12 pareri sul referendum: perché votare sì o no

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Nel caso non ci conosceste a fondo, sappiate che raramente siamo d’accordo.
Non ci siamo mai voluti dare una linea editoriale perché è noiosa, e nei limiti della decenza qui ciascuno ha sempre avuto la possibilità di sostenere la propria tesi. Ma dovevamo palare del referendum, e volevamo esprimere chiaramente i motivi per cui votare sì o per cui votare no.
Una piccola premessa: se siete convinti che in un caso “vince la dittatura, quindi no” e nell’altro “è un referendum sul costo della politica”, non avete capito niente e avete bisogno tanto di questo pezzo quanto degli articoli linkati al fondo.

Comunque: prima di scrivere questo articolo ci siamo contati. Dei 14 redattori che hanno risposto

  • 7 hanno deciso per il sì
  • 3 hanno deciso per il no
  • 2 sono indecisi tendente sì
  • 2 sono indecisi e basta
  • Nessuno è indeciso tendente no, ma questo era facilmente prevedibile.

Abbiamo fatto anche un rapido resoconto dei motivi per cui ci siamo orientati così: hanno risposto in 12. Ciascuno dei seguenti punti di vista contiene un giudizio, e ogni giudizio è separato da una canzone trash della musica leggera italiana.
Se tutto questo non vi basta, potete sempre aggiungere considerazioni, questioni e domande nei commenti. Anche riguardo la colonna sonora.

 1 di 12) VOTO NO: È UN TESTO AMBIGUO CHE NON SEMPLIFICA

No perché non condivido affatto la riforma del titolo V: la Corte Costituzionale ha già risolto gran parte dei potenziali conflitti di attribuzione su quelle materie, che a mio parere è giusto restino locali.
No perché l’accordo firmato da Cuperlo non è una proposta di legge.
No perché, a regolamenti parlamentari invariati, non vedo una sicura semplificazione nell’iter legislativo.
No perché il testo si presta ad ambiguità interpretative notevoli.
Peccato, perché molti spunti sono interessantissimi (controllo preventivo della Corte Costituzionale, superamento del bicameralismo, per quanto in termini non del tutto condivisibili).

(IM)

 2 di 12) VOTO SÌ: TEMO LA CRISI DI GOVERNO

Diciamo che temo possa andare in crisi il governo. E anche se Renzi mi sta sulle balle, sono terrorizzato dall’effetto che Trump-Le Pen (do per scontato che vinca) possono avere su eventuali lezioni in Italia nel breve periodo. Puntualizzo su Renzi: a me sta sulle balle lui, il suo modo di comunicare, la Leopolda con Farinetti e gli imprenditori illuminati, il mettere nello stesso discorso le parole merito-eccellenza-madeinitaly e la luna di miele con Alfano e Verdini per stare al governo.
Però è anche vero che veniamo da quasi 30 anni di immobilismo con governi di centrosinistra paralizzati di volta in volta da Bertinotti e Mastella e altri omuncoli. Più Berlusconi, ragazzi, ve lo ricordate? Berlusconi e la sua corte dei miracoli: Calderoli, Borghezio, Gasparri!
Se le alternative sono Dibba e Salvini, mi tengo la Boschi: almeno è manza.

(AD)

 3 di 12) VOTO SÌ: LA VERA PARTITA È LA LEGGE ELETTORALE

Da mesi ero favorevole al No, principalmente perché la trasformazione del Senato in una camera delle regioni ha poco senso se non cambi in senso federalista tutta la costituzione. In breve, non basta piazzare dei consiglieri regionali per fare un Bundesrat.
Inoltre, a me piace eleggere direttamente i miei rappresentanti, son fatto così.
Però la settimana scorsa ho cambiato idea: la riforma è un pasticcio per molti versi, ed ormai è chiaro che siamo in pochi a votare davvero per la riforma, per svariate ragioni. Il referendum si è personalizzato, come ormai accade troppo spesso in qualsiasi tipo di consultazione elettorale. Prima è stato Renzi a personalizzarlo, poi – quando lui ha fatto marcia indietro, smentendo dimissioni in caso di sconfitta – sono stati i suoi avversari a farlo.
Anche se Renzi non è affatto la sinistra che auspico, devo riconoscergli di aver preso alcuni sani provvedimenti.
In buona sostanza è il meno peggio che possa capitarci, e non è poco di questi tempi. Se cade Renzi, ci sono solo i grillini, ovvero l’incompetenza più totale al potere. Quindi Sì: meglio una riforma costituzionale pasticciata – non di certo autoritaria – che un governo grillino alle porte e poi la Troika o chissà chi.
Anche perché la vera partita è la legge elettorale. E qui mi ripeto : per me la legge elettorale deve essere inclusa nella costituzione.

(JDM)

 4 di 12) VOTO NO: QUESTO PARLAMENTO NON È LEGITTIMATO

Io voto NO al Referendum per svariate ragioni. La prima e fondamentale è perché resto dell’idea che l’attuale parlamento non possa e non sia legittimato a fare riforme così importanti. Nel 2013 la Corte Costituzionale ha stabilito che il Porcellum era incostituzionale: pertanto il parlamento eletto con quella legge non dovrebbe lanciarsi in una riforma costituzionale, ma dovrebbe piuttosto limitarsi a fare una nuova riforma elettorale e tornare alle elezioni.
E poi, secondo me è un errore considerare potenzialmente catastrofiche le ricadute politiche della vittoria del NO. Secondo me le conseguenze sarebbero piuttosto semplici: nel “migliore” dei casi, non succede assolutamente niente. Nel “peggiore” dei casi, Renzi si dimette, Mattarella gli ri-assegna un incarico di governo che questa volta coinvolge anche Forza Italia in uno scenario da “governo di coalizione” ancora più grande di quello attuale, in un rinnovato patto del Nazzareno.
Dopodiché scrivono una riforma costituzionale che piaccia a tutti e ci riprovano.

(DM)

 5 di 12) VOTO SÌ: BASTA CON LA “NAVETTA” PARLAMENTARE

Io essenzialmente voto SI perché di leggi che rimbalzano tra camera e senato e conseguenti compromessi al ribasso (vedi, ad esempio, la legge sulle unioni civili) mi sarei pure rotto le scatole.
Inoltre sono STRA-favorevole all’abolizione delle province e del CNEL che come enti hanno l’unico scopo di scaldare le poltrone degli edifici ad essi destinati con dei deretani ciccioni.
Per finire, è statisticamente molto oltre l’incertezza quantistica che Grillo, Salvini, CasaPound, Forza Nuova, le Sentinelle in piedi e D’Alema possano avere ragione contemporaneamente.

(LR)

 6 di 12) VOTO SÌ: CONVINTO DALL’ACCORDO SULLA LEGGE ELETTORALE

È una riforma pasticciata ed è stata approvata male. Ma è un piccolo passetto avanti e contiene qualche cosa interessante (riaccentramento dei poteri, quorum per elezione PdR, voto a data certa).
La cosa che era davvero pericolosa era la legge elettorale. Ho studiato il sistema britannico: in un sistema multipolare una legge ultramaggioritaria è pericolosa, perché consegna la maggioranza assoluta a una minoranza. Dunque l’accordo per modificarla mi pare importante.
Una puntualizzazione: io non credo che Renzi rispetterà l’accordo con Cuperlo perché è una persona di parola, ma perché sa che il ballottaggio lo perde. Mentre, con il proporzionale con un piccolo premio di maggioranza, le elezioni le vince. E a lui l’idea di stare al governo con una coalizione non dispiace, diciamo.

(DC)

 7 di 12) VOTO SÌ: PIÙ EFFETTI POSITIVI PESANTI RISPETTO AGLI EFFETTI NEGATIVI

Fino ad un mese fa, ero per il no. Approfondendo i ragionamenti sono però passato al sì:
– il vero problema, come dicono qui in molti, è la legge elettorale, ma l’accordo sulla modifica dovrebbe risolvere gran parte delle problematiche sollevate dai #IoVotoNo;
– è vero, è una riforma pasticciata. Articolo 70 in primis, ma fine del Bicameralismo perfetto, riforma titolo V (questa è la parte che trovo più importante) e abolizione di CNEL e Province (di cui però mi frega veramente poco) hanno secondo me effetti positivi più pesanti rispetto agli effetti negativi di una scarsa chiarezza nella stesura di un articolo;
– sì, ammetto di temere un po’ gli scenari politici in caso di vittoria del no e ammetto che questo non sia un criterio esattamente coerente per scegliere il voto. Però è così, e anche questo mi ha spinto a virare verso il sì.

(LM)

 8 di 12) VOTO SÌ: MA LE AVETE LETTE DAVVERO, LE RAGIONI DEL NO?

Fino ad un mese fa non ne sapevo niente. Ho iniziato a informarmi un po’ negli ultimi tempi e ho trovato davvero deboli le ragioni del no. Aggiungo un po’ di considerazioni:
– Tendenzialmente, non mi piacciono gli ibridi. Anche a me piacerebbe un federalismo serio, e non la parodia di un federalismo; inoltre, a me piacciono sistemi più accentratori, dove sono chiari i poteri e le responsabilità – e al parlamentarismo rinforzato per favorire un primo ministro preferisco un presidenzialismo serio.
Mi pare non ci sia stata la possibilità/non si sia voluto operare in questa direzione.
E questo non mi piace.
– Non sono scandalizzato dal metodo parlamentare utilizzato. Il discorso di Napolitano alla sua rielezione era stato chiaro: questo Parlamento avrebbe dovuto partorire una riforma, con le buone o con le cattive. Sono state necessarie le cattive, e chi se ne lamenta mistifica la realtà di un patto che le forze politiche fecero tra loro e con Napo Orso Capo: “Napo ci toglie le castagne dal fuoco e noi in cambio ci diamo una mossa sulla riforma”.
– Il bicameralismo paritario è anacronistico.
– Il CNEL nessuno sa cosa sia o cosa abbia mai fatto. Delle provincie raramente si sentirà la mancanza (ma “raramente” non significa “mai”)
– La retorica del “Tagliamo i costi della politica” è una pagliacciata. Gli stipendi di 215 senatori sono NULLA per il bilancio dello Stato, e utilizzare questo come argomentazione politica è vergognoso.
– Il fronte del NO mi è antipatico. Non tanto Salvini, che io considero del tutto innocuo e capace al massimo del 18-20% dei voti (e sarebbe già TANTISSIMO); un po’ di più i Grillini; tantissimo la sinistra radicale (e spesso chic) che mi pare agisca per rancore o peggio per sfascismo.
– Le ricadute politiche sarebbero evidenti e spalancherebbero le porte ai Grillini. E questo mi spaventa.
– La storia dell’ “è scritta male” è un non-argomento. La stragrande maggioranza delle leggi italiane sono scritte male. Ci va un corso di ermeneutica, una bussola e una fede nel trascendente per raccapezzarsi in ogni angolo dell’ordinamento italiano. E’ brutto da dire, ma le leggi più chiare oggi in vigore risalgono al periodo fascista (sì, ce ne sono ancora). E la versione attuale della Cost. non è ‘sta meraviglia: il Titolo V attuale è scritto terribilmente e ci sono voluti 12 anni di conflitti di attribuzione per avere una mezza idea su da che parte girarsi. Quindi: di cosa stiamo parlando?

(UM)

 9 di 12) VOTO SÌ: TEMO PERÒ LE INEFFICIENZE

Voto sì con una riserva: penso che il doppio ruolo in regione + senato probabilmente darà luogo a inefficienza in entrambe le sedi; o come minimo sarà usato come alibi per giustificare l’inefficienza (“avrei voluto partecipare ai lavori in regione ma dovevo andare in Senato…” ).
Per il resto, contento delle modifiche ai referendum e all’eliminazione, seppur parziale, del bicameralismo paritario.

(EF)

 10 di 12) NON HO DECISO: UNA CAMPAGNA ELETTORALE ORRENDA

Io onestamente non ho ancora capito né deciso cosa fare: sono disorientato.
Ora, messe tra parentesi le varie amenità propagandistiche dei SI e dei NO (che sono comunque pervasive e urticanti), le cose migliori e più equilibrate le ho lette da parte dei sostenitori del SI, non lo posso negare.
È anche vero che tra i miei contatti appaiono molti sostenitori del SI competenti e preparati, mentre altrettanto non posso dire per i sostenitori del NO: le ragioni del NO hanno in genere pessimi supporters.

(AS)

 11 di 12) NON HO DECISO: DEVO ANCORA STUDIARE

Fino a lunedì ero abbastanza convinta per il no, per motivi di merito ma anche per sfiducia “a pelle” verso questi riformatori (dopo il casino che han combinato nella scuola l’idea di fargli toccare la Costituzione non mi esaltava). Ma una conversazione con un sostenitore del sì preparato mi ha messo in crisi… sento che dovrei informarmi molto ma molto di più.

(SA)

12 di 12) VOTO SÌ, E VOGLIO DARVI UN QUADRO DI INSIEME

Un voto su una riforma costituzionale non è mai un voto sulla riforma costituzionale, soprattutto se il governo e il parlamento che l’hanno partorita e sponsorizzata sono stati nominati/eletti con il preciso scopo di fare una riforma costituzionale. È chiaro che se affondi la riforma, affondi anche chi l’ha scritta.
Il voto è politico, dunque. Il che non significa che non si debba votare con cognizione di causa, certo. Ma di quei giuristi che sostengono che la riforma sia il male assoluto perché è scritta male non mi fido perché mi sembra che abbiano una concezione del diritto divina, del tipo che il testo costituzionale venga scritto nell’alto dei cieli e sia poi donato al popolo per custodirlo in saecula seculorum.
E invece no, la Carta Costituzionale è un testo storico politico e giuridico e la sua qualità è (anche) determinata dal contesto storico-politico (bruttissima definizione, ma per una volta sembra appropriata), per l’appunto.
La riforma che potevamo permetterci è questa, punto. Sicuramente poteva essere scritta meglio/diversamente. Ma non lo dico perché io abbia un’alternativa; lo dico perché è un’affermazione che vale per ogni cosa e quindi lascia il tempo che trova.
Dato che il voto è politico, rifletto sugli esiti che questo potrebbe avere: se vince il No, Renzi può farsi logorare per qualche mese per poi cadere o rassegnare le dimissioni il giorno dopo.
In entrambi i casi il rischio concreto è un governo Grillo con appoggio Salvini – perché i 5Stelle faranno l’alleanza post voto con loro, non nascondiamolo – o l’ennesimo governo PD-Centro destra. Della seconda ipotesi dubito fortemente perché Berlusconi oggi non vale più del 10% e Alfano è uno zero virgola, e quindi i destroidi voteranno in massa per Grillo, per Salvini e qualcuno per Renzie, con il risultato che la famigerata area moderata del Paese non avrà mai la maggioranza.
Un eventuale governo tecnico post Renzi ritarderebbe l’inevitabile premierato dei 5Stelle di qualche tempo.
Il PD implode; la battaglia di Bersani e D’Alema (e Speranza, e tutti quelli che vogliono seguirli) anti-Renzi per riprendersi il partito sarà stata vinta, ma con loro il PD non avrà mai un bacino di elettori in media attorno al 35% ed è destinato a essere quello degli anni Novanta: il partito leader dell’opposizione.
Invece Renzi, che è giovane e in gamba, dopo qualche anno di purgatorio ce lo ritroveremo di nuovo nelle stanze dei bottoni, come ogni politico degno di questo nome.
In ogni caso, chi sostiene che dopo la vittoria del No ci si potrebbe mettere tutti attorno al tavolo per scrivere una nuova Riforma, questa volta CONDIVISA, non conosce i meccanismi della politica.
Renzi è l’unico politico la cui bravura/volontà/astuzia ha convinto il Parlamento a votare una Riforma che davvero fa quello che dice – dare una nuova forma all’architettura costituzionale del Paese. Non ce ne sono altri come lui all’orizzonte, e nessuno oserà compiere passi in tal senso per paura di morire nella stessa palude.
Se vince il No, la Costituzione non cambia per i prossimi 20/25 anni (e può anche andare bene, eh).
Io non detesto i 5Stelle in tutto e per tutto e non voglio fare terrorismo psicologico: che però tutti quelli andranno a votare No abbiano questo scenario bene in mente prima di entrare in cabina.
Se vince il Sì, Renzi governa per i prossimi 7 anni perché si prende tutti i voti del centrodestra berlusconiano, qualsiasi sia la legge elettorale che arbitrerà la contesa nel 2018 – o anche prima.
Non so dirvi come lavoreranno il nuovo Senato, se le competenze tra Stato e Regioni saranno definitivamente chiare; però avremo un corso politico più certo.

(MR)

PER CONCLUDERE

Qui di seguito una serie di link per approfondire, documentarsi, farsi un’idea. Li abbiamo divisi tra articoli per informarsi e articoli di commento/opinione. Di più non possiamo fare.

La redazione di Tagli.me 

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