Sono cominciate le grandi manovre per le elezioni europee del prossimo anno. Il Ppe, il raggruppamento dei conservatori, ha individuato nel tedesco Manfred Weber il suo candidato alla presidenza della Commissione. Come è noto, Weber ha già avviato i contatti con i partiti “populisti” dell’estrema destra per un’eventuale alleanza post-elettorale. Questa scelta ci suggerisce tre riflessioni: una sui popolari stessi, una sui populisti e una sui socialisti.
N.1 I popolari. Nel dicembre 2015 la rivista americana Time mette in copertina il volto di Angela Merkel, santificandola come “leader del mondo libero”. Dopo l’elezione di Trump, la cancelliera rimane uno dei pochi saldi riferimenti per i liberali. L’ascesa di Macron fa poi intravvedere un asse per una riforma degli assetti europei.
Erano speranze mal riposte, evidentemente. Merkel e il Ppe siedono da tempo insieme a Orbán al parlamento europeo (i popolari hanno lasciato libertà di coscienza per le sanzioni all’Ungheria). Se l’Unione Europea non ha mai fatto un passo in avanti in senso federale (unione bancaria, unione fiscale, bond europei, banca centrale come prestatrice di ultima istanza come la Fed americana, condivisione del debito), il motivo è da ricercarsi proprio nelle politiche neoliberiste dei popolari, maggioranza in Europa dal 2004. Ora che il vento europeista è calato e i socialisti stanno precipitando, il salto fra le braccia dell’estrema destra appare quindi quasi naturale: ciò che conta è salvaguardare il controllo delle poltrone chiave a Bruxelles e Strasburgo. I mercati, loro amici, capiranno.
N.2 L’estrema destra. Nonostante le arie populiste, non sono così a favore del popolo come vorrebbero far credere. In Italia, con la Lega, propongono la flat tax, il taglio reaganiano delle tasse ai paperoni. In Austria, con Strache, hanno alzato a 60 ore alla settimana l’orario di lavoro che i datori possono pretendere dai dipendenti. In Germania, con l’Afd, vorrebbero reintrodurre il segreto bancario, tagliare la spesa pubblica, abolire le imposte di successione e non porre alcun limite al contante. Il populismo è semplicemente la nuova veste che la destra economica ha deciso di indossare per continuare a perseguire gli interessi dei più forti.
N.3 I socialisti. Nel poker si dice che, quando al tavolo non sai riconoscere il pollo della situazione, il pollo sei tu. Negli ultimi 20 anni i socialisti sono stati il pollo delle alleanze europee. Il sodalizio con i popolari è stato un suicidio perseguito con lucida consapevolezza: in mancanza della minima idea in materia di diritti sociali, l’Unione Europea è diventata essa stessa il simulacro del progresso. Peccato che l’idea di Europa che avevano i popolari fosse quella dell’austerità e dei ricatti economici alla Grecia. I socialisti hanno condiviso tutto o quasi di questa impostazione, magari un giorno si giustificheranno con la sindrome di Stoccolma. Sarà troppo tardi.
Jacopo Di Miceli