Secondo la legge russa la «propaganda di relazioni sessuali non tradizionali davanti a minori» è punibile con una multa che va dai 4.000 ai 5.000 rubli (circa 100-125 euro).
Chi occupa una carica pubblica rischia, invece, una multa dai 40.000 ai 50.000 rubli (1.000-1.250 euro), mentre chi ha un ruolo nella magistratura una multa da 800.000 a un milione di rubli (circa 19.000-23.400 euro).
Anche gli stranieri sono punibili: rischiano una multa fino a 100.000 rubli (2.300 euro) e possono essere detenuti per 15 giorni e espulsi.
I Campionati Mondiali di Atletica di Mosca – terminati lo scorso 18 agosto – hanno visto la Russia dominare a livello sportivo (il primo posto del medagliere davanti ai rivali di sempre, gli Stati Uniti, fa tornare indietro con la memoria alle glorie sportive dell’Unione Sovietica), ma non sono certo stati un successo d’immagine per la capitale russa.
Spalti vuoti e polemiche extrasportive, legate in larga parte alla nuova legge contro la propaganda dell’omosessualità, hanno gettato ombre su un evento che, oltre 30 anni dopo le Olimpiadi del 1980, avrebbe dovuto celebrare nuovamente l’ex capitale sovietica.
In seguito all’approvazione delle leggi “antigay” a giugno 2013, nel paese sono cresciuti in maniera esponienzale i movimenti omofobi e gli episodi di violenza nei confronti degli omosessuali.
Gli appartenenti a gruppi di estrema destra sembrano sentirsi protetti dall’amministrazione centrale e si sono moltiplicati i casi di bullismo (violenza verbale e fisica) contro giovani gay filmati e messi online su Youtube, Twitter e Odnoklassniki (la versione russa di Facebook: foto a lato).
Questo uno degli episodi: un ragazzo gay legge un annuncio su Internet, risponde e si presenta all’appuntamento. Ma ad aspettarlo al posto di un giovane che vuol fare conoscenza, trova una dozzina di adolescenti che lo insultano e gli versano dell’urina sui capelli, lo costringono a dichiarare le proprie generalità e a mostrare i documenti di identità alla videocamera. Il tutto ripreso e caricato sul web: il video in questi giorni è cliccatissimo.
Pare inoltre che un ragazzo uzbeko sia morto in seguito alle torture subite da parte del gruppo neonazista OccupyPedofilia. Anche in questo caso, le violenze subite dal ragazzo sono state documentate da foto e filmati, che sono circolate indisturbate attraverso i social media russi prima e poi occidentali, dove hanno scatenato un’ondata d’indignazione.
In questi video chi si macchia degli episodi di violenza è a volto scoperto, perfettamente riconoscibile, ma le autorità non hanno preso alcuna misura al riguardo, avvallando così l’ipotesi che discriminare e picchiare gli omosessuali sia cosa benvista dal governo di Mosca.
Anna, 23 anni, studentessa russa di giornalismo a Svobodny, ci dice che in Russia «la situazione dei gay è sempre stata triste».
Essere omosessuali è visto come un grosso problema sociale: «un giorno due mie amiche hanno detto di essere lesbiche a dei ragazzi per sfuggire alle loro attenzioni e loro, per tutta risposta, le hanno rovesciato della birra addosso. Può sembrare un piccolo episodio, ma la vita quotidiana in Russia è costellata di riferimenti negativi agli omosessuali. “Sei un gay” è il peggior insulto che ti possa venir rivolto: “Non mi piacciono i tuoi vestiti. Ti vesti da gay”, “Come fai ad ascoltare questa musica? È roba da gay”, e così via. La situazione peggiora di giorno in giorno. A complicare la situazione è il fatto che la stragrande maggioranza dei russi si informa solo attraverso la tv, con i canali televisivi controllati dallo Stato».
Sempre per arricchire il quadro della situazione, il 25 Gennaio 2013 Anton Krasovsky (giornalista e presentatore televisivo per Kontr.tv), parlando della controversa legge in attesa di essere varata contro la propaganda gay, dichiara: «Sono un omosessuale. E sono altrettanto umano come te. Come il nostro presidente, come primo ministro, così come le altre persone nella amministrazione presidenziale o del governo».
Il giorno successivo Krasovsky viene licenziato e nel giro di poco tempo i video della dichiarazione e tutti le registrazioni televisive concernenti Krasovsky spariscono dalla rete.
La censura e il controllo dei media hanno un effetto potente e, racconta Anna, «quando la gente sente dire in televisione che l’omosessualità è qualcosa di negativo e di sbagliato, allora si sente autorizzata a malmenare e magari uccidere i gay.
Dunque non può stupire il fatto che molto spesso ultimamente si senta parlare di attacchi ai gay per le strade, di gay picchiati o insultati. In Russia, sono veramente pochi a sostenere gli omosessuali o a trattarli in maniera neutra. Ovviamente, la maggior parte dei gay nasconde il suo orientamento sessuale per tutta la vita.
Il governo incita alla guerra fra etero e omo. Credo che la ragione sia da cercare nel fatto che la Russia ha molti problemi di corruzione e di criminalità fra i funzionari statali e lo Stato sia alla ricerca di un capro espiatorio per distorcere l’attenzione della gente dai veri problemi.
La cosa buffa è che si maschera la crociata “anti-gay” dietro slogan a favore dei valori famigliari tradizionali, ma il nostro presidente – che è il primo a portarla avanti – ha divorziato da sua moglie».
In seguito a questi episodi, sale la preoccupazione per le Olimpiadi Invernali 2014, che si terranno a febbraio proprio in Russia, a Sochi.
Anche se il ministero dell’Interno russo ha affermato che «durante le Olimpiadi invernali di Sochi gli atleti gay non subiranno discriminazioni», è difficile credere che i giochi potranno svolgersi in un’atmosfera serena per gli atleti omosessuali in un paese in cui il loro viene definito «orientamento sessuale non tradizionale» e in cui viene fatto, per legge, divieto di professare i propri gusti per «protegge i bambini dall’informazione pericolosa».
La risposta del movimento antiomofobia All Out non si è fatta attendere: una petizione contro le leggi “antigay” in vista delle Olimpiadi Invernali di Sochi 2014 è stata depositata a Ginevra presso la sede del Comitato olimpico internazionale e ha velocemente raggiunto le 360.000 firme.
ll direttore esecutivo di All Out, Andre Banks chiede al CIO di assumere una posizione netta, «di condannare la legge e di prendere misure in modo da evitare che nessun atleta, visitatore o cittadino russo possa essere arrestato prima, durante e dopo i Giochi».
Nel corso dei Mondiali di Atletica leggera, comunque, ha fatto grande scalpore il bacio sulle labbra scambiato fra le atlete russe Tatyana Firova e Kseniya Ryzhova, che hanno festeggiato così davanti alle telecamere la vittoria dell’oro nella 4X400.
Il bacio sulle labbra fa parte delle tradizioni russe, ma si tratta di un gesto inedito sul podio e a molti è sembrato che in questo caso potesse leggersi come una sfida a Putin, nonostante le smentite ufficiali.
Sulla questione è intervenuta anche Sandrine Tonge, responsabile delle relazioni con i media del Comitato olimpico internazionale: «Il Cio sottolinea chiaramente che lo sport è un diritto dell’uomo e deve essere accessibile a tutti, libero da ogni discriminazione. Questo concetto si applica agli spettatori, agli organi d’informazione e ovviamente anche agli atleti. Ci opporremo in tutti i modi a ogni azione che rimetta in discussione questi principi»
Serena Avezza e Commerciale
@twitTagli