Sandro Bondi è l’unico politico del PdL che, pur senza particolari colpe, si è dimesso da qualsiasi carica abbia ricoperto. Il suo ministero della cultura crolla assieme alle mura di Pompei e, una volta riciclato in qualità di coordinatore del partito, si dimette (due volte) dopo il tracollo del PdL alle elezioni amministrative del 2011 e 2012.
Invece di darsi all’ippica si dà alla poesia, infondendo in questa la passione, l’entusiasmo, l’appeal e la forza trascinante che ha sempre dimostrato in politica. L’ex sindaco comunista di Fivizzano, passato a Forza Italia dopo il corteggiamento di Berlusconi (“Bondi, lei è troppo bello per essere comunista”: si, ha detto così) è stato per vent’anni un ligio e grigio domestico del Cavaliere, ma da qualche giorno sta cominciando a mostrare il drago che è in lui; mi ricorda quei bambini che vengono vestiti dalla mamma (rigorosamente con pullover, polo e mocassini) fino all’età di 15 anni, finché un bel giorno esplodono e nel giro di un mese li trovi al parco a spacciare erba. Bondi non spaccia erba; in compenso, distrugge i capisaldi della destra italiana: protezione della famiglia tradizionale e ultra-difesa di B.
Qualche giorno fa la dichiarazione shock: l’onorevole apre ai matrimoni tra omosessuali. Fedele alla linea dell’insuccesso, Bondi non ha visto accolta la sua proposta da un boato di giubilo; subito pronta la riposta dell’area cattolica (o forse semplicemente ottusa) del PdL, che teme di vedere messa “sotto i piedi la nostra Carta dei valori” (il corsivo a “valori” è mio: non me la sentivo di non sottolineare il paradosso). Il nuovo Bondi non si lascia intimidire e rilancia: “presenterò una legge sul testamento biologico”.
Non sazio, in un’escalation di dichiarazioni che sfiora l’aggressività, l’ex ministro contesta pure Nitto Palma e la sua proposta di bloccare i processi condotti da magistrati politicizzati e trasferirli d’ufficio.
Chissà se, coi fatti, l’ex ministro riuscirà a sconfessare Sgarbi, che nel 2008 a Porta a Porta lo definì “una figura di cortigiano”, nonché “un misto tra don Abbondio e Massimo Boldi, e cioè una figura che ha in sé una componente naturalmente comica e quella componente di ipocrisia tipica dei preti e della politica”. Nel frattempo, mi piace vedere queste esternazioni come un preludio alla guerra tra macchiette che si scatenerà con l’uscita di scena di Berlusconi.
Francesco Cottafavi