
Prince non lo trovi facilmente, su Youtube. Nel 2015 fece rimuovere i suoi video da tutte le piattaforme streaming, con la sola eccezione di Tidal, gestita da musicisti tra cui Dr. Dre. La sua idea era rinegoziare le proprie uscite con queste piattaforme.
Non voleva cedere ad altri il controllo della diffusione della propria arte. Nè spartirne il ricavato con soggetti terzi, come YouTube. Era infatti consapevole che la diffusione on line dei propri contenuti avrebbe prodotto utili ad esclusivo beneficio delle piattaforme, senza che ciò gli comportasse alcun guadagno.
Del resto ha sempre avuto un atteggiamento sprezzante nei confronti dell’industria discografica. In passato ha distribuito i propri dischi in allegato al biglietto dei suoi concerti. Ha lottato con le major quando ancora non andava di moda.
Era consapevole della qualità del proprio lavoro, sempre curato nei dettagli. E non era disponibile a cedere una grossa parte del ricavato a soggetti che nulla avevano aggiunto al valore finale delle sue opere.
Non so se sarebbe felice di essere condiviso sulle nostre bacheche, oggi. Penso proprio di no. Forse l’onore più grande che possiamo concedergli è un altro: ascoltare un suo cd. E se non ce lo abbiamo, andare subito a comprarcene almeno uno.
Purple Rain, per cominciare.
Un disco che se non lo conoscete vi farà scoprire luoghi dentro di voi di cui ignoravate completamente l’esistenza.
C’è un prima e un dopo Purple Rain, nella vita. E ci sono momenti in cui l’unica descrizione possibile del proprio stato d’animo è Purple Rain.
– Cos’hai?
– Purple Rain.
E lì bisogna sperare che il nostro interlocutore non ci prenda per pazzi e comprenda cosa intendiamo.
Ogni disco, però, è una miniera di idee. Varrebbe proprio la pena di prendersi una settimana per riascoltarlo. Si è espresso in modo talmente personale, con uno stile camaleontico che prendeva spunti ovunque. Dal funky, al jazz, alla new wave, alla dance, al pop. Ricombinando tra loro echi e dissonanze con una creatività senza pari. Era riconoscibilissimo pur nel suo costante evolvere.
Non a caso il primo fan club italiano lo fondò Lucio Dalla, un altro che vi sfido a incasellare in un genere preciso. Stiamo parlando di gente che ha riscritto e modificato a proprio piacimento canoni stilistici consolidati. Valli a trovare, degli eredi.
Di Prince mi mancheranno i lampi di genio. Le linee di basso che finiscono dritte in endovena, già al primo ascolto. Quella voce graffiante e stridula, morbida, intensa, leggera. Uno strumento musicale incredibilmente versatile. La generosità con cui donava ad altri artisti pezzi come Nothing compares 2 you (temo che Sinead O’Connor non l’avremmo mai neanche sentita nominare senza quella potente hit).
Mi mancherà la capacità di surfare con infinita classe tra i diversi generi musicali, giocando con codici diversi in base alla propria ispirazione. La sua bravura mostruosa alla chitarra. Persino il suo mascara.
Nel giro di pochi mesi sono scomparsi alcuni genii assoluti del panorama musicale mondiale. Personaggi che davvero lasciano un vuoto, insostituibili, dalla personalità e dal talento straordinari. Chi, oggi, potrebbe fare per la musica quello che hanno fatto Prince o David Bowie?
Musicisti di questo calibro hanno alle spalle una cultura vasta ed eteorogenea, musicale e non solo. Hanno avuto il coraggio di studiare a fondo le radici della propria ispirazione e di combinare tra loro elementi diversi per creare opere davvero innovative.
E forse, nella lotta di Prince contro le piattaforme online, c’era anche questa rivendicazione. Una necessità di affermare la propria individualità, senza confondersi nella massa con tutti gli altri. La volontà precisa di esprimersi artisticamente secondo le proprie regole, con i propri strumenti – concerti, eventi, dischi.
Prince ha coltivato con il proprio pubblico un rapporto personale ed esclusivo. Nel quale, probabilmente, non c’era spazio per un canale di diffusione eterodiretto come YouTube.
Anche dopo la sua morte, Prince ci chiede di fare uno sforzo. Di accostarci alla sua arte senza fermarci a una visualizzazione on line, a una condivisione su Facebook.Per conoscere Prince, o per tenerlo con noi, occorre cercarlo nelle cose che ha scritto, negli album che ha pubblicato (anche piuttosto recenti).
La grandezza di un artista, forse, si misura anche da questa sua capacità di parlare al proprio pubblico in modo personale. Anche andando contro le logiche di mercato, scegliendo modalità individuali per dialogare con i propri ascoltatori, a costo di perderne qualcuno. Anche ribellandosi alle logiche di massa.
Del resto non ha mai avuto bisogno del consenso della folla: la sua fama era legata indiscutibilmente al suo talento, compositivo ed espressivo.
Anche in questo era un Principe.
Irene Moccia
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