Vi sono da analizzare altri importanti indicatori per quanto riguarda la salute dell’Università italiana (e quindi anche della ricerca). In particolare, in questa sede ci occupiamo degli studenti: sfatando, nuovamente, alcuni miti.
Iniziamo dall’età media di laurea. Qualche tempo fa Michael Martone, già viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali aveva dichiarato che “il problema dell’età media dei laureati esiste” e che “è ora di dare ai nostri giovani messaggi chiari, tipo: se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato; se a 16 anni tu scegli di lavorare in apprendistato o di iscriverti ad un istituto tecnico professionale: bravo!”.
Andando a guardare i dati, però, questo sembra davvero essere l’ultimo dei problemi dell’Università italiana.
La figura di seguito infatti mostra che in media la laurea gli italiani la prendono intorno ai 26 anni; anzi, il 20% dei neolaureati ha meno di 24 anni e l’80% è sotto i 32 anni.
Meglio di noi fanno Regno Unito e Canada, vero; ma peggio di noi si trovano Germania, Austria, Spagna, Australia, Nuova Zelanda e Svezia: non poco. È una falsità dipingere l’Università come un parcheggio per chi non ha voglia nè di studiare, nè di lavorare. E i dati lo dimostrano.
Altro punto: solo l’anno scorso l’economista Francesco Giavazzi si chiedeva “Siamo sicuri che questo paese davvero abbia bisogno di più laureati?” in questo articolo de La Voce.
Altri hanno affermato nel corso degli anni che ci sono troppi laureati in Italia.
I dati dell’OCSE, però, dicono l’esatto contrario: ci sono troppi pochi laureati. Vediamo come leggere il grafico:
- I quadratini rappresentano la % di popolazione tra i 25 e i 65 anni che ha conseguito la laurea
- i triangolini la % di popolazione tra i 25 e i 34 anni (quindi tra i giovani) che ha conseguito la laurea.
L’Italia in entrambi i casi è terzultima, davanti a Brasile e Turchia. Il solo 15% della popolazione tra i 25 e i 65 anni ha conseguito almeno una laurea, percentuale che cresce al 20% se andiamo a vedere i giovani.
Per fare un confronto, in Germania entrambi gli indicatori sono quasi al 30%. Nei nostri vicini transalpini va ancora meglio: il 30% tra i 25 e i 65 anni ha una laurea, percentuale che sale al 40% se si valuta la popolazione giovane. Simili percentuali si trovano negli USA (oltre il 40% entrambe le voci) o nel Regno Unito, in cui un giovane su due ha ottenuto almeno una laurea.
Da questi dati si evince che, per la maggior parte dei casi, l’Università non è un parcheggio per giovani fannulloni, ma anzi avere una laurea sembra essere il privilegio di pochi.
I dati dell’OCSE evidenziano che in quanto a tasse universitarie siamo al 10° posto su 25 stati; tuttavia, meno del 25% degli studenti beneficia di borse di studio/prestiti per studenti/fondi privati per l’incentivo all’istruzione, rispetto al 30% dei francesi, al 70% degli studenti britannici, al 75% degli studenti negli Stati Uniti e al quasi 100% nelle nazioni nordiche (come mostrato sotto nei due grafici presi sempre dallo studio OCSE).
Un ultimo, preoccupante, dato riguarda la percentuale di studenti che in Italia intraprende il dottorato. Anche qui siamo sotto la media: la percentuale italiana è appena al di sopra del 2% al confronto con il circa 2.5% francese, con il 3% dei britannici, con il 4% di austriaci e danesi e con l’oltre 5% dei tedeschi.
Alessandro Sabatino
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