La strana storia del sito www.nasa.com

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Questa vicenda si colloca in un tempo strano… un tempo in cui la rete internet era ancora in fasce in una culla, e ancora non aveva sviluppato quella prodigiosa memoria per la quale oggi è temuta.
Gli anni in cui venivano alla luce quei bambini che noi oggi chiamiamo “nativi digitali”, e Postal Market ancora faceva indagini di mercato per capire i motivi del progressivo calo di vendite.

Questa è la storia di una “drittata”, di un astuto e brillante maestro dell’essere cazzaro, diventato ricco per questa sua qualità.
All’inizio degli anni 90, Internet era ancora una rete che connetteva pochi computer, e non un gigantesco ipertesto virtuale: poco più di 10.000 persone facevano parte del “web”.
Alla voce “le ultime parole famose” potete trovare quelle di Robert Metcalf, il creatore del protocollo Ethernet, il quale ancora nel 1995 sosteneva: “Presto Internet esploderà in modo spettacolare, come una supernova, per poi collassare catastroficamente nel 1996”.

I siti internet erano semplicemente dei luoghi virtuali su cui caricare documenti (o altri tipi di informazioni) in modo da poterle condividere rapidamente. Nel 1991 ai laboratori del CERN di Ginevra (Centro Europeo per la Ricerca Nucleare) si inventano un nuovo modo di classificare, cercare e leggere le informazioni sui computer interconnessi: l’ipertesto.
Nasce la rete mondiale (WorldWide Web, da cui il www all’inizio della maggior parte degli indirizzi internet). La tecnologia alla base del WWW viene resa pubblica dal CERN nel ’93, e nello stesso anno viene creato il primo programma pensato appositamente per la navigazione in rete: Mosaic, il primo web-browser.

Il sistema di denominazione dei domini internet, oggi noto come DNS (Domain Name System), era già nato prima, nel 1985, ed è costituito da una serie di “domini di primo livello” (Top Level Domain: TLD) amministrati dal Dipartimento della Difesa americano. I domini sono:

  • .gov per gli enti governativi
  • .com per le attività commerciali
  • .edu per ciò che aveva a che fare con scuole ed università
  • .mil per quanto riguardava le forze armate
  • .net per siti legati alla gestione stessa della rete
  • .org generico.

Le aziende o le persone che volevano dotarsi di un sito web dovevano quindi fare richiesta al dipartimento della difesa per registrare il loro sito sotto il dominio appropriato.
Ma dopo il 1993, grazie al WWW, la diffusione di Internet aumenta esponenzialmente, e il dipartimento della difesa non è minimamente in grado di gestire l’enorme numero di richieste e di nuovi siti, così decide per una mossa storica: i domini .com, .net e .org vengono liberalizzati; gli altri rimangono di proprietà del governo.

Ed è qui che il nostro anonimo genio, che chiameremo “il Dritto” fa la sua mossa, e registra a suo nome il sito web “www.nasa.com“: infatti la NASA (National American Space Agency) era stata una delle primissime realtà nel mondo a dotarsi di un sito web, ma trattandosi di un ente governativo, il suo sito ufficiale era www.nasa.gov (e per la cronaca, lo è ancora oggi).
Il Dritto carica sul suo sito internet nuovo di zecca solamente pochissimi contenuti: una foto di Mike Tyson mentre morde l’orecchio a Holyfield, e un po’ di materiali pornografici, con link a siti per adulti.

I motori di ricerca naturalmente erano ancora di là da venire, quindi la navigazione avveniva ancora digitando l’indirizzo del sito desiderato (o cliccando su un link in un altro sito): per due anni il sito nasa.com viene visitato da migliaia di persone, la stragrande maggioranza delle quali si ritrovava in mezzo a procaci e discinte figure femminili mentre cercava notizie su galassie e supernove.

Nel 1996-97 la NASA avvia una delle più importanti missioni per cercare segni di vita su Marte: dopo alcuni decenni di Star Trek e analoghi in TV, l’idea di una missione che davvero si propone di trovare la vita su un altro pianeta (per quanto si parlasse solo di batteri) dà alla notizia una rilevanza mediatica di prim’ordine, e la NASA promette che pubblicherà sul proprio sito internet tutte le foto scattate sul pianeta rosso dal rover Pathfinder.
Potete immaginare lo stupore dei primi astrofili curiosi a scoprire che Marte era popolato da pornostar in pose provocanti e da un pugile di colore…

La NASA naturalmente non ci sta, e chiede all’azienda che amministra i domini .com di chiudere il sito, ma questa inizialmente rifiuta: al di là del nome del dominio non c’è alcun riferimento all’ente spaziale americano, pertanto il sito non viola alcuna regola legata al copyright o ai diritti di immagine.
Ma dopo un po’ la notizia inizia ad uscire sui giornali: “Mars web surfers land on porn site” (Web-navigatori di marte finiscono su sito porno – United Press International), e per la NASA il danno di immagine inizia a diventare eccessivo. Così si ritorna all’azienda, che minaccia azioni legali importanti se il sito nasa.com non verrà chiuso.

L’azienda amministratrice si fa intimorire, e chiude nasa.com nel luglio del 1997, senza nemmeno dare al proprietario i 30 giorni di tempo che la legge prescrive per rimuovere eventuali contenuti offensivi, o per mettere un disclaimer con un eventuale link al vero sito della NASA.
Qualche traccia su Internet di questa vicenda oggi rimane, nella forma di pagine di archivio di quei pochi siti di informazione che esistevano già nel 1997 e avevano trattato la notizia, ma su quello che successe dopo nessuno ha informazioni certe. 
Probabilmente la vicenda si concluse qui, e alla fine i guadagni del Dritto furono solo (si fa per dire) quelli dovuti alle pubblicità pornografiche visitate da decine di migliaia di utenti involontari (in un’epoca in cui gli utenti di internet erano alcune decine di milioni e non miliardi come oggi).

Ma a noi piace pensare che un simile esempio di genialità contro il sistema sia stato premiato ulteriormente, e che il Dritto si sia fatto dare un ricco vitalizio dalla NASA per non ricorrere in tribunale contro la chiusura del suo sito – evento che avrebbe richiamato attenzione mediatica su una vicenda imbarazzante, e che in caso di vittoria del Dritto avrebbe costretto l’ente spaziale americano a convivere con il sito porno www.nasa.com.
Una piccola postilla di fantasia a beneficio del protagonista di una storia vera, un aneddoto curioso e assurdo della storia dell’informatica, di cui Internet ha a malapena conservato memoria.

Luca Romano
@twitTagli

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