L’elettorato distorto di un referendum nato male (e gestito peggio)

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È stato un grave errore impostare la campagna referendaria su temi totalmente alieni a quelli autenticamente in discussione e la responsabilità ricade su chi l’ha condotta così (male) sin dall’inizio. Tutti i temi giusti e importanti – come quello delle royalties basse e della franchigia per chi estrae meno di una certa quantità – non erano presenti nel quesito referendario per il semplice fatto che non interessavano a chi l’ha proposto, ovverosia i dirigenti di 9 Regioni. A cominciare dalla scelta semplicemente offensiva di propagandare il referendum come ‪#‎notrivelle‬ quando le trivelle non c’entrano davvero nulla.
Il loro tentativo di cavalcare ogni possibile movimento e di accompagnarsi a qualsiasi tipo di organizzazione politica, lungi dall’essere una strategia pragmatica o anche solo un’opportunistica furbata, si è dimostrato deleterio.

Insomma, il piano era che ognuno andasse a votare “Sì”, per le ragioni più disparate. Doveva, per loro, essere l’ennesima orgia ideologica, il solito delirio pluralista, una grande chiesa che va da Che Guevara a Madre Teresa.
Votate sì, anche per i motivi più assurdi, basta che siate contenti: a noi interessa solo avere voce in capitolo sul rinnovo delle concessioni che non vogliamo lasciare al governo, ma voi potete aiutarci anche in nome dell’ambiente, della democrazia, di vostro nonno partigiano, della lotta contro le lobby petrolifere, del principio dei beni pubblici da tutelare, della difesa della patria dagli invasori plutocratici, delle future generazioni o anche per votare contro Matteo Renzi.
Chiunque ha votato Sì, l’ha fatto perché ha visto qualcosa in cui crede in questo referendum, nonostante questo qualcosa non ci fosse. Mentre si trattava di scegliere fra un Sì che dà ragione agli enti regionali nel loro giochetto di potere ed un No che afferma che è giusto rinnovare le concessioni.

Su questa realtà così prosaica, si è voluta costruire una trama emozionante e gloriosa. Ma nessuno, guarda caso, ha proposto il tema che conquistò la vittoria per i referendum sull’acqua: ossia il tema della gestione privata e a tempo indeterminato di beni pubblici.
Tema passato in sordina e sostenuto da pochi, e al quale si sono preferiti i soliti mantra ambientalisti ed altre più innovative bestialità.

Emiliano, ad esempio, è stato nei giorni scorsi padre del brocardo giuridico “il mare pugliese appartiene ai pugliesi”. Olè.
E mentre Casapau e Sinistra Italiana hanno sostenuto la necessità di salvare le spiagge (parte dello schema irenico di liberare l’Italia, terra di sole e di mare, dalla presenza di ogni industria tout-court, non di regolamentarla), il Movimento 5 Stelle ha sostenuto che questo fosse un referendum contro Renzi, il suo governo e lo scandalo di Tempa Rossa (entroterra della Basilicata) e dell’ex-ministro Guidi. Doppio olè.
Assieme a questi sono arrivati i soliti geni della comunicazione, con “trivella tua sorella” e le gif animate che mostrano quanto sia brutto il mare con le piattaforme (ribattezzate trivelle), ovvio che nessuno ci vuole andare, anche se in realtà ci stanno dagli anni ’60-’70 e la gente, la mia famiglia ivi compresa, ci è sempre andata e non si è mai formalizzata per la sagoma quadrangolare che emerge dalla linea dell’orizzonte, mentre spesso si lamentava (e cambiava spiaggia) per la mucillagine e le alghe e la sporcizia gettata in acqua, tutte cose di cui sappiamo i responsabili ma che, visto che le Regioni non vogliono la responsabilità di garantire il rispetto delle norme ambientali o di spendere soldi sui depuratori degli scarichi, evidentemente non meritano di essere affrontate in maniera seria.

Ogni scelta di voto è giusta e legittima in democrazia ed entrambe le parti hanno fatto ampio ricorso all’insulto come metodo di propaganda (ottimo modo per far perdere interesse e assicurarsi che a parlare del referendum siano sempre pochi e principalmente fra loro).
Io non ho insultato nessun elettore, anche perché mi interessa molto di più il referendum costituzionale venturo.
In occasione del quale, non solo ci saranno tutte le ragioni del mondo per votare, ma non ci sarà neanche il quorum.
Quindi magari evitate rant imbarazzanti su facebook, ché la gente è rancorosa e magari ad ottobre si ricorda chi ha cercato di trattarla da bullo.
Ivi compreso l’atteggiamento dilettantista e violento di certi ministri del governo e dirigenti del PD.

Pietro Moroni

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