L’inutile polemica sulla definizione di congiunti

Ma davvero c’è bisogno di sprecare così tante parole sulla definizione di congiunti o affetti stabili? Seriamente non si capisce quale sia la ratio del provvedimento del Governo?

Partiamo dalle parole scelte “congiunti” e non “prossimi congiunti”. Non è un dettaglio. Come ci spiega la giurista della nostra redazione la formula “prossimi congiunti” è prevista dall’art. 307 del codice penale, cioè “ascendenti, discendenti, coniuge, la parte di un’unione civile tra persone dello stesso sesso, fratelli, sorelle, gli affini nello stesso grado, gli zii e i nipoti”. Perché il governo non ha voluto usare la definizione giuridica allora?

Al sottoscritto le ragioni paiono piuttosto evidenti: da un lato il governo non vuole dare un “tana libera tutti” dicendo che dal 4 maggio sarà possibile tornare ad avere relazioni sociali normali, ma dall’altro vuol anche dare una definizione che sia sufficientemente lasca da permettere di visitare le persone a noi care anche se il legame non è normato giuridicamente.

Insomma a me pare tutto sommato un atto di fiducia del governo nei confronti dei propri cittadini, nella speranza che l’interpretazione larga della formulazione permetta a noi tutti di recuperare un minimo di rapporto con i nostri cari senza generare però una incontrollata diffusione del virus.

Si poteva fare meglio? Forse, anzi sicuramente, sì. Ma questo giustifica le tonnellate di inchiostro e di gigabyte spese su questo argomento? Credo proprio di no.

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