#DirezionePD: Letta è avvisato

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Se c’era ancora qualche dubbio, la prima Direzione PD dell’era Renzi lo ha del tutto fugato: il Sindaco di Firenze, neo segretario del Partito Democratico, vuole stare il più lontano possibile dal Governo di Enrico Letta. Si cela dietro frasi come “se fa bene per me può rimanere sino al 2018“, ma non convince nessuno.

Difatti ci mette poco Gianni Cuperlo a citare il Giulio Cesare di Shakespeare per definire l’atteggiamento del Segretario “Una retorica alla «Bruto è un uomo d’onore». E d’altronde per lunghi tratti il discorso di Renzi è stato durissimo: sembrava di sentire un intervento di opposizione; invece erano le parole del Segretario del Partito di governo.

Le critiche all’esecutivo

Il buon Matteo non ci è andato leggero con il povero Enrico: ha definito gli ultimi dieci mesi – quelli diLetta a palazzo Chigi – “un fallimento”enrico-letta-premier-1Per non parlare dell’asprezza con cui Renzi archivia come “rimpasti da vecchia politica” le richieste provenute da chi (uno a caso, Stefano Fassina) chiedeva al suo Segretario di impegnare i suoi uomini nella squadra di governo.

Matteo Renzi, pare evidente, non vede l’ora di chiudere l’esperienza di Enrico Letta, ma non ha idea di come fare. Le ragioni sono due:

a) la legge elettorale: Renzi sa che con la legge uscita dalla sentenza della Corte Costituzionale – un proporzionale puro con sbarramento al 5% – non ci sarebbero alternative. Avremmo di nuovo un ennesimo stallo tripartitico, con il PD affiancato da Forza Italia e Cinque Stelle. Non è un caso che Renzi abbia aperto un canale comunicativo con Silvio Berlusconi: Silvio è l’unico ad avere interesse ad approvare una legge elettorale di tipo maggioritario, poiché la utilizzerebbe per costringere Alfano a rientrare nei ranghi;

b) il timore della reazione di Giorgio Napolitanio. In caso di crisi di Governo causata da Renzi, cosa farebbe il Presidente Napolitano? Potrebbe addirittura dimettersi prima o contestualmente allo scioglimento delle Camere, lasciando il paese e il Parlamento nel caos (dando corpo alla minaccia nemmeno troppo velata contenuta nel suo discorso di secondo insediamento).

Vedremo cosa deciderà, soprattutto in tema di legge elettorale, la fondamentale Direzione PD convocata ad hoc lunedì.

La mossa a sorpresa

PSE_LogoIl neo Segretario del PD ha poi spiazzato tutti annunciando, di fatto, l’ingresso del PD nel Partito Socialista Europeo. Non solo, Renzi punta in alto: “Il PD entrerà nel PSE per cambiare verso all’Europa“.

Gli ex (?) rivali

La prima Direzione post congresso era inoltre anche un banco di prova per gli sconfitti. Dopo il risultato plebiscitario delle primarie si temeva per la tenuta delle minoranze interne. Da questo punto di vista si sono avuti ottimi segnali per tutti (anche per lo stesso Renzi il quale, nonostante tutto, non può pensare di guidare un PD senza una sinistra del partito vitale).

Gianni Cuperlo, diventato Presidente del Partito, non ha tirato indietro la gamba ed è intervenuto con toni piuttosto netti e senza nascondersi: 

“Non è dato in natura un governo che non trovi nel principale partito un sostegno sì autonomo, ma visibile, riconoscibile e convinto”.

Tradotto: non è tanto importante fare un rimpasto di Governo, ma rilanciare l’azione dell’esecutivo con un impegno chiaro del PD e, soprattutto, del suo Segretario.

Renzi e Cuperlo: fair play?

Anche Pippo Civati è stato molto chiaro su tutti i temi chiave. In particolare ha espresso la sua preferenza sulle tre proposte di legge elettorale formulate da Renzi. Il lombardo auspica la reintroduzione del famoso “mattarellum” con una correzione maggioritaria.

Inoltre Civati ha chiesto a Renzi di impegnare il PD in alcune battaglie per ora solo enunciate: ius solis e diritti civili.

Ancora Renzi Fassina

Si è avuta infine la resa dei conti, il confronto con Stefano Fassina: Renzi non ha mancato di punzecchiarlo nella sua relazione introduttiva, e il bocconiano non si è nascosto. Fassina ha ribadito che le sue dimissioni sono state un atto politico chiaro, con lo scopo di chiedere alla nuova Segreteria di “metterci la faccia” inserendo nell’asset di governo le forze nuove giunte nel Partito. Insomma: “Non fare la maestrina che bacchetta il Governo quando sbaglia, ed anzi buttati nella mischia anche tu”.

In ogni caso, al netto delle scaramucce e della discussione in atto, in questa Direzione si è definitivamente affermata una nuova classe dirigente. Dei “vecchi” – escluso l’ex Segretario Guglielmo Epifani – nessuno è intervenuto. Siamo già oltre la rottamazione?

Domenico Cerabona @DomeCerabona

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