Note notevoli: vi va di ascoltare la Sherazade di Nikolaj Rimskij-Korsakov?

Nikolaj Andreevič RIMSKIJ-KORSAKOV

Dopo il romanticismo la musica colta in Europa attraversò una fase critica: le vette artistiche raggiunte dal classicismo e dal romanticismo, considerate irraggiungibili, richiedevano la sperimentazione in nuove direzioni. Una ventata di novità giunse dall’Europa dell’est, dove molti compositori, riscoprendo ritmi e armonie della tradizione popolare delle loro terre, diedero origine ad un’intensa stagione artistica, oggi nota come “periodo delle scuole nazionali”.

Proprio in contemporanea alla sua inesorabile decadenza, la Russia degli Zar visse in questi decenni anche un periodo artistico-musicale floridissimo. Tanto per fare qualche nome: Aleksandr Borodin, Modest Musorkskij, Pëtr Il’ič Čajkovskij. Se alcuni di loro appartengono ancora ad un post-romanticismo di matrice nazionalista, altri sono già nettamente avviati verso il decadentismo: tra di essi, Nikolaj Rimskij-Korsakov.

Compositore in gran parte autodidatta, la prima parte della sua vita la dedicò alla carriera militare, nella marina russa: solo in seguito decise di dedicarsi agli studi musicali, divenendo celebre per le sue raffinate orchestrazioni e giungendo ad insegnare al conservatorio di San Pietroburgo.

Una delle sue composizioni più celebri è la “Suite sinfonica” intitolata “Sherazade”, e ispirata naturalmente alle “Mille e una notte”. Il tema della principessa Sherazade, la narratrice che incanta il marito narrandogli storie tutte le notti, fino a indurlo a risparmiarle la vita, compare a intervalli regolari nel corso del brano, come una linea melodica dolce e sui toni alti, affidata al violino solista. Il resto della Suite si ispira in qualche modo ai racconti più importanti dell’opera letteraria, ma senza pretese narrative: sono più che altro rappresentazioni, affreschi visionari di un mondo fantastico, espressi attraverso le note.

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Music-sixteenthnote

La semicroma di oggi

(ovvero: una rapida, rapidissima curiosità musicale)

Nel periodo tardo-romantico nacque il concetto di “musica a programma”: una musica non fine a sé stessa, ma nella quale il compositore cerca di rappresentare immagini o avvenimenti attraverso le note.

Questo concetto divise profondamente il mondo della musica: mentre alcuni compositori vedevano nella musica a programma una nuova forma d’arte da esplorare (il più importante esponente di questa corrente è stato Listz), altri la rifiutarono completamente, ritenendo che la musica dovesse essere una forma d’arte “pura” ed espressione unicamente di sé stessa (di questa scuola di pensiero era ad esempio Brahms).

La divisione tra queste due correnti di pensiero non si fermò al tardo romanticismo, ma si trasferì in tutti i successivi periodi artistici, fino alla contrapposizione tra musica impressionista (musica che doveva dare l’impressione di un’immagine) ed espressionista (musica che doveva esprimere sé stessa alla massima potenza).

Luca Romano

@twitTagli

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