Ed eccoci al nostro appuntamento settimanale con gli Highlights delle WSOP 2013, con i primi eventi importanti ed i primi vincitori importanti. Iniziamo subito dagli eventi che avevamo lasciato in sospeso la settimana scorsa.
Evento #6, $1.500 No-Limit Hold’em Re-entry “The millionaire maker”: quando ci siamo salutati mercoledì scorso, gli ultimi 4 dei 6300 partecipanti stavano duellando per il montepremi garantito a 7 cifre. Alla fine l’ha spuntata il canadese Benny Chen, fino a ieri amatore, da domani chi lo sa. Il primo professionista a premi è Dan Kelly, in sesta posizione.
Evento #7, $1.000 No-Limit Hold’em: un’autentica beffa per un grande giocatore come Eric Baldwin doversi accontentare del secondo posto. D’altra parte non combatteva contro un principiante, Matt Waxxman è un professionista con già all’attivo diversi tavoli finali alle WSOP, questo braccialetto per lui rappresenta solo la meritata consacrazione.
Evento #8, $2.500 8-Game Mix: ci eravamo lasciati con Dario Alioto che veniva eliminato al sesto posto, centrando comunque un ottimo risultato. Alla fine il vincitore è Michael Malm, che batte nel testa a testa finale Steven Volansky. Terzo posto amarissimo per Greg Mueller, già secondo classificato al medesimo evento lo scorso anno: si conferma un giocatore abilissimo nelle varianti mixed-games, ma la sfortuna lo tiene a qualche showdown di distanza dall’agognato braccialetto.
Evento #9, $3.000 No-Limit Hold’em Shootout: anche qui, la settimana scorsa vi avevamo accennato all’importante presenza italiana di Alessandro Longobardi al tavolo finale di questo evento. Quello che ci eravamo dimenticati di aggiungere è che il giocatore veneziano aveva già raggiunto il tavolo finale nel medesimo evento l’anno scorso. Un risultato incredibile, ma che non viene coronato da una vittoria che sarebbe stata più che meritata. Azzoppato da un cooler (un colpo imparabile, dove si ha un punto fortissimo che si scontra con uno ancora più forte e illeggibile), Longobardi esce al quinto posto. Speriamo che i 68.000$ vinti bastino comunque a consolarlo. A vincere l’evento è il semi-professionista Cliff Josephy, ma merita una menzione la prestazione del fortissimo campione David “Bakes” Baker, in sesta posizione (soprannome necessario, visto che c’è un altro David Baker, altrettanto forte, noto col nickname ODB).
Evento #10, $1.000 Limit Hold’em: giocare Limit e giocare No-Limit sono due cose completamente diverse. A dimostrarcelo, il fatto che i nomi in classifica siano per lo più sconosciuti a chi, magari, segue il Texas Hold’em in televisione. Il vincitore è Brent Wheeler, specialista dei giochi Limit, che aveva già ottenuto qualche piazzamento a premio negli anni passati. Il primo nome noto (ma bisogna già avere una discreta cultura di poker sportivo) è quello di Eric Froelich, nono classificato.
Evento #11, $2.500 No-Limit Hold’em Six-Handed: il bello del poker è che ogni tanto, anche il novellino può battere il campione. Questo deve averlo avuto bene in mente Levi Berger, mentre compiva il suo piccolo miracolo, sconfiggendo nel testa a testa finale un professionista come Scott Clements. In fondo, uno dei motivi per cui il poker piace così tanto è proprio perché almeno una volta nella vita, dà una possibilità a tutti.
Evento #12, $1.500 Pot-Limit Hold’em: se nell’evento #11 il vincitore ha compiuto un piccolo miracolo, in questo evento il miracolo è stato clamoroso. Già, perché il secondo classificato non è un “professionista” come tanti, è Allen Cunningham! 5 braccialetti, 12 milioni e fischia di dollari vinti in carriera, giocatore dell’anno nel 2005, e decimo nella classifica dei giocatori più vincenti di tutti i tempi. E il vincitore? Lev Rofman è un amatore, al suo primo risultato in carriera. D’altronde un campione come Cunningham lo saprà meglio di tutti, che purtroppo, o per fortuna, nel poker l’abilità non si vede sul singolo risultato, ma sul lungo periodo. Gli rimarrà forse un po’ di amarezza per l’occasione persa, ma certamente lui non deve dimostrare nulla a nessuno.
Evento #13, Seven Card Stud Hi-Low Championship: ed eccoci al primo evento che, oltre al cospicuo montepremi, metteva in palio anche il titolo di campione del mondo in una specifica disciplina. Come sempre, in tali eventi, i campioni mettono in campo tutta la loro grinta, e si può ammirare il confronto tra la vecchia scuola di professionisti, e la nuova scuola di giovani provenienti dall’online. A spuntarla, è stato uno dei primi, e il suo volto molti lo conoscono bene: si tratta infatti di Mike Matusow, personaggio storico che chiunque avrà visto in televisione se ha guardato qualche trasmissione sul poker. Soprannominato The Mouth, per il suo vizio di parlare in continuazione e di prendere in giro i suoi avversari (soprattutto il migliore amico e rivale Phil Hellmuth), Mike fino al 2012 sembrava un giocatore in declino. Invece nel 2013 è risorto, e dopo la vittoria di gennaio del National Heads-Up Poker Championship (in finale proprio contro Hellmuth), oggi si prende questo meritatissimo titolo e braccialetto annesso (il quarto in carriera per lui). Secondo classificato uno specialista dello Stud Hi-Low, Matthew Ashton, quarto posto per David “Bakes” Baker: se vi sembra di averlo già sentito, risalite di qualche riga, già, è il secondo tavolo finale in pochi giorni per il buon Bakes. Perché è vero, la fortuna fa sì che a volte un amatore possa vincere un braccialetto, ma l’abilità alla lunga si vede eccome.
Evento #14, $1.500 No-Limit Hold’em: il signore degli anelli conquista il primo braccialetto.
Il vincitore di questo evento si chiama Jonathan Taylor, e alle World Series è il suo primo risultato, ma non si tratta certo di uno sconosciuto. Taylor è infatti il giocatore più vincente del WSOP-Circuit, una serie di tornei minori organizzati sempre da Harrah (l’azienda che detiene il marchio WSOP), che fanno tappa in tutti i maggiori Casino degli Stati Uniti. Non richiamando campioni internazionali sono meno prestigiosi, ma mettono in palio simbolicamente un anello, e Taylor ne ha vinti ben 3 nelle ultime due stagioni. Questo risultato rappresenta dunque per lui una meritata conferma. Nessun grande nome in questo evento, ma non ci stupiamo: si svolgeva in contemporanea all’evento precedente, in cui tutti i campioni erano impegnati.
Evento #15, $1.500 H.O.R.S.E.: che cos’è l’HORSE? I cavalli non c’entrano, anche se in un Casino qualcuno potrebbe pensare diversamente. Si tratta di una variante di poker a giochi misti, dove le lettere stanno per Hold’em, Omaha (hi-low), Razz, Stud, Eight-or-better (quest’ultimo è un nome alternativo per lo Stud hi-low). Cinque giochi dunque, tutti giocati in modalità Limit: un evento ad alto tasso tecnico… vinto infatti da un giocatore ad alto tasso tecnico. A conquistare il braccialetto (il terzo per lui) è infatti Tom Schneider, grande specialista di giochi Limit: basta pensare che i suoi successi precedenti li aveva ottenuti in un evento di Stud Hi-Low nel 2007, e in un evento misto Omaha Hi-Low/Stud Hi-Low, sempre nel 2007.
Piccola parentesi: perché a volte definisco alcuni eventi più “tecnici” di altri? Alcuni eventi richiedono più abilità, altri più fortuna? No, ma eventi diversi richiedono abilità diverse! Negli eventi Limit, non esiste la possibilità di rilanciare oltre la puntata fissa: questo rende molto più difficile il “bluff”, visto che diventa impossibile puntare una cifra talmente grande da spaventare gli avversari. Occorre quindi un’analisi perfetta delle proprie possibilità prima di entrare in una mano, in quanto non esiste il ragionamento “chiamo questo rilancio, se poi non chiudo il mio punto, bluffo puntando pesante e prendo il piatto lo stesso” (strategia chiamata floating). Bisogna saper scegliere con oculatezza i piatti in cui entrare, ma allo stesso tempo non intestardirsi a chiamare l’ultima puntata solo perché si sono chiamate quelle precedenti. Il bluff diventa un’arma da usare in casi rari, da selezionare con astuzia. Occorrono pazienza, disciplina e abilità matematica: in una parola sola, tecnica.
Nei giochi Pot-Limit questo concetto si applica al primo giro di puntate (massimo primi due), ma il fatto che il piatto cresca esponenzialmente rende gli ultimi giri di puntate più simili al No-Limit. Nel No-Limit tutto questo non vale, perché esistono molte più possibilità: posso puntare poco, per attirare gli avversari nel piatto. Posso puntare tanto, per spaventarli, posso fare una puntata media per ingolosirli, posso andare All In per costringerli a giocare solo più sulle carte, e non sulla posizione o sulla quantità di Chips. Il No-Limit (e in parte il Pot-Limit) richiede estro e capacità di adattamento, quindi abilità ben diverse.
Questo non solo spiega perché il No-Limit Hold’em sia maggiormente apprezzato dal pubblico televisivo, ma anche perché solo pochissimi super-campioni riescano ad essere forti sia nei giochi Limit che nel poker No-Limit.
Evento #16, No-Limit Hold’em Heads-Up Championship: il secondo titolo di campione del mondo è quello della disciplina Heads-Up. Texas Hold’em giocato 1vs1, con la struttura del torneo fatta ad albero. Alla fine trionfa Marc Radoja, già vincitore di un braccialetto nel 2011, in maniera incredibile: non tanto per la vittoria in finale contro Don ‘Nguyen, ma per le vittorie di entrambi contro gli altri due semifinalisti, Ben Sulsky e Justin Bonomo, due che online hanno vinto di tutto e di più. Sulsky in particolare è stato il recente protagonista di sfide online all’ultimo sangue con Viktor “Isildur1” Blom, dove i due si sono scambiati botte da milioni di dollari in poche ore.
Menzione d’onore al quinto classificato, Phil Hellmuth, al suo secondo piazzamento a premi di questa edizione, e 97esimo in carriera. Sesto un altro specialista del testa a testa, Randy Lew, divenuto famoso online col nickname di “Nanonoko”.
Evento #17, $1.500 No-Limit Hold’em: il vincitore non è una faccia notissima, ma l’abbiamo già visto in giro. Anastasios Polychronopulos ha infatti già conquistato un braccialetto in un evento simile nel 2011, ma in questo caso la sua vittoria passa quasi in secondo piano. Al quarto posto troviamo infatti Joe Cada, il campione del mondo 2009 che abbiamo già visto ad un tavolo finale la settimana scorsa. E soprattutto, all’ottavo posto, c’è David “Bakes” Baker, al terzo (terzo!) tavolo finale nel giro di 5 giorni. Un rush incredibile per un giocatore in uno stato di forma strepitoso: a questo punto sarebbe davvero un peccato se chiudesse le WSOP senza nemmeno un braccialetto, quindi tifo per lui!
Altri eventi: dopo un weekend in sordina, si sono rivisti negli ultimi 2 giorni gli italiani. Abbiamo infatti una bella deep-run di Niccolò Caramatti, che esce 44° in un No-Limit Hold’em con più di 2000 partecipanti, una prestazione maiuscola di Dario Alioto ad un evento di Omaha hi-low ancora in corso, e soprattutto, abbiamo il tavolo finale di Dario Minieri

al campionato mondiale di Pot-Limit Hold’em! Un tavolo finale stellare, con il nostro Dario “caterpillar”, un altro campione come David Kitai, e due mostri come Eugene Katchalov e Bertrand “Elky” Grospellier, che si sta svolgendo in queste ore, ma che con ogni probabilità termineraà domani sera.
Alla settimana prossima (e forza Dario!).
Luca Romano