello spedire Prodi come successore di Napolitano; ma Prodi nel PDL non lo voterebbe nessuno, e a quel punto sarebbe necessaria una nuova forzatura da parte del centrosinistra, esattamente come fu necessaria per Giorgio Napolitano.

Ma secondo voi D’Alema fa un braccio di ferro del genere per l’uomo (e in generale per la corrente) che cordialmente disprezza da anni? Pronostico del tutto personale: attorno a marzo-aprile vedremo un po’ di pantomima da parte del PD; poi, dopo un po’ di finta baruffa, tutti convergeranno su Monti. E il gioco è fatto.

Domenico Cerabona
@DomeCerabona

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