Ogni tanto tra gli pseudoscienziati torna di moda il tema dei terremoti. Un po’ come i vestiti a pois o il camouflage: a volte ritornano. Se la cronaca dà il pretesto, a mo’ di funghi prataioli spuntano codesti novelli stregoni, sempre forniti della Soluzione Definitiva al Terremoto del Momento: affermano e asseriscono di poter prevedere le scosse telluriche con giorni di anticipo.
Lo sciamano capostipite di questa banda fu Raffaele Bendandi: secondo Bendandi, mai laureatosi, presunto esperto di geologia e astrofisica (!), i terremoti venivano causati dall’attrazione gravitazionale dei pianeti, della Luna e del Sole: visto che l’attrazione gravitazionale lunare e quella solare causano le maree, per il faentino Bendandi dovevano avere a che fare pure con i terremoti.
Teoria alquanto azzardata, già solo per un discorso di congruenza logica. Usiamo il caro vecchio metodo per assurdo: l’alta marea, di norma, in un luogo accade due volte al giorno. A rigor di logica, quindi, questo significherebbe che ogni giorno due terremoti devastanti (o quattro, dato che abbiamo anche due basse maree al giorno) dovrebbero colpire la Terra.
Bendandi, per farvi un po’ inquadrare il tipo, fu quello che suppose l’esistenza di altri quattro (!) pianeti oltre Nettuno (mai trovati nelle posizioni indicate da lui) e di uno tra Mercurio e il Sole (mai trovato nemmanco questo). Ma Bendandi era un tipo pervicace, che non si faceva scoraggiare da cinque buchi nell’acqua (anzi, nello spazio). Si diede alle predizioni: Bendandi prevede due terremoti nel 1923, uno il 21 dicembre 1923 in Centro America e un altro, il 2 gennaio 1924 nella penisola balcanica (questo si legge nell’atto notarile sottoscritto da Bendandi per il suo “brevetto”, addì 20 dicembre 1923). Di terremoti, in quelle zone e in quelle date, manco l’ombra.
Inciso necessario, quello sui luoghi e le date: per quel che riguarda il Centro America, vi fu effettivamente una scossetta (5.7 scala Richter) negli USA il 18 dicembre, ma i più attenti tra voi si saranno già accorti che l’atto che certifica la previsione fu stipulato… due giorni dopo; invece, il 2 gennaio 1924 avvenne sì un terremoto, ma a Senigallia (5.6 Richter), molto distante dalla penisola Balcanica (o dal Mar Egeo, scrisse lui). Che volete che sia, un errore di 500 chilometri!
Nipotino adottivo di Bendandi, nel 2009 sale alla ribalta delle cronache Giampaolo Giuliani, ex tecnico dell’INFN. Per lui, il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009 era prevedibile.
La ricostruzione dei fatti, però, non porta esattamente acqua al suo mulino. Da quanto riportato dal Corriere della Sera, il primo aprile 2009 (data oggettivamente infelice), Giuliani aveva avvisato il sindaco di Sulmona: un terremoto forte avrebbe colpito la cittadina abruzzese nel pomeriggio del 29 marzo 2009.
Ora, immaginate la seguente telefonata:
Pronto, Sindaco di Sulmona?”
– “In carne e ossa!”
– “Tra un mese le piomba tra capo e collo un terremoto”
– “Maledizione! Dobbiamo evacuare tutta la città. Son più di 20.000 abitanti! Dove li mettiamo?”
– “Dottò, le paio la Protezione Civile? Comunque io, per non saper né leggere né scrivere, li ficcherei tutti a L’Aquila, che mi pare un posticino tranquillo”.
Fortunatamente, il Sindaco di Sulmona fu più furbo di quanto traspare dalla nostra scenetta e mandò a stendere Giuliani, denunciandolo per procurato allarme. La denuncia e la figuraccia però non ridurranno Giuliani ad un decoroso silenzio: il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009 farà sì che il 7 aprile al nostro eroe fosse tributata la giusta attenzione. La Repubblica pubblicherà in pompa magna lo sfogo di Giuliani, nel più classico degli “Io l’avevo detto”.
Sì, lo avevi detto. Nel posto sbagliato e nel giorno sbagliato. Senza contare un’ulteriore intervista datata 25 marzo 2009 su “Il Capoluogo di Abruzzo” in cui Giuliani asseriva che lo sciame sismico sarebbe andato scemando.
Il caposaldo della teoria di Giuliani si basa sul fatto che la presenza di radon, elemento chimico presente al numero 86 della Tavola Periodica degli elementi, possa predire un fenomeno sismico; inoltre Giuliani si riallaccia alle teorie di Bendandi, sostenendo una correlazione con l’attrazione gravitazionale lunare e solare: secondo alcune sue ricerche, il 60/70% dei terremoti avverrebbe in inverno piuttosto che in estate, evidenziando una correlazione tra eventi sismici e posizione della Terra più vicina al Sole. La correlazione, però, non pare realistica allo stato attuale delle nostre conoscenze, ed è nettamente in contrasto con i dati dell’USGS o del NOAA: la teoria dunque può essere considerata non scientifica.
Anche volessimo al discorso del radon, una recentissima ricerca [1] di un gruppo di scienziati italiani (basandosi sui dati registrati nel 2004 e nel 2009, quando è avvenuto il terremoto) non ha riscontrato nessun aumento nella concentrazione di radon; anzi, per una curiosa ironia della sorte i dati hanno mostrato una drastica diminuzione di radon nel periodo interessato.
L’ultimo autore di teorie poco affidabili sui terremoti che ha ricevuto grandi attenzioni mediatiche è Luke Thomas. Il suo caso è stato amplificato da internet, sbarcando in Italia tramite alcuni siti di meteorologia. Ad esempio, su InMeteo leggiamo:
Si parla molto del ricercatore e geologo anglosassone Luke Thomas […] il quale aveva preannunciato una scossa di terremoto significativa in Sicilia per il 16 Agosto, puntualmente verificatasi, anche se di magnitudo leggermente inferiore a quella attesa e nella zona di Messina (non di Catania, come previsto)”.
Descriviamo meglio profezia e reale sviluppo: Luke Thomas aveva previsto una scossa di 5.2 tra Catania e Messina tra il 16 e il 17 agosto 2013. Tra il 16-17 agosto si è verificata una scossa di 4.2 alle ore 1.06 poco a largo di Barcellona Pozzo di Gotto. Al di là del fatto che “mancare” l’epicentro di qualche decina di chilometri è assai rilevante, specie per scosse “piccole”, la magnitudine è di 1 unità inferiore: ossia ben 10 volte meno potente. Gasato da questa previsione, Luke Thomas si è lanciato in una nuova previsione: un terremoto di 3.0-3.5 per il 20 agosto 2013 nei dintorni di Palermo. Che ha avuto lo stesso destino della scossa 7.0 vaticinata in quel di Los Angeles: entrambe mai avvenute.
Il metodo di Luke Thomas si baserebbe sulla temperatura, sui venti, sull’umidità e sul punto di rugiada (!). Il condizionale è d’obbligo, perché Thomas (così come Bendandi e Giuliani) si è ben guardato dal pubblicare un articolo scientifico con le sue conclusioni.
È un peccato vedere difese opinioni palesemente non scientifiche col vecchio trucco retorico dell’ “è bene dare voce a diverse correnti di pensiero”: nella scienza non esistono opinioni, esistono teorie ed esistono dati. È brutto da constatare, ma nello stato attuale non esiste la possibilità di predire eventi sismici.
Alessandro Sabatino