TRANSASIA – Capitolo 1: Verso la Cina, con mezzi di fortuna

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RENDEZ-VOUS A PALERMO

I cinesi hanno un modo di dire fatto apposta per la scena che vedo davanti ai miei occhi a Palermo: una montagna di gente, un mare di gente. La processione di Santa Rosalia va avanti, lenta ma inarrestabile, in mezzo ad un corso affiancato da palazzi borbonici con statue di santi agli angoli.
Non ci si ferma, anche a costo di sollevare i passeggini per aria, anche a costo di svenire. 
Quando cerco di uscire da un vicolo laterale, non riesco a passare a causa di una persona a terra. L’apertura è di un metro e mezzo, ma tutto il varco è chiuso da una ragazza che sembra stia per vomitare da un momento all’altro.

“Scusi, permesso”.
“Ma che fai? MA CHE FAI! Non la vedi la ragazza per terra?”, mi urla contro una signora, forse la madre.
“Lo vedo, spero non sia nulla di grave. Forse potete metterla distesa lungo il muro, dentro il vicolo, tanto è deserto. Così se qualcun altro sta male e vuole uscire dal corso…”.
“Sta MALE non vedi!”, dice un altro signore che si avvicina troppo per i miei gusti. La situazione diventa incandescente, e mi rendo conto che ci sono momenti in cui non ha senso provare a ragionare con le persone.
Riprendo la stessa direzione di prima, e trovo un’altra uscita solo dieci minuti più tardi, cercando di non pensare a quanti altri saranno svenuti in questa concitazione.

Mangiando Babbaluci“Oi compa’, eccoti! Dai, andiamo a vedere i fuochi, vieni!”.
Ritrovo Francesco nella folla. L’amico che mi ospita in casa sua mi accompagna in spiaggia a guardare lo spettacolo pirotecnico. Nel cielo la gente fa volare aquiloni coloratissimi, il mare è calmo e scurissimo, e io mi godo pazientemente, uno per uno, i miei babbaluci all’aglio. Torniamo a casa tardissimo, a piedi, una passeggiata di oltre un’ora sotto le stelle e le palme giganti dell’orto botanico, scherzando spensierati.

 

A CASA DI FRANCESCO

“…Tu non ti fare di questi problemi, mamma!”.
Mi sveglio al suono di grida dalla cucina.
“Come sarebbe ‘non dovrei farmi questi problemi’, se c’è un’allerta specifica sul sito della Farnesina!”.
“Dai non mi fare ‘ste storie tre giorni prima della partenza. Se succede qualcosa prendo un volo e bon, calmati!”.
“Francesco ascoltami bene, io ho una responsabilità di madre. Non mi dici ‘mi prendo un volo e bon’, hai capito? Io sono preoccupata!”.
“Ma se anche tu le facevi ‘ste cose!”.
Capisco che Francesco si riferisce alla storia che la madre ci ha raccontato il giorno prima a cena. Lei è stata borsista a Pechino negli anni ottanta, e per ritornare in Europa aveva preso la transiberiana. Una settimana passata in un compartimento con uno che aveva portato più vodka che vestiti, e una coppia, di cui la donna incinta.
Arrivata a Mosca dove doveva cambiare treno, non aveva molti soldi, ma l’hanno fermata per strada e offerto letteralmente un sacco pieno di rubli in cambio dei suoi jeans americani, merce rara in quella parte di un mondo ancora bipolare. I jeans glieli aveva venduti, però ha resistito in ogni modo alla proposta di matrimonio che ne è seguita.

“Era un mondo diverso!”.
“Sì mamma, un mondo in cui non avevate i cellulari per chiamare in caso di emergenza, e tutte le informazioni su internet prima della partenza!”.
“Un mondo in cui non avevo un figlio che mi tiene sveglia la notte!”.
La conversazione tace bruscamente. Sento rumore di passi, e Francesco bussa alla mia stanza. Faccio finta di svegliarmi in quel momento.

“Oi, ci sei? Dai che andiamo in banca, mi hanno chiamato, sono arrivati i dollari contanti”.
“Va bene, arrivo”.
Mentre se ne va, lo sento tirare su col naso. Vado in cucina a fare colazione, e vedo la signora con la testa fra le mani, anche lei che fa finta di niente appena si accorge di me.

“Ciao George. Ti sei riposato bene?”. Inizia a mettermi davanti frutta, paste, marmellate, latte… sono quasi sazio prima che finisca di apparecchiare. Mentre fa avanti indietro tra il frigo e il tavolo, si sfoga con me.
“Io non capisco Francesco quando fa così. Voglio solo che facciate attenzione, mi capisci?
Poi è ovvio che siete giovani, cosa ve ne importa dei rischi quando sono solo un piccolo prezzo da pagare per l’avventura. Io voglio che voi viviate questa esperienza, per carità, mi sembra qualcosa di affascinante, prendete appunti, scrivetene anche su un blog se volete! Ma per favore, non mettetevi nei guai”.

 

“LA TRANSIBERIANA È PER I PRINCIPIANTI” 

“No, aspetta Francesco, dov’è che dici che andate?”.
Siamo sulla spiaggia di Cefalù, stesi a prendere il sole dopo aver camminato tra le viuzze del centro storico, patrimonio dell’UNESCO.
“Andiamo in Cina in treno, mi hai sentito bene”.
“Come mai?”, chiede l’altra delle due ragazze con noi.
“Scambio universitario. Il punto è che il rettore è uno per l’ambiente, anti-riscaldamento globale, ‘ste cose, e ha fatto fare un… calcolo dell’impronta di CO2 all’università”.
“Che perdita di tempo, cosa vuoi che inquini un palazzo con delle aule…”.
“…sì, infatti, pensavamo anche noi così – aggiungo io – però senti qua. Quello che fa la nostra università è più di un semplice Erasmus. Ci sono ogni anno migliaia di studenti che vanno in Asia, in Africa, negli Stati Uniti, pensa che un solo volo andata-ritorno per l’Australia inquina quanto usare la macchina per un anno intero!”.
“E quindi?” interviene la prima ragazza.

“Quindi se raggiungiamo le università con mezzi diversi dall’aereo, ci rimborsano”. continua Francesco. “Non tutto, ma tipo ci sovvenzionano le tonnellate di CO2 che risparmiamo rispetto all’aereo. C’è un prezzo di mercato, eccetera”.
“Noi li abbiamo un po’ colti di sorpresa. Prima del nostro, il progetto più ambizioso era tipo 2000 chilometri. Noi facciamo… uno sforzo in più”, concludo io sorridendo.
“Ah, prendete la transiberiana!”.
“Ma no, quella è per i principianti” riprende Francesco:“Stai una settimana in un vagone e non vedi nulla. Noi seguiamo la via della seta, Istanbul, Caucaso, Samarcanda…”.
“Ma siete pazzi? – riprende la prima – Non guardate il telegiornale? Andate adesso in Turchia, al confine con la Siria e l’Iraq, che c’è l’ISIS a un tiro di schioppo?”.
“Guarda che non andiamo nelle zone pericolose!” ribatte Francesco.

Valle dei Templi“Va bene, va bene, parliamo di qualcos’altro”. La seconda ragazza ferma sul nascere la litigata. “George, cosa pensi della Sicilia?”.
“Della Sicilia? Non l’ho vista tutta per potermi esprimere, tolto Palermo sono andato solo ad Agrigento”.
“Vabbè allora intanto dimmi di Agrigento”.
“La Valle dei Templi merita. È tutto in ottimo stato, arrivarci però è un po’ più complicato”.

Ripenso a come non ho voluto prendere il pullman dalla stazione, Google Maps parlava di quaranta minuti a piedi quindi ho pensato di cavarmela così.
Quello che non si vedeva sullo schermo era il dislivello per arrivare in basso. Mi sembrava di essere in un film a San Francisco, solo con l’abusivismo edilizio al posto dei grattacieli. Ho sceso tanti di quegli scalini, e certe volte fatto dei veri e propri salti di più di un metro, in mezzo alle case e ai ruscelli, ritornando spesso sui miei passi dopo essere finito in un vicolo cieco.

“Palermo invece?”.
“Non delude nemmeno lei. L’architettura arabo-normanna, le brioche enormi al gelato che non costano niente, la gente solare… soprattutto quando è d’accordo con te. Sai, durante la processione di Santa Rosalia mi è capitata una cosa…”.
“Ancora con ‘sta storia compa’? Miii, ti devo fare un corso accelerato di mafia: fatti gli affari tuoi!”.
Lascio cadere il discorso e racconto invece la maestosità della cattedrale e i mosaici bizantini del Duomo di Monreale. Mi ha fatto particolare effetto vedere nomi di partiti che non avevo mai sentito prima all’interno del Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento della Sicilia, Regione a Statuto Speciale.

Le ragazze vanno a farsi il bagno, io rimango sulla spiaggia con Francesco. Non pensavo di riuscire mai a stufarmi del mare, ma questa settimana ho avuto proprio un’overdose.
“Non capiscono compa’, sarà fichissimo. Ci faremo tipo dei tatuaggi nel deserto, vedremo le piantagioni di oppio, i padri ci offriranno le figlie compa’!”.
“Dai, dai, rimaniamo coi piedi per terra. A me intanto loro due non dispiacciono”.
“Hai ragione, la piccola è bellissima”.
“A me piace la sorella più grande”.
“Vedi che andiamo d’accordo?!”. Ridiamo. “Poi tipo potremmo fare degli scherzi a Roberto e Davide: gli rubiamo i passaporti e facciamo finta di nulla quando impazziscono a cercarli. Oppure ce ne andiamo prima che si sveglino, e gli mandiamo un messaggio dicendo che hanno perso il treno, e siamo già in un’altra città!”.

Ah, quant’è bello sognare ad occhi aperti il Viaggio, con la “V” maiuscola. A dire il vero per me è già cominciato da quando sono partito da Torino, facendo i bagagli come se dovessi partire per sempre.
Nonostante questo mi sono limitato a uno zaino di dieci chili, tanto è estate, e i vestiti invernali li posso comprare in Cina a buon prezzo.
Sul volo per Palermo ho risposto a un’indagine di mercato della compagnia aerea, “Perché hai acquistato un volo di solo andata?”.
Perché per la testa ho tanti piani, tante idee, e non so quando e se tornerò a casa dai miei, ormai sono due anni che vivo da solo in collegio.
Raccogliamo gli asciugamani e risaliamo a due a due sui motorini. Sono le otto, il sole è ancora alto nel cielo, e domani si vola ad Atene.
Mi mancherà la Sicilia spensierata, ma non ho di che lamentarmi, lascio questo paradiso per iniziare un viaggio da sogno.

[SEGUE]

Mappa Palermo Pechino

George Gavrilita

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LEGGI QUI TUTTE LE PUNTATE DI “TRANSASIA”

Prologo: Chiacchiere in Georgia
Cap I – Verso la Cina, con mezzi di fortuna
Cap II – Fuga dall’aeroporto di Baku
Cap III – Visti per l’Uzbekistan e rovine greche
Cap IV – Bloccato a Baku, senza soldi né amici
Cap V – Turismo di sopravvivenza in Azerbaigian
Cap VI – Uzbekistan, mari prosciugati e paranoia collettiva
Cap VII – Sul treno Tashkent-Samarcanda delle 8.54
Cap VIII – La gloriosa traversata del Caspio
Cap IX – Nuovi incontri tra le guglie di Meteora
Cap X – La movida di Salonicco
Cap XI – La Pepsi di Tamerlano
Cap XII – Balcani low-cost, più di quanto già lo siano

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