Lettera aperta a Michele Santoro. Ecco perchè io non sono stato Dudù

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Gent.mo dott. Santoro,
Le scrivo dopo aver visto la sua prima puntata di Servizio Pubblico in cui Lei ha esordito sostenendo che noi, lei per primo, “negli ultimi vent’anni siamo stati tutti Dudù, almeno un po’” (Dudù per chi non lo sapesse, è il cagnolino di Berlusconi). Mi permetto di spiegarle perché, almeno per me, non è così.

Nel 1994, quando Silvio Berlusconi fu eletto per la prima volta Presidente del Consiglio, avevo sette anni da compiere e, come si può immaginare, non pensavo alla politica.
Con il passare degli anni, però, potevo vedere la crescente condizione di disagio propria di persone a me vicine, sostanzialmente perché la politica dei vari Governi di destra e di sinistra che si erano succeduti non era in grado di assicurare un minimo di benessere a tutti i cittadini.

Nel 2005, a diciassette anni (quindi ancora senza diritto di voto, ma con qualche idea in più) ho compiuto la prima azione politica schierandomi attivamente in favore dei referendum sulla procreazione medicalmente assistita, ovvero contro una legge del Governo Berlusconi, accettandone anche le conseguenze del caso.

In seguito, non ho mai votato per un partito direttamente collegato a Silvio Berlusconi a livello nazionale. In ultimo, ho anche contribuito nel 2011 a cassare tramite referendum una delle più vergognose leggi ad personam della storia d’Italia, quella sul legittimo impedimento.
Oggi, dopo 20 anni di berlusconismo, credo di patire le conseguenze che tutti i giovani della mia età patiscono dopo che questa classe dirigente, di destra e di sinistra, ha sfasciato sistematicamente il welfare e lo stato di diritto nel mio Paese.

La Sua storia, gentile dott. Santoro, è per certo un po’ più nota della mia. Forse lei dicendo “io sono Dudù” ha ricordato di essere stato tra il 1996 e il 1999 dipendente di Berlusconi, proprio nella medesima società al centro della sentenza sui diritti tv di cui ha così egregiamente disquisito in trasmissione.
Nondimeno, è tornato in Rai e ha ricordato al dott. Berlusconi di essere un “dipendente del servizio pubblico e non un suo dipendente”.
Escluso dalla RAI dopo il celebre editto bulgaro – per il quale io mi sono profondamente indignato – Lei si è impegnato in politica, eletto al Parlamento Europeo in un partito, l’Ulivo – credo conoscendo bene che cosa disse l’on. Violante a proposito di Mediaset in aula alla Camera nel 2003.

Certamente Lei ben saprà, venendo all’oggi, che lo stesso Violante ha proposto poco più di un mese fa soluzioni che procrastinerebbero la decadenza del suo ex datore di lavoro (in Mediaset, non certo al servizio pubblico), nel frattempo pregiudicato.

Per tirare le somme, posso dirmi ragionevolmente sicuro di un aspetto: il partito di cui Lei ha fatto parte, e tutti gli altri che si sono alternati alle opposizioni di Berlusconi, non hanno saputo costruire un’alternativa credibile al berlusconismo. Se anche lo avessero fatto, non hanno mai veramente vinto le elezioni contro di lui e le esperienze di Prodi e Bersani lo testimoniano appieno.
Ora, se Lei sia stato Dudù, non saprei dire, né spetta a me giudicarLa.
Che molti lo siano stati, è più che probabile.
Che molti altri, tra cui il sottoscritto, siano esausti dei vari Dudù che popolano l’Italia, potrei mettere una mano sul fuoco.

Jack O. Hearts
@twitTagli

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