So che ormai avvisare chi legge che da qui in avanti si troverà davanti ai cosiddetti “major spoiler”, ma viviamo anche in un paese che crede a Morgan Freeman immigrato che prende i nostri soldi, quindi devo farlo:
DA QUI IN AVANTI TROVERETE SPOILER SU VARIE SERIE PARTENDO DA THE WALKING DEAD, PASSANDO PER LOST, ED ARRIVANDO A GAMBA TESA SU BREAKING BAD.
Ok?
Bene.
Partiamo.
Il mio, principalmente, è un elogio a “The Walking Dead” ed a quel finale di stagione che ci è arrivato addosso dall’alto, come se Lucille in quegli ultimi secondi si fosse abbattuta grazie a Negan sul nostro cranio che sì, lì per lì l’ha presa “come un campione”, ma che poi si frantuma colpo dopo colpo.
Ma andiamo con ordine.
Io TWD l’ho odiato fin dal primo istante. Ci ho messo più o meno cinque stagioni per capire cosa volesse comunicarmi, tra coltelli infilati nelle teste ed estenuanti dialoghi a lume di un falò, che se proprio dovevano scorticarti le gonadi finivano con le canzoncine della bionda, tristi e pesanti e con una dose di jella addosso che come minimo dopo cinque minuti morivano tutti.
Sono finite puntate con me che tiravo tutto all’aria al grido di “NON VEDRÒ MAI PIÙ QUESTA COSA DOVETE MORIRE TUTTI MORTACCI VOSTRA!!”, promesse di uccidere i cani degli autori e di piazzare bombe nella sede dell’AMC.
Cose che chiunque ami una serie TV ha provato, prima o poi.
Ma ce l’ho fatta.
Dopo anni ho compreso le ragioni di alcuni momenti, il senso di dialoghi all’apparenza utili solo per riempire il vuoto tra una morte e l’altra, tra un’esplosione di rabbia di Rick e qualche bagginata del tanto piccolo quanto odioso Carl.
“I see what you did there”, direbbe qualche meme trovato su Internet.
L’ho capito, AMC, autori, amici, fratelli, ho capito che “The Walking Dead” altro non è che il riflesso della nostra società, questo ambiente pieno di gente isolata che guarda il suo orticello, zombie che non hanno più il senso delal comunità e vagano, mentre noi siamo la gente come Rick e Michonne e Daryl, che lotta perché lo spazio sia di più gente possibile.
E poi c’è Negan, che è lo Stato e le tasse e le pubblicità prima dei video di YouTube, di quelle che non c’è il “clicca qui per saltare”, tutto insieme.
Però, e mi scuserete ancora per il cambio di rotta, non son qui a fare un trattato sociale né a paragonare quanto siamo tristi da umani, senza nemmeno esser dei vaganti.
Io volevo solo parlare con tutti quelli che, nel mondo ma mi accontenterò dell’Italia o comunque dei miei amici, insomma alla gente a cui non è piaciuto questo finale.
“Eh ma nel fumetto muore Glen che senso ha non farmelo vedere”.
“Eh ma che merda tu devi farmi vedere a chi si sbriciola la vita”.
“Eh però tanto inizieranno la prossima facendoci vedere altro e riprenderanno sul binomio Lucille/cervello solo più in là”.
Vero tutto, anche di più.
Il problema qui, anzi i problemi, sono che dopo almeno un decennio di visione di serie TV il pubblico non si è ancora abituato al fatto che è carne da macello.
Nessuno sceneggiatore ha le foto del pubblico della serie per cui scrive attaccate sul muro dell’ufficio, nessuno di loro pensa ai nostri sentimenti.
Siamo numeri, per il canale come per la produzione.
Quando Lindelof e Cuse hanno deciso di far morire Charlie nel finale della terza stagione di Lost, non avevano il mio ritratto su una bacheca di sughero, non guardavano compassionevoli il mio sorriso ebete, non hanno pensato “no va beh dai, per Jacopo sarebbe un duro colpo veder morire Charlie, e farlo aspettare mesi prima di sapere chi effettivamente c’è sulla barca che non è di Penny“.
Quando il buon Gilligan era lì a lustrarsi le lenti degli occhiali spessi, pensando a come far venir fuori che il buon Walter White è in realtà un produttore/spacciatore/assassino, non aveva le immagini di milioni di telespettatori davanti agli occhi socchiusi, non pensava ai loro cuori in frantumi nel momento in cui avrebbero visto Hank sulla tazza che realizza tutto quello che poteva realizzare. Per poi aspettare quasi un anno prima di capire le sue mosse, e tutto l’effetto domino che avrebbero causato.
E di sicuro, David Chase non si è fatto problemi a mandar giù lo schermo nero sul finale dei finali della storia della TV. Quello stop imporvviso su sei magnifiche stagioni, che più di tutte ha distrutto il confine che separava il tubo catodico (parliamo del 1999, come prima messa in onda) e lo schermo del cinema.
Certo, lì per lì a Chase lo vorresti mandare a dormire coi pesci, ma non si può negare che in quel momento si chiude una delle cose migliori che si siano mai viste.
C’è da capire, prima di tutto, che come io mi sono ripromesso per anni, ogni volta, di non vedere più TWD, così hanno fatto migliaia di persone dopo la puntata di domenica. Il fatto è che quando un drogato di serie TV lo grida, lo annuncia, il suo rifiuto perenne di seguire il corso degli eventi, quando minaccia di “spoilerarsi” tutto tanto non gliene frega più nulla, è proprio quello il caso in cui continuerà a vedere quella serie.
Mi è capitato di smettere una serie, è capitato a tutti, ma lo si fa in silenzio, come senza parlare si spinge piano la zattera di legno verso il largo del lago, guardando bruciare il cadavere.
Nemmeno i tossici smettono, dopo averlo annunciato. Continueranno ad andare dal loro spacciatore di fiducia, smettendo al massimo di andare da quello che ha i prezzi troppo alti, o la merce peggiore.
D’altronde, non si dice “TV show addicted” per caso.
Ma c’è anche un altro “problema”, come dicevamo, che però è esclusivo di The Walking Dead, e cioè che non è semplicemente ispirato al fumetto, ma spesso ne ha seguito fedelmente le orme. Certo, mentre al Rick disegnato manca un braccio, amputato durante il primo incontro col Governatore, l’ex poliziotto del piccolo schermo è dotato di entrambi gli arti superiori, con cui ultimente uccide più persone di un adolesente americano al college. Andrea è viva, Michonne non si presta all’interracial con Rick e Negan dice un sacco di “fuck”.
Ma possiamo dire che la trama generale è abbastanza rispettata, dal fumetto alla TV, tanto che già da molte puntate ci aspettavamo tutti l’arrivo di Negan.
Ecco, io che il fumetto l’ho iniziato solo da poco e saltando pure alcune parti, ero emozionatissimo dall’arrivo di questo personaggio e dall’attore che lo interpreta, il magnifico Jeffrey Dean Morgan. E non sono rimasto assolutamente deluso.
Perché dovrei?
Quasi un quarto d’ora di monologo in cui distrugge tutto quello in cui Rick ed il suo gruppo (ed anche noi) credeva, in cui lo umilia, lo minaccia, lo spaventa, fino a portarsi via uno di loro di cui solo ad ottobre (e, conoscendo ormai come lavorano gli sceneggiatori di questa come di altre mille serie, anche più in là rispetto alla premiere dell’ottava stagione) scopriremo l’identità.
C’era bisogno di un personaggio come Negan, una furia calma fatta di battute, denti bianchi ed una mazza da baseball rivestita di filo spinato.
Negan è l’imprevisto che si poteva calcolare, l’assassino dallo sguardo latino, uno con cui quasi prenderesti una birra se non fosse totalmente fuori dalla grazia di dio.
Negan era necessario alla serie, ai protagonisti, a quello che verrà dopo.
Non farsi piacere questo finale, e la serie nel complesso per colpa di questo finale, significa non capire le logiche che stanno dietro ad una serie TV. Significa illudersi ogni volta che sarà diverso, come la barzelletta dei carabinieri che vanno a vedere il film in cui la scena in cui la protagonista si spoglia viene interrotta da un treno in corsa che copre la finestra, ma loro ci vanno perché “oh, magari la prossima volta il treno è in ritardo!”.
Insistere sul parallelo fumetto-televisione è sbagliato, come dire ogni volta che ci sorprende se il libro è meglio del film, come sorprendersi se il remake fa più schifo dell’originale.
Anche la prima serie di Dexter è tratta -benissimo- da un romanzo, dalla seconda in poi è farina del sacco degli sceneggiatori che han fatto un lavoro egregio lavoro fino alla quinta (Trinity mi manchi tanto!), per poi svaccare malissimo fino ad un’ottava stagione da farci finire loro, sul tavolo del buon Dex.
Le serie Tv sono il futuro! le serie TV sono morte!!
Io non lo so, non sono un esperto, né un guru, sono solo uno spettatore, un numero che, ve lo giuro, non vedrà mai più una puntata di The Walking Dead.
(comunque secondo me muore Glenn)
Jacopo Spaziani
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