Qual è lo stato dell’arte? Prendete la domanda nel suo senso letterale: a quale punto sono giunte le arti quali espressioni del genio umano? Naturalmente è una domanda alla quale non si può rispondere, per la complessità della questione posta e perché una eventuale risposta richiederebbe competenze diversificate ed enormi, che io non posseggo.
Tuttavia, alcune considerazioni è possibile farle: primo, bisogna ammettere che al giorno d’oggi esistono forme d’arte nuove, vive e in fermento, normalmente ignorate nella formazione scolastico/accademica di un individuo. Parlo ad esempio del cinema: non tutto ciò che si va a vedere al cinema è un capolavoro, ma è fuor di dubbio che anche in anni recenti siano stati girati film meravigliosi. Altre forme d’arte di nuova generazione possono essere il design di interni, l’arte figurativa digitale, la moda… Sbilanciandomi, azzarderei una considerazione alla stregua di forme dell’arte anche la TV e i videogames.
La seconda considerazione spontanea è che invece forme d’arte più “classiche” stanno vivendo ormai molto lontano dal gusto sensoriale. Nel film di Stanley Kubrick “Full Metal Jacket” il sergente maggiore Hartman apostrofa una recluta dicendogli “tu sei talmente brutto che sembri un capolavoro d’arte moderna“: ecco, al di là della grottesca resa cinematografica, è innegabile che le opere d’arte prodotte al giorno d’oggi siano ammirate per lo più per il loro significato artistico che per un’intrinseca bellezza. Ed è altrettanto innegabile che, al di là di qualche sporadico caso (Andy Warhol, Fontana, etc.), molta di quella che viene chiamata “arte” è in realtà “Merda d’artista”.
In ambito musicale vale purtroppo il medesimo discorso: le “opere d’arte” prodotte in ambienti accademici sono spesso apprezzabili per il loro significato, ma se non sono accompagnate da una spiegazione non è raro che risultino ostili all’orecchio.
Questo, a mio avviso, è dovuto ad una distanza ormai siderale degli ambienti accademici dell’arte da quello che è il gusto: la strada della sperimentazione sul significato e sulla sostanza ci ha portati lontano (da Picasso a Stravinski), ma come è noto, il troppo stroppia e anche un’eccessiva ricerca di sostanza non dovrebbe perdere il contatto con la forma.
E se fosse tempo di tornare indietro e cercare l’innovazione e la sperimentazione in altre direzioni?
In musica ad esempio, esiste già chi sperimenta, a mio avviso con discreto successo, nuove forme di espressione. Tralasciando il mondo della musica pop-rock, generi che spero nessuno si offenda se definisco “di intrattenimento”, all’interno del panorama metal esistono esempi interessanti di sperimentazione artistica, che forse gli ambienti accademici dovrebbero prendere maggiormente in considerazione.
Innanzitutto, è bene sottolinearlo, sebbene la prima generazione di gruppi metal sia nata dal rock (gruppi come Iron Maiden, Metallica etc.), la maggior parte dei gruppi nati dagli anni ’90 in poi spesso si rifà direttamente alla tradizione musicale classica; non è un caso infatti che, a differenza di quanto avviene in altri generi musicali, la stragrande maggioranza dei musicisti metal venga da studi di conservatorio.
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I due chitarristi del gruppo Death Metal “Children of Bodom” esibiscono tanto il loro virtuosismo quanto la loro devozione alla tradizione classica
Il curriculum “classico” non rende solo molti musicisti degli autentici virtuosi (da Yingwie Malmsteen ad Alexi Laiho dei Children of Bodom) dello strumento, ma influisce anche pesantemente sulla produzione musicale: moltissimi sono i gruppi che utilizzano orchestre classiche nei loro brani. Attenzione: non sottofondo, accompagnamento o basi orchestrali, ma composizioni dove l’orchestra e gli strumentisti si alternano a eseguire la linea melodica principale, in un “dialogo” che (mi perdonino gli accademici per la blasfemia del paragone) si può ricondurre alla forma del concerto per strumento solista e orchestra.
In particolare esiste un genere noto come “Symphonic Metal”, dove le parti orchestrali sono importanti tanto quanto quelle di batteria, basso e chitarra elettrica.
Molti dei gruppi che fanno metal sinfonico, inoltre, si dotano spesso di cantanti donne, con la voce impostata nel registro lirico, andando quindi a creare un effetto di contrasto tra la voce (quasi sempre un soprano) e le linee più “pesanti” delle chitarre e della batteria. Probabilmente il gruppo più famoso in questo senso sono i Nightwish, ma ne esistono molti altri (Within Temptation, Tarja, etc.).
Altra interessante sperimentazione metal è quella del canto in “scream” o in “growl”: un effetto di voce gracchiante o ruggente ottenuto facendo “grattare” le corde vocali (la tecnica per eseguire questo tipo di canto è in realtà piuttosto complessa, e se non eseguita correttamente può portare a lungo andare a dei danni alle corde vocali). Questo tipo di canto (presente per lo più nei sottogeneri “Black” e “Death”), spesso risulta stridulo e ostico ad un primo ascolto, ma una volta superata l’iniziale diffidenza dell’orecchio, diventa estremamente efficace nel veicolare emozioni (che è ciò che l’arte, in fondo, dovrebbe fare).
Le tecniche che trovo innovative del panorama metal (e che ritengo dovrebbero essere per lo meno degnate di attenzione da parte degli ambienti accademici) sono molte: a volte una voce femminile lirica viene affiancata da una voce maschile in “growl”, creando un effetto di contrasto noto come “Beauty and the Beast” (la bella e la bestia: gruppi come Epica e Leaves’ Eyes); spesso capita che oltre all’orchestra ci sia anche un coro di supporto; a volte brani di musica classica vengono “rivisitati” in chiave metal (non è blasfemia, è un omaggio, ed è opportuno ricordare che anche i compositori classici si rivisitavano tra di loro con variazioni su temi e trasposizioni strumentali); molti brani di metal sinfonico sono molto più vicini a movimenti di sinfonia che alla forma “canzone” (brani di durata molto lunga, con temi, controtemi, riprese, etc.). Insomma, se l’arte deve essere ricerca dell’espressione, se deve innovarsi e rinnovarsi, forse può farlo con chitarra elettrica e batteria, senza dover per forza comporre ricorrendo al minimalismo o alla dodecafonia.
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I Therion sono uno dei gruppi che hanno sostanzialmente creato il metal sinfonico. La loro formazione è cambiata molte volte nel corso degli anni, e quindi anche la struttura strumentale della band non è rimasta sempre uguale: la maggior parte dei loro album sono stati incisi col supporto di un’orchestra enorme e non uno, ma due cori, che si vanno ad aggiungere ad una voce maschile naturale, una voce maschile in growl, e due voci femminili liriche (un soprano e un mezzo-soprano). Ultimamente si sono presi un periodo di lontananza dal palcoscenico e dallo studio di registrazione per dedicarsi alla composizione di un’opera lirica-metal, con tanto di trama, libretto, costumi e scenografia.
E se il nuovo Mozart componesse sinfonie metal, invece che brani dodecafonici?
Luca Romano