Bersani-M5S: l’incomunicabilità che battezza la Terza Repubblica

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Molti di voi sono troppo giovani per ricordarlo, ma diciannove anni fa (proprio verso la fine di marzo) finì simbolicamente la “Prima Repubblica”. Il 23 marzo 1994, infatti, si tenne il famigerato “Braccio di ferro” elettorale tra Achille Occhetto e Silvio Berlusconi, moderati da Enrico Mentana su Canale 5.

La prima repubblica finì in quel momento, e riguardando le immagini di quel confronto è evidente il perché. Berlusconi infatti è già proiettato verso il moderno dal punto di vista comunicativo, con il suo abito scuro “presidenziale”, i suoi appunti (probabilmente scritti da abilissimi spin doctor) e la sua voce, impostata e suadente. Occhetto invece sembra pronto per un Comitato Centrale, con il suo (ormai proverbiale)completo marrone disastroso e la sua pettinatura anni ’60.

È inutile specificare chi vinse quel confronto e ricordare chi vinse quelle elezioni: da quel giorno la politica non fu più la stessa. La televisione entrò berlusconi-occhettoprepotentemente nella scena pubblica – come mai fino ad allora – e la capacità di bucare lo schermo diventò, per la prima volta nella nostra Repubblica, una dote richiesta ai politici.

Chiaramente allora Occhetto non si rendeva conto della sua “inadeguatezza” al cambiamento, e anzi lo sentite avere un tono paternalista nei confronti dell’avversario.
È evidente quanto il Segretario del PDS si senta uomo delle Istituzioni e uomo di governo, pronto ad assumere su di sé responsabilità gravose. Ed è quasi scocciato di doversi confrontare con il “Cavaliere”, un dilettante della politica che ignora il bon ton tra avversari.
Ma Berlusconi parla un altro linguaggio, e non si fa scalfire da quell’atteggiamento perché si sente “altro” rispetto al suo oppositore.
Ebbene, adesso guardate questo video:

Pierluigi Bersani, avendo accettato lo streaming per le consultazioni con i “grillini”, fa più o meno quello che fece Occhetto andando a sfidare Berlusconi su una sua tv: gioca fuori casa. Il segretario del PD inizia un discorso perfino serio: annuncia sostanzialmente il suo dettagliato piano di governo e chiede ai suoi interlocutori di prenderlo in considerazione.

La portavoce del MoVimento a Montecitorio risponde, non so quanto volutamente, con uno schiaffo che secondo me entrerà nei libri di storia: “Io la ascoltavo e mi sembrava di guardare Ballarò, sono vent’anni che sentiamo queste cose“.
Fine.
Non ci sarebbe bisogno di andare avanti, forse. La Lombardi dice chiaramente a Bersani: “Ti percepiamo come di un altro mondo, etereo come una fiction televisiva e (non) credibile quanto una sceneggiatura“.

Personalmente sono rimasto basito guardando queste immagini, soffro quasi fisicamente nel vedere il Segretario del PD umiliato in diretta nazionale, costretto a dover subire con il sorriso una serie di insulti più o meno velati da parte di due persone che (almeno secondo i parametri politici tradizionali) non avrebbero alcun titolo per muovere critiche così feroci ad un politico serio e navigato come Bersani.
Ecco, secondo me (parimenti a quel 23 marzo 1994) da ieri la politica non sarà più la stessa ed è, di fatto, finita la seconda Repubblica.

È finita perché il PD ha scelto di “inseguire” a tutti i costi, nell’ultimo mese, l’alleanza con il MoVimento 5 Stelle. Una compagine che non ha fatto che insultarlo durante tutto il periodo.
Ed è finita perché accettando certe logiche assolutamente estranee alla propria natura (come eleggere “esterni” in posizioni-chiave come le Presidenze delle Camere o, appunto, accettando dirette streaming di riunioni molto delicate come quella di ieri o come le Direzioni Nazionali) il PD si è sconfessato, dando di fatto ragione al M5S che ritiene le “vecchie logiche” inadeguate.

Dunque benvenuta, Terza Repubblica! Non so quanto ci sia da gioire, per te: la seconda ci ha fatto rimpiangere, e molto, la prima.
Spero la Terza non riesca nel quasi impossibile risultato di farci rimpiangere la seconda.

Domenico Cerabona
@DomeCerabona

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