Io sono contraria alla Stepchild adoption, per gli amici “adozione del figliastro”, contenuta nel Disegno di Legge Cirinnà.
Per tre motivi.
Primo: se uno dei due coniugi gay ha un figlio, può darsi che l’abbia concepito facendo ricorso alla maternità surrogata. Su cui in Italia manca una legge e che allo stato attuale delle cose è vietata.
Oppure possono avere fatto ricorso alla fecondazione assistita: vietata alle coppie gay.
Non è una grande forma di ipocrisia, autorizzare il risultato finale e vietare la condotta per ottenere quel risultato?
Secondo: poiché la condotta è vietata, chi vuole un figlio in Italia può ricorrere a escamotages paralegali o rivolgersi a strutture estere, con aggravio di costi.
Quindi, in pratica, stiamo suggerendo ai nostri connazionali ricchi di andare all’estero e a tutti gli altri di infrangere la legge per ottenere un risultato lecito. Schizofrenia?
In ogni caso questo atteggiamento è una violazione del principio costituzionale di uguaglianza sostanziale, perché non tutti avrebbero pari opportunità.
Terzo: non capisco perché adottare il figlio del proprio compagno non arrechi danni al minore mentre adottare un altro bambino sia potenzialmente pericoloso.
Delle due, l’una: o è salutare per il minore avere una famiglia gay che lo ama, o non lo è.
Che senso ha fare le cose a metà? Perché continuano a sussistere barriere per l’adozione nuda e cruda?
Detto questo: sarebbe bello poter discutere nel merito di questi contenuti.
Trovo che chi è favorevole alle adozioni gay stia sprecando l’occasione di ribattere sul punto. Qui non si tratta solo di essere favorevoli ai diritti per i gay o no: si tratta di regolare un fenomeno che già esiste da tempo, offrendo tutele a tutte le parti in gioco e non solo ad alcune.
Il DDL Cirinna’ non lo fa. Rimuove i nodi problematici della questione. Non vieta e non autorizza.
Non potremmo provare serenamente a discutere dei contenuti, senza giocare al gioco gay vs cattolici estremisti, peraltro così amato dalle sentinelle in piedi?
Irene Moccia
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