Né di destra né di sinistra: lo strano caso delle somiglianze fra Marine Le Pen e Beppe Grillo

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Ci sono due modi di non essere né di destra né di sinistra: un modo di destra e uno di sinistra”.
Serge Quadruppani (scrittore francese)

Sin dai suoi manifesti elettorali, il Front National mette in risalto il fatto di volersi proporre come un’alternativa alle vie politiche esistenti e proclama a gran voce di non collocarsi idealmente “né a destra, né a sinistra”. 
A riprova di ciò, la leader del FN Le Pen ha recentemente minacciato di travolgere con la famosa “vague blue Marine” (onda blu marino) chiunque osi etichettare il suo partito come appartenente alla “estrema destra”, definizione che implicherebbe una valutazione politica, e ha annunciato una vera e propria “guerra semantica” nei confronti dei giornalisti che ignoreranno il suo monito.
Il fatto che l’operazione risulti di tipo censorio e quasi intimidatorio non è sfuggito a Bernard-Henri Lévy, celebre filosofo e scrittore francese, che sul suo blog (tradotto in inglese sulle colonne dell’Huffington Post, in italiano sul Corriere della Sera) ha sottolineato dodici incongruenze alla base della richiesta semantica di Marine Le Pen. 
Leggendo i dodici “consigli” di Lévy a Le Pen, è interessante notare  come quasi tutti i tratti che caratterizzano il Front National si potrebbero applicare con facilità al nostrano MoVimento 5 Stelle.

Se a questo aggiungiamo le dichiarazioni di stima che Marine Le Pen ha indirizzato a Beppe Grillo (a inizio aprile la leader del FN dichiarava che il M5S manca di coerenza ma offre buoni spunti, e auspicava “l’inizio di una collaborazione” in nome del comune euroscetticismo) e il faccia a faccia tra Casaleggio e alcuni parlamentari del FN – di cui Roberto Jonghi Lavarini ha parlato al Giornale – ecco che allora il post con cui Grillo si affretta ad affermare che “nessuno dello staff di Beppe Grillo ha mai avuto contatti con Marine Le Pen né intende averli”  appare un po’ come il classico intervento di chi si affretta a chiudere il cancello quando i buoi sono già scappati. 
Un accostamento tra i due movimenti politici non è affatto campato in aria. Proviamo ad andare a caccia di analogie fra FN e M5S.

IL MARKETING – Un aspetto evidente di somiglianza è l’operazione di marketing politico che sta dietro il loro grande successo: il proporsi come il nuovo che avanza contro il vecchio, destinato ad esser spazzato via.
Entrambi, infatti, mettono in evidenza la distanza che li separa sia dai partiti di sinistra che da quelli di destra presenti nei rispettivi Parlamenti.
Le Pen in un primo tempo aveva dichiarato che il Front National apparteneva alla “destra nazionale”, ma poi ha corretto il tiro e ha preferito stampare su tutti i manifesti per l’elezione presidenziale del 2012 lo slogan “né a destra, né a sinistra”, puntando a racimolare voti anche fra gli scontenti della sinistra francese.

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Dal canto suo, Beppe Grillo scrive sul suo blog, in un post dell’11 gennaio 2013: “Il tempo delle ideologie è finito. Il MoVimento 5 Stelle non è fascista, non è di destra, né di sinistra”. E a maggio 2013 attacca gli avversari del PD e del PDL con una graffiante rivisitazione della canzone “Destra sinistra” di Giorgio Gaber, concretizzando paure (“il nazionalismo esasperato è di destra”) e stereotipi (“il clandestino è di sinistra”) dell’elettorato italiano in ritornelli dalla facile memorizzazione, tenendosi chiaramente al di fuori dei due schieramenti, quasi super partes  [1].

IL DIALOGO COI NEOFASCISTI – Un secondo aspetto di comunanza si può trovare nel fatto che entrambi i movimenti politici abbiano stretto rapporti con associazioni di stampo neofascista, attirandosi sospetti di negazionismo.
Lévy elenca numerosi gruppi antisemiti e ultranazionalisti, quando non neonazisti, a cui Le Pen ha dato il suo appoggio (a Vienna Martin Graf, in Romania il Partito della Grande Romania, in Belgio il Vlaams Belang, …) e sottolinea come durante un’intervista Marine Le Pen abbia risposto “Assolutamente no!” a un giornalista israeliano che le chiedeva se fosse pronta a condannare il regime del maresciallo Pétain.

Per quanto riguarda i grillini, sono ormai note le affermazioni di Roberta Lombardi che, neoeletta alla Camera dei deputati,  dichiarò che i membri di CasaPound “del fascismo hanno conservato solo la parte folcloristica (se vogliamo dire così), razzista e sprangaiola. Che non comprende l’ideologia del fascismo, che prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello Stato e la tutela della famiglia”.

 

In modo se possibile ancora più chiaro, a inizio 2013 Beppe Grillo ha dichiarato  che “se un ragazzo di CasaPound vuole entrare a far parte del Movimento, non vedo problemi oggettivi” e, a inizio novembre, ha ribadito ai suoi sostenitori: “Dobbiamo guardare all’elettorato di destra, se andiamo a sinistra siamo rovinati”.

Traducendo, Grillo va a caccia dei voti dei delusi del PDL, di Futuro e Libertà e della Lega. E su quale tasto battere per allettare l’elettorato di destra italiano, spaventato dalla crisi, dalla disoccupazione, dall’inflazione?  Ecco che viene servito il capro espiatorio per eccellenza: l’immigrato.
Dunque, la posizione di Grillo si accosta a quella di Le Pen anche nella più classica delle tematiche “di destra”: il controllo dei flussi migratori ai confini nazionali.

 

Marine Le Pen ha smorzato un po’ i toni rispetto al padre Jean-Marie Le Pen, suo predecessore alla guida del Front National, ma non nasconde la sua opposizione ferma di fronte all’ondata migratoria massiva (lei parla di «tsunami migratorio») che, a suo parere, nuoce all’economia francese, alla laicità e alla sicurezza del Paese.
Per fronteggiare ciò, chiede di rendere molto più difficile l’acquisizione della nazionalità francese per i nuovi migranti (“la nazionalità francese si eredita o si merita”) e si oppone alla possibilità di mantenere una doppia nazionalità.
La leader francese nel 2012 è stata indagata dalla procura di Lione di incitazione all’odio, alla discriminazione o alla violenza nei confronti di un gruppo di persone a motivo della loro appartenenza a una religione.

In casa nostra, invece, già nel 2007 sul blog di Grillo si potevano leggere testimonianze contro i rumeni, tacciati di violare i “sacri confini della patria”, poi nel maggio 2011 venne pubblicato un post dall’eloquente titolo “Un clandestino è per sempre”.
Ma se ci fossero dei dubbi sulla virata a destra del MoVimento 5 Stelle sulle tematiche migratorie, besti pensare che Grillo e Casaleggio hanno recentemente sconfessato i loro stessi parlamentari grillini, che avevano proposto un emendamento, poi approvato, per abolire il reato di clandestinità.
Il motivo di questa decisione è chiarissimo, ma è ancora una volta Grillo stesso ad esplicitarlo senza mezze parole ai suoi senatori: «Se avessimo messo l’abolizione del reato di immigrazione nel nostro programma avremmo ottenuto percentuali da prefisso telefonico».

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LA POLITICA ECONOMICA – Ma le somiglianze non finiscono qui, anzi, come sottolinea la stessa Marine Le Pen, è sul piano economico che le convergenze fra Front National e MoVimento 5 Stelle si fanno più evidenti: fortemente euroscettici, entrambi i movimenti politici puntano alla fuoriuscita dalla zona euro e al ritorno alle monete nazionali (il franco e la lira).

LA VIOLENZA NELLA COMUNICAZIONE – Per concludere, FN e M5S sono accomunati da un’analoga violenza nella comunicazione: lessico forte, quando non direttamente volgare, e sarcasmo aggressivo usati come arma a discapito degli avversari politici; assoluta mancanza di rispetto anche verso le più alte cariche dello Stato (Le Pen ha espresso il suo odio “fisico” nei confronti dell’ex Presidente Sarkozy; per quanto riguarda Grillo sono noti i rapporti poco edificanti con l’attuale Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, da anni chiamato “Napisan” o “Morfeo”); gestualità forte e timbri vocali elevanti, se non grida, durante i discorsi politici.

Non saranno di estrema destra, e certamente non appartengono alla destra “classica” liberista, né alla tradizionale sinistra sociale e previdenziale: di certo però il partito di Marine Le Pen e quello di Beppe Grillo risultano “estremi”.

Serena Avezza
@twitTagli

[1] Per chi fosse interessato al popolare uso linguistico “né di destra né di sinistra”, consiglio la lettura dell’articolato post di Giap sull’argomento: http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=6524

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