
Cose assolutamente intollerabili che ruotano attorno allo spiedo del kebab:
- il kebabbaro stronzo che ti mette la majo nel kebab (la majo nel kebab è filologicamente scorretta, è come mettere una fetta di limone nel barbera);
- i giubbotti che si impregnano di fetori laceranti anche solo in dieci minuti;
- quelli che ti correggono la grafia: “Si scrive kebap“, o addirittura “Si scrive kabap“;
- la tua ragazza che ti bacia la sera e ti chiede sorniona: “A pranzo un kebab, vero?“;
- l’amico che prima della partitella con gli amici ne mangia tre e poi non corre, mormorando “Mi sento un po’ appesantito…“;
- la coda di hipster e alternativotti che mangiano kebab pensando così di finanziare la causa palestinese;
- la musica araba;
- quelli che non lo mangiano perché “Mi hanno detto che quella salsina bianca è sperma“;
- quelli che lo prendono “senza cipolla e senza piccante“;
- il fare gioviale con cui Abdul, unto di grasso di montone e salsa allo yogurt, ti apostrofa come se fossi un suo vecchio compagno di scuola: “Sciao amigu, dimi“;
- “Stasera kebab e birra gelata“. Poi arrivi al kebabbaro e ti rendi conto che è uno di quelli che non vendono bevande alcoliche;
- le bevande al tamarindo e all’arancia. Ché già il kebab è facile da digerire di suo, figurati se ci versi sopra un succo di frutta;
- la Mecca-Cola;
- quei dolcetti che sembrano li dalla guerra dello Yom Kippur, e che nessuno si azzarda mai a prendere perché contengono più calorie di un pranzo medio di matrimonio a Matera;
- quelli che chiedono se è carne di maiale, generando sguardi truci;
- quelli che vogliono finanziare un contro-business di kebab politicamente scorretto con carne di puerco.
Se ne avete altri, aggiungete pure nei commenti.