I sei soprani: classifica delle migliori voci liriche nel mondo del Metal

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Quando ci si conosce, uno dei modi più facili per conversare è la classica domanda “Che musica ascolti?“. La mia risposta è sempre la solita: “Quasi tutto, ma principalmente classica e Metal“: ed è lì che di solito i più iniziano a storcere il naso. “Mah, io il metal non riesco proprio ad ascoltarlo, troppo estremo“; “Io il metal non lo reggo, tutte quelle urla…“.
Al che giunge, immancabile, la mia domanda: “Ma tu cosa hai ascoltato di metal?“, cui segue, altrettanto immancabilmente, una delle seguenti due risposte: “Qualcosa dei Metallica“, oppure balbettamenti confusi che coprono un buco nero di totale ignoranza.

Ora, a questo punto potrei fare una serie di elenchi, per esempio:

  • l’elenco di tutti i sottogeneri che possono essere ricondotti al molto generico archetipo “metal”;
  • l’elenco di tutti i gruppi resi celebri da dolci ballate – più che per urla e simboli satanici;
  • l’elenco di tutte le canzoni lente, malinconiche e per nulla “estreme” che sono state prodotte all’interno di questo macro-genere.

Ma lascio perdere: per me parleranno le note. La maggior parte dei gruppi metal che preferisco ha una cantante donna: adoro l’effetto di contrasto che si crea tra la strumentazione elettronica e i toni di voce alti, limpidi e cristallini di una cantante brava.

Tra questi gruppi, alcuni non utilizzano semplicemente una voce femminile, ma la voce di un soprano lirico (solitamente con fior di titoli accademici acquisiti in conservatori vari), che canta in registro impostato. Tutti si ricordano dei “tre tenori” che furono (anni ’90, saltatemi addosso); il tema dei “sei soprani” mi è quasi venuto spontaneo.

Ecco a voi le sei voci liriche (sottolineo liriche, perché ci sono gruppi altrettanto bravi che semplicemente non sfruttano questo stile) a mio avviso più belle e talentuose del panorama metal.

6. Liv Kristine

Questa donna non solo è un soprano di eccellente caratura, ma è stata anche per molti versi una pioniera della musica metal. La sua carriera inizia nei Theatre of Tragedy, che con lei praticamente inventano lo stile “Beauty and the beast”, dove una voce femminile angelica duetta con una voce maschile in “growl” (quella specie di ruggito basso e arrabbiato che molti associano – erroneamente – a tutto il metal, mentre è prerogativa di pochi sotto-generi). In seguitò formerà i Leaves’ Eyes, coi quali canta tutt’ora, ma ha inciso anche dischi solisti, spesso appartenenti a generi diversi dal metal (ad esempio ha reinterpretato diverse canzoni popolari della sua terra d’origine, la Norvegia).

5. Simone Simmons

La storica front-woman degli Epica non è propriamente un soprano, bensì un mezzo-soprano. in ogni caso, merita di essere inclusa in questo elenco. La sua band può essere considerata una delle più rappresentative tanto del suo genere (il Gothic Metal), che del metal al femminile in generale.

All’inizio il registro lirico era riservato alle registrazioni in studio, perché la cantante non riusciva fisicamente a mantenerlo durante tutta la durata dei concerti; oggi invece questo difetto è quasi sparito, probabilmente per merito degli studi che la cantante sta portando avanti. Dovendo proporvi un solo brano, ho optato per il grande classico “Cry for the moon”: se non siete amanti del growl (che in questa canzone È presente), sappiate che serve a potenziare l’effetto di rabbia che la canzone punta a suscitare, anche in virtù del tema di cui tratta – un tema non esattamente da ridere: i preti pedofili. Se qualcuno però volesse assistere ai migliori virtuosismi vocali di Simone, consiglio l’ascolto di “Tides of Time”.

4. Melissa Ferlaak

Si tratta di una cantante sconosciuta ai più, principalmente per il fatto che ha una scarsissima attitudine a rimanere con la stessa band per più di un album; ma si tratta anche di una delle voci soprano più pure, potenti e cristalline di sempre, considerata tale anche da esperti e critici al di fuori dell’ambito metal. Ha iniziato la carriera da cantante negli Aesma Deva, per poi pubblicare un album con i Vision of Atlantis (che tutt’ora rimane il loro miglior album di sempre). Ha poi cantato con la band americana Echoterra, producendo con loro due album, fino a fondare la sua attuale band Plague of Stars. Il pezzo con cui ve la presento non è il più celebre, ma è una ballata lenta dove chiunque può apprezzare la sua vocalità incredibile.

3. Manuela Kraller

Soprano dal registro altissimo, dalla voce potente e pulita, Manuela viene anche lei da rigorosi studi di conservatorio. La sua carriera nel mondo metal è ancora all’inizio, ma quello che ha già prodotto è notevole: è stata la cantante degli Haggard per diverso tempo, per poi entrare negli Xandria, reduci dall’abbandono della loro precedente cantante. Grazie all’apporto di una nuova vocalist in grado di mantenere il registro impostato anche a piena potenza vocale, la band ha potuto osare di più, e l’album che ne è risultato è un capolavoro assoluto: Neverworld’s End. Oltre ad un eccezionale presente quindi, si tratta di una cantante che, essendo ancora relativamente all’inizio della carriera, mi fa sperare molto in ottica futura.

 

2. Heidi Parviainen

Il fatto che si tratti di una cantante quasi sconosciuta al grande pubblico è quasi criminale. Heidi ha pubblicato ben quattro album col gruppo Amberian Dawn, per poi decidere di abbandonarlo e iniziare un suo nuovo progetto (il cui nome è Dark Sarah). Si tratta di una cantante dalla potenza di voce incredibile e spettacolare, in grado di sovrastare la strumentazione e la base senza bisogno di essere amplificata più dello stretto indispensabile (in gergo tecnico, questo registro è definito soprano drammatico – contrapposto ad altri registri come quello di soprano spinto di cui Manuela Kraller è un esempio).

Spesso si è esibita in improvvisazioni e vocalizzi rapidi e complessi durante i live, dimostrando un’assoluta padronanza della sua impressionante tecnica vocale. D’altra parte, parliamo di una ragazza che a 10 anni cantava già come corista e a 14 è entrata in conservatorio, dove ancora prosegue i suoi studi avanzati. Il pezzo che vi lascio non è il più bello degli Amberian Dawn, ma è un autentico capolavoro di virtuosismo, che ho sentito eseguire anche dal vivo senza una briciola di esitazione, nemmeno nei lunghissimi acuti, nemmeno al termine di un concerto.

1. Tarja Turunen

Il trono non poteva essere che suo. Ha incantato il mondo (almeno quello metal) con i Nightwish – che senza di lei ancora faticano a trovare una lineup stabile – per poi iniziare una splendida carriera solista, con concerti in teatro che la presenza dell’orchestra potrebbe quasi portare a confondere per concerti sinfonici (non fosse per la gigantesca batteria dietro la quale siede il suo partner artistico: nientemeno che Mike Terrana).

Tarja inizia a studiare la musica prestissimo, a 6 anni col pianoforte; a 13 decide di focalizzarsi sul canto lirico. Nel 1996 fonda i Nightwish, uno dei più splendidi e irripetibili progetti musicali mai visti, dove alla sua voce si univa l’estro di un compositore geniale e visionario: Tuomas Holopainen.

Purtroppo la storia di quei NightWish si interrompe brutalmente nel 2005, ma Tarja ha continuato la carriera da solista: nel corso di quest’anno uscirà il suo terzo album. Nei suoi concerti spesso intervalla il suo repertorio metal con qualche riconoscibile  aria d’opera, o con cover famose – tra cui la celeberrima aria del “Fantasma dell’Opera” dall’omonimo musical di Andrew Lloyd Webber. Per me e per molti, rimane la regina del panorama metal al femminile.

 

Luca Romano

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