Jeremy Corbin 2.0: il programma del nuovo Labour in Inghilterra

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Mercoledì scorso si è chiusa a Liverpool la conferenza programmatica annuale del Partito Laburista. A seguito della crisi parlamentare avvenuta tra giugno e luglio, la conferenza è stata anche la chiusura della nuova elezione del leader del Partito, con Jeremy Corbyn che ha aumentato il suo consenso sia in termini percentuali che i termini assoluti, vincendo con il 62% e 312.000 voti, sconfiggendo nettamente il suo sfidante, Owen Smith. 

Sia Jeremy Corbyn che il Partito Laburista sono cambiati molto rispetto ad un anno fa. Innanzitutto il Partito Laburista ha sostanzialmente triplicato i suoi iscritti, superando i 600.000 membri.
Per intenderci, negli anni d’oro dell’era Blair, il Labour non era mai riuscito a superare quota 400.000. 
Inoltre, il Partito Laburista quest’anno arriva alla conference programmatica forte della riconquista di Londra, Liverpool e Bristol. Il neo eletto sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha tenuto un discorso molto applaudito in cui ha sottolineando la capacità di governo locale del Partito Laburista e invocando l’unione del partito al fine di portare di nuovo il Labour anche al governo del Regno Unito. 

Jeremy Corbyn stesso, poi, è un leader molto diverso rispetto al Corbyn del discorso programmatico del 2015. Innanzitutto, oggi non è più un outsider con l’aria un po’ spaesata di chi è capitato quasi per caso su quel podio, come sembrava l’anno scorso a Brighton.
A Liverpool abbiamo visto invece un leader forte della grande vittoria, certo, ma anche della consapevolezza di aver dietro alle spalle una base vigorosa che gli ha attribuito un mandato chiaro, un mandato che non può più essere contestato dal suo Gruppo Parlamentare.
Inoltre, questi mesi difficili – in cui ha dovuto subire le defezioni di tutti i “big” del partito – sono stati un’occasione per cementare la sua nuova squadra, composta da giovani promesse che si sono distinte per tenacia e preparazione (come Clive Lewis, o l’ex infermiera e mamma single Angela Rayner che sta guidando per il Labour la battaglia contro la contestatissima riforma della scuola proposta da Theresa May). 

Rispetto all’anno scorso, inoltre, Corbyn ha effettuato un discorso quasi tutto rivolto alla nazione, più che al Partito, confermando le linee programmatiche ed economiche enunciate dal suo braccio destro e ministro delle finanze ombra, John McDonnell. 
Le principali proposte per il futuro governo Laburista sono chiare:

  • una severa lotta all’evasione fiscale, tema quanto mai all’ordine del giorno dopo gli scandali dei Panama Papers;
  • un programma di investimenti da 250 miliardi di sterline per infrastrutture e energia pulita;
  • la creazione di una banca nazionale per gli investimenti, supportata da più piccole banche regionali, che dia ossigeno alle piccole imprese;
  • riformare la legislazione che permette alle grandi aziende di distribuire dividendi creando un debito eccessivo;
  • le fusioni e le acquisizioni finanziarie dovranno avvenire senza mettere a rischio i lavoratori o le loro pensioni;
  • un aumento sino a 10 sterline all’ora del salario minimo garantito (particolarmente applaudita). 

Corbyn ha definito questa ricetta “Socialismo del XXI secolo”.

Certo, le sfide che il Labour si troverà ad affrontare non sono banali. La prima è quella di riunire un partito che si è spaccato moltissimo nei mesi successivi alla Brexit.
Il gruppo parlamentare ha usato toni pesanti nei confronti di Corbyn e i sostenitori del leader non hanno certo risparmiato le “cortesie”. Corbyn dovrà essere abile nel ricucire un rapporto con i suoi Parlamentari e allo stesso tempo resistere alla tentazione di assecondare la volontà della base di “deselezionare” i dissidenti alle prossime elezioni. 

Altro nodo cruciale saranno le trattative per la Brexit: Corbyn ha detto parole molto chiare circa la posizione del Labour. Da un lato rispettare e cercare di comprendere le ragioni del voto del Paese, dall’altro assicurarsi che non siano i lavoratori e le classi più svantaggiate a pagare i costi della Brexit. 
Infine il Labour dovrà affrontare una riforma dei collegi elettorali che è studiata apposta per rendere quasi matematicamente impossibile una vittoria Laburista, attraverso l’eliminazione di 50 collegi, quasi tutti “sicuri” per il Labour. 
Insomma una serie di sfide importanti da affrontare, soprattutto considerando il trattamento riservato dalla grande stampa, un trattamento che diversi studi hanno dimostrato essere apertamente ostile. 
Il primo appuntamento sarà domani, con una mobilitazione nazionale contro la riforma della scuola, la prima di una serie di mobilitazione con cui il Labour vuole raccogliere i frutti di questo rinnovato entusiasmo della base laburista. 

Domenico Cerabona

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