Renzi e la carica dei R-Anziani

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From Berlino to Carpi, il cuore dell’Emilia rossa, il feudo che una certa sinistra si tramanda da generazioni e generazioni. Quella sinistra (e quell’elettorato) che fino a qualche mese fa vedeva di malocchio il giovane Sindaco di Firenze, quel “democristiano dai metodi berlusconiani” come dicevano sterminate folle di anziani.

Esatto, anziani: la categoria che più di tutte era mancata nel carnet di elettorato del sindaco, a Carpi è la maggioranza. A indicare che qualcosa è cambiato anche nella testa e nel cuore di chi più di tutti è legato, per storia, cultura e tradizioni, ad una sinistra che c’è stata ma che non esiste più. Gli stessi anziani che sei mesi fa urlavano “sei come Berlusconi”, ora gridano “manda a casa Berlusconi”. Ed è proprio così che viene salutato Renzi a Carpi: tanti applausi e urla di incitamento: “vinciamo finalmente”, “sconfiggi Berlusconi”.

Il sindaco sale sul palco e parte a raffica, senza sosta, tanto da annullare Pierluigi Senatore,Renzi3 caporedattore di Radio Bruno, nei panni dell’intervistatore.

Tempo di una stoccata a Calderoli (“in un paese civile, qualunque politico pronunci le parole dette da Calderoli, non chiede scusa, va a casa per sempre”) che già comincia da un tema spinoso, il suo partito: “il Pd è l’unico partito che prescinde da un leader: io vedo a questo partito come una bellissima comunità, ma sono convinto che abbia bisogno di una guida”; rassicura la folla “voglio offrire una visione, non una divisione”, e ancora “l’errore più grande fatto alle scorse politiche, quelle non vinte (risata amara del pubblico), è stato allontanare i delusi del PdL, e ora siamo alle dipendenze di Brunetta. Lo stesso errore non dobbiamo ripeterlo con gli elettori del M5S, o meglio, ormai, movimento 5 stelle cadenti: ogni volta che vedo Grillo in tv esprimo un desiderio”.

Torna brevemente sul tema primarie: “è bellissimo che un partito politico apra le proprie porte. Dico no a restrizioni alla partecipazione: che votino anche i sedicenni (applausi copiosi anche dagli over 65). Chiude l’argomento-Pd con una frecciatina: “mi dicono che penso troppo alla comunicazione, ma la politica È comunicazione, a patto che si abbia qualcosa da dire, un’idea da trasmettere”.

Si dice stufo della guerra verbale fine a se stessa, dei “rivoluzionari a parole e conservatori nei fatti: il mio è il linguaggio della gentilezza e della concretezza”.

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A chi gli chiede di dimezzare i parlamentari risponde che “quando l’ho proposto mi hanno detto di pensare a Firenze, allora io che ho fatto: sono tornato a casa e ho dimezzato gli assessori, da 16 a 8”.

Cita brevemente l’argomento finanziamento pubblico (“diamo un segnale di riconciliazione tra partiti e elettorato: basta finanziamento pubblico ai partiti”) per arrivare al tema più caldo degli ultimi giorni: l’incontro con la Merkel. Getta acqua sul fuoco “Letta lo sento tutti i giorni, ed era al corrente dell’incontro” e passa al messaggio pro-Europa, che incontra il plauso generale (eccetto quello del mio vicino, un anziano signore che commenta “l’euro ci ha cacciati nella mer..”).

Si complimenta con questa “terra di lavoratori, di gente che fatica una vita per mettere da parte qualcosa, di operai e imprenditori che si vedono soffocare da un fisco che avvertono come nemico: l’agenzia delle entrate deve diventare il consulente del piccolo imprenditore, non lo spietato controllore”, e saluta lanciando un messaggio di speranza: “non voglio l’ottimismo di chi dice solamente ‘domani andrà meglio’. Voglio l’ottimismo di chi costruisce oggi per il domani” e ancora: “non mollate, non vi rassegnate, l’Italia è un grande paese, insieme ce la faremo!”

Renzi scende dal palco: applausi, applausi, applausi.

Francesco Cottafavi

@FCPCottafavi

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