
Il Bechdel test è un test creato per gioco dalla graphic-novelist Alison Bechdel, che in una sua ormai celeberrima vignetta rappresentò una ragazza stufa dell’immagine delle donne sul grande schermo. Il personaggio comunicava ad un’amica la sua decisione: da allora avrebbe guardato solo più film che rispettavano tre semplici condizioni:
- Tra i personaggi ci devono essere per lo meno due donne di cui si sappia il nome. Sembra facile, ma se ripensate rapidamente agli ultimi film che avete visto vi renderete conto che non è così.
Molto spesso di donna con un ruolo che non sia la comparsa o la cameriera senza nome che serve la colazione ce n’è solo una: la donna del protagonista. Quella che sta con lui, e che se non ci sta, beh, quasi sicuramente ci finirà entro la fine del film. - Le due donne devono parlare fra loro.
Non solo con gli altri personaggi maschi. - L’argomento della loro conversazione non devono essere gli uomini. Qualsiasi cosa, dalla fisica quantistica alla cucina tailandese, ma non devono parlare del figlio di una delle due, né del marito sempre fuori casa e tanto meno di quanto è carino il postino o il vicino di scrivania.
Tre regole semplici, rapide, per capire che tipo di immagine delle donne veicola un film, magari splendido sotto mille altri punti di vista. Il Bechdel test non mente, e non è di parte: non importa quanti bei ragazzi possano far parte del cast di Ocean’s Twelve, la pellicola di Steven Soderbergh il test non lo supera, né quanto possiate essere fan del Signore degli Anelli, l’intera trilogia non passa il test: le donne che appaiono in questi film non parlano, infatti, mai fra di loro.
Stessa sorte per Harry Potter e i Doni della Morte (Parte 2) e per Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan, ma anche per alcuni film che ormai sono veri e propri classici del cinema moderno, come Mission Impossible, Braveheart, The Truman Show o Ritorno al Futuro (1,2 e 3).
Sembra proprio che per molti registi e sceneggiatori si veramente difficile immaginare un dialogo fra donne il cui tema non siano gli uomini.
Ovviamente ci sono anche dei film meritevoli che superano il test senza difficoltà: come Alien, Thelma &Luise, ma anche L’Esorcista o Frozen.
In Svezia, uno dei maggiori distributori ha deciso di applicare su tutti i cartelloni, le locandine e le pubblicità dei film meritevoli un timbro che testimoni se queste hanno passato il Bechdel test, e una domenica al mese nelle sale vengono proiettano solo fim “Bechdel approved”.
Al Nord, quindi, c’è chi prende il Bechdel test molto sul serio.
Ma c’è anche chi ha provato ad applicarlo ai film nominati agli Oscar, per esempio nel 2012:
E se provassimo con i film del 2014? Sorpresa, il nostrano La grande bellezza di Paolo Sorrentino non passa il Bechdel test: è vero che intorno al protagonista Jep Gambardella vortica un nutrito gruppo di conoscenti fra cui innumerevoli donne; ma anche quelle a cui viene dedicato un maggior approfondimento psicologico hanno diritto di parola solo durante le conversazioni con Jep (così è per Ramona, la spogliarellista interpretata dalla Ferilli; per Stefania, l’amica di Jep donna in carriera con qualche scheletro nell’armadio; per Dadina, la nana capo redattrice del giornale dove Gambardella lavora, e anche per Elisa, il primo amore del protagonista, morta, ma molto presente nei ricordi di lui).
Nel film di Sorrentino, quindi, ci sono sì molte donne, ma isolate come universi paralleli (mentre Jep ovviamente ha degli amici maschi e vi intavola conversazioni).
Ora che avete capito come funziona il Bachdel test, provate a metterlo in pratica. Pensate agli ultimi dieci film che avete visto (o ai vostri 10 film preferiti) e scoprite se rispettano le tre condizioni. I risultati potranno essere sorprendenti.
Serena Avezza
@twitTagli