Uno spritz al covid, grazie

Mettiamola così.

I giornalisti non ci devono rompere i cosiddetti con le immagini degli assembramenti degli idioti della movida se prima non fanno il loro dovere, ad esempio chiedendo conto del perché dal 4 maggio la Regione Lombardia ha sottoposto a tampone solo un terzo dei casi sospetti segnalati dai medici di base (appena 9 tamponi a Milano dal 18 al 21 maggio!), o del perché il governo non ha ancora assunto i seimila tracciatori per ricostruire la catena di contatti degli infetti. Si chiama gerarchia delle responsabilità.

Allo stesso tempo, i caproni che si respirano addosso il sabato sera non devono poi rompere i cosiddetti a noi e al governo se dopo qualche giorno ricevono la sorpresina dello spritz corretto al covid. Si curino a casa, senza intasare gli ospedali, trascorrendo l’estate in quarantena.

E infine il governo e le Regioni, dopo aver aperto i locali perché sennò fallivano, ridotto al minimo termine il distanziamento fisico previsto per adeguarlo alla metratura di bar, ristoranti e pizzerie, e detto tutto il contrario di tutto sulle mascherine (non servono, servono, ma sì, vanno bene anche quelle fatte in casa), non rompano i cosiddetti a noi tutti se poi la gente, stranamente, finisce per uscire a bere e a mangiare.

Solo una volta che tutti (giornalisti, cittadini e autorità) siamo d’accordo con queste premesse e ciascuno fa la sua parte di penitenza, allora possiamo iniziare a rimproverarci a vicenda.

Jacopo Di Miceli

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