La notizia dell’ennesima discesa in campo di Berlusconi mi ha colto quando mi trovavo in Francia per un breve soggiorno e a dirla tutta mi ha lasciato piuttosto indifferente. Fino a ieri, quando ho avuto modo di scambiare due chiacchiere con Monique, la mia anziana vicina di casa.
Monique ha 68 anni, è una convinta sostenitrice dell’Ump – il centrodestra francese – delusa da Sarkozy, vede Hollande e il suo governo socialista come il fumo negli occhi ma è comunque capace di riconoscerne i meriti. Nel bel mezzo di una di quelle amene chiacchierate fra persone di nazionalità diversa Monique mi spiazza con una domanda diretta: “Et Berlusconì, va-t-il revenir?”, ovvero Berlusconi tornerà davvero?
Non so che cosa risponderle, abbozzo e poi farfuglio che, sì, ormai è certa la sua candidatura ma che difficilmente vincerà. Non sto a spiegarle dei sondaggi, delle proiezioni, del fatto che il Pd si sta consolidando sempre di più.Monique non è soddisfatta, mi incalza e mi chiede che ne sarà di Mario Monti, ne loda le capacità e sottolinea che pur essendosi trattato di una medicina molto amara la situazione dell’Italia era tale per cui quella medicina doveva essere buttata giù, per quanto indigesta. Del resto lei, sarkozista convinta, mi spiega che Hollande sta vessando i francesi di tasse ma anche perché Sarkò ha lasciato un bel po’ di debiti. Sapesse mai cosa dice la maggioranza degli italiani di Monti, probabilmente direbbe che siamo dei folli.
Quella di Monique e di tanti altri francesi come lei (non solo dei socialisti e di quelli di sinistra) non è curiosità, è viva preoccupazione. Fino a qualche anno fa il nome Berlusconi pronunciato con l’accento sulla i era seguito da risolini sardonici, battute e cordiali prese in giro. Non siamo più zimbelli, siamo fonte di preoccupazione.I francesi, come molti altri abitanti di Eurolandia, non sono più preoccupati dalle corna nelle foto ufficiali o dai cucù alla Merkel. Per loro Berlusconi non è più il goliardico capo di Stato di un paese che confina con il loro. Il nome Berlusconi viene associato a parole come spread, crisi economica, debito, evoca il rischio che l’Italia possa seguire le sorti della Grecia e questa volta trascinare nel baratro altri paesi come la Francia che non se la passa poi tanto meglio.
In breve mi rendo conto che i sacrifici sopportati, un prestigio internazionale riconquistato a fatica e il lavoro fatto nell’ultimo anno rischiano di essere soltanto una fatica di Sisifo. Guardo sconsolato la mia interlocutrice, penso ai miei connazionali e mi auguro che almeno questa volta non si facciano incantare dal tele-imbonitore.
Alessandro Porro
@alexxporro