
Esiste un tipo di politico di cui sto cominciando a diffidare, a prescindere dal proprio pensiero o dalla propria appartenenza a questo o quel partito: il politico televisivo.
O teledipendente, a seconda dei casi. Presenza assidua in tv e atteggiamento a dir poco scorretto ed ingombrante durante i dibattiti: insomma, il ritratto di Daniela Santanchè, personaggio che come pochi altri incarna questa curiosa categoria.
Parliamo prima di tutto della quantità: la presenza in TV di Daniela Santanchè si potrebbe descrive con le parole “occupazione costante dello schermo”. La Pitonessa ha partecipato, dal 25 febbraio 2013 (giorno delle scorse elezioni politiche nazionali) all’11 settembre 2013 (giorno della stesura di questo articolo), alla bellezza di almeno 52 trasmissioni radiotelevisive, considerando talk show, speciali TG e quant’altro passi sul piccolo schermo (e sull’etere).
Il numero, che di per sé tende a non essere poi così significante, se guardato meglio e da più vicino evidenzia una presenza in TV massiccia : dalle elezioni ad ora, infatti, su più di 200 giorni a disposizione, la Pitonessa ha speso in programmi televisivi il 25% delle sue giornate.
In altre parole, una volta su quattro (guardando la tv nelle 18-20 ore “vive” di programmazione) vi sareste imbattuti nella Danielona nazionale, una preponderanza nell’apparizione televisiva da far impallidire qualsiasi altro parlamentare di qualsiasi altro Paese.
La Santanchè è stata enormemente più presente in TV che in Parlamento: la sua presenza alle sedute della Camera dei Deputati ammonta infatti ad un misero 8,9%, tra i cinque deputati più assenteisti di questa legislatura.
Venendo ad analizzare la “qualità”, basta andarsi a ricercare gli innumerevoli spezzoni su YouTube per farsi un idea. Alla fine di ogni “dibattito”, non importa quale sia l’argomento trattato, c’è sempre una caratteristica comune: tirate le somme, lo spettatore da casa non ha ricevuto niente.
La parlantina ininterrotta, l’accavallamento delle voci, il continuo refrain dei mantra berlusconiani, l’interruzione dell’interlocutore, i berci da stadio, i commentini di sottofondo mentre parlano gli altri, la persistente incoerenza nelle affermazioni e la puntale capacità di evitare di rispondere alle domande: ecco a voi la regina del talk show più confusionario e inconcludente.
È il “Metodo Santanchè” il problema di fondo, non tanto la mole di presenze tv accumulate sera dopo sera.
La frequentazione istericamente assidua di un personaggio politico ai talk potrebbe anche non essere un problema (ma in fondo lo è, dato che curiosamente i più presenti sono anche tra i più assenteisti) se la presenza fosse valida e aperta al dibattito; la cosa grave è la scientifica preordinazione a non far capire un’acca dell’argomento di cui si vorrebbe trattare.
Verrebbe da pensare che la classe dirigente (non solo il Pdl) mandi di proposito in tv personaggi che adottano questo metodo: si crea scompiglio nei dibattiti pubblici, per non permettere ai telespettatori di capire ed essere informati. Ma, visto che non siamo maligni, diciamo pure che è del tutto una casualità.
Niccolò Talenti
@twitTagli