La Fob opera anche come posto di primo soccorso per la popolazione locale. Il primo presidio ospedaliero è a chilometri di distanza e non è dotato degli standard che può vantare l’infermeria della base. Due uomini arrivano in barella. Il primo, un ragazzo, ha tentato di suicidarsi ingoiando del diserbante chimico. Il secondo presenta ferite da arma da fuoco. Vengono presi in carico dai medici mentre Alberto si limita a fare pochi scatti per rispetto ai due pazienti. Il fotogiornalismo è testimonianza, non sciacallaggio.
Il giorno dopo è tempo di uscire in pattuglia. Oltre i cancelli della base c’è l’ignoto e non è un modo di dire. Fuori dalla Fob tutto può accadere e solo un medavac – un elicottero per l’evacuazione medica – può essere provvidenziale.
La pattuglia arriva al bazar. Alberto viene autorizzato a scendere ma non ad allontanarsi. La pattuglia si muove nel villaggio, sotto lo sguardo incuriosito degli abitanti e soprattutto dei bambini. Mentre il fotoreporter cerca di rompere il ghiaccio con i bambini i militari controllano tutto quello che sta attorno. Particolari che ad una persona inesperta potrebbero sembrare normalissimi vengono invece analizzati con cura. La minaccia può nascondersi ovunque e l’ultima volta proprio in quel posto la pattuglia è stata “attivata” da un attacco con armi leggere, fortunatamente senza conseguenze. Colpisce la condizione di estrema povertà in cui vivono le persone in quel villaggio e che mettono quasi in ombra la povertà che Alberto ha conosciuto qualche anno fa in India.
– continua –
Alessandro Porro
@alexxporro