Homer, e tu per chi hai votato?

Si è parlato tanto e a lungo nei mesi scorsi degli endorsement per Obama e Romney provenienti da Hollywood e dallo star system americano.

Il duro Clint Eastwood è sceso in campo per Romney così come il miliardario Donald Trump.

Obama ha potuto contare su una nutrita pattuglia di sostenitori, dal Boss Bruce Springsteen a Lady Gaga, da Katy Perry a Eva Longoria.

Nessuno però si è chiesto per chi avrà o avrebbe votato lui, uno degli “uomini” più celebri degli Stati Uniti: Homer Simpson.

Nel 2008 il numero uno della famiglia più irriverente e politicamente scorretta degli Usa aveva provato a votare per Obama ma la macchinetta probabilmente manomessa registrava il voto in favore di Mc Cain. Ovvio riferimento ai brogli e ai disguidi che non mancano mai nella tentacolare macchina elettorale statunitense.

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Quest’anno invece, su chi sarà ricaduta la scelta di Homer? 

Sappiamo che Matt Groening, il creatore dei Simpson, è un caloroso sostenitore dei Dems e non ne fa nemmeno mistero. Possibile che l’inclinazione politica di Groening si sia trasfusa in Homer? No, e vediamo perché.

Homer è un tecnico nucleare (o nuculare come dice lui) addetto alla sicurezza della centrale di Springfield. Ha una famiglia con tre figli, una bella casa con ampio giardino, due auto e può facilmente essere definito un esponente di quella middle class che comprende il proletariato qualificato e la piccola-media borghesia, ceto niente affatto identificabile con il nostro ceto medio.

Certe sue esternazioni e alcune scelte farebbero propendere per una riconducibilità al Grand Old Party di Romney. È il caso delle esternazioni sui poveri “Aiutare i poveri non è un lavoro, è una perdita di tempo! Che cosa ottieni aiutando i poveri? Niente! Che soddisfazioni ottieni aiutandoli? Nessuna! Ma, d’altronde, chi vuole aiutare i poveri? Nessuno!”. È risaputo che i ceti meno abbienti negli Usa sono una preoccupazione dei Democratici più che dei Repubblicani.

Con altri candidati probabilmente avremmo potuto chiudere concludendo per il sostegno di Homer all’Elefantino ma visto che il candidato repubblicano era Romney occorrono ulteriori precisazioni. Romney è un morigerato mormone che non beve caffè e si astiene da tanti piaceri della vita ma quel che è peggio (nell’Homer pensiero) non beve birra. È quanto basta per giocarsi il voto del quasi quarantenne capofamiglia.

Non solo. Romney ha più volte attaccato Obama proprio su una riforma copernicana del sistema americano, quella sulla sanità. Il medical care è stato uno dei cavalli di battaglia della campagna di Obama nel 2008 e qualcuno non faticherà a ricordare come Homer, adeguatamente sobillato dalla sempre combattiva figlia Lisa, si sia battuto per ottenere dal suo capo, il potente e ricchissimo Montgomery Burns, la concessione della “convenzione odontoiatrica” che avrebbe facilitato il pagamento dell’apparecchio dentale della stessa Lisa.

E sull’immigrazione, altro cavallo di battaglia di Obama? Homer spesso ragiona di pancia (il primo motore del corpulento padre Simpson) e questo lo ha portato in un primo momento a dichiarare il suo sì alla proposta di legge 24 con la quale il comune di Springfield voleva cacciare tutti gli immigrati. In realtà poi, convinto dalla moglie Marge e da Lisa si era autoproclamato insegnante di storia americana per far passare all’indiano Apu, gestore dell’amato Kwick-e-Mark, l’esame di cittadinanza. Quindi non possiamo definire Homer un razzista vicino alle posizioni repubblicane sull’immigrazione e le minoranze. 

Non è nemmeno così pacifico e scontato che Homer abbia votato per Obama. La first lady Michelle si è spesa molto nella lotta all’obesità e in favore di uno stile di vita più sano. Pensate che Homer, affetto da una cronica dipendenza da cibo e soprattutto da ciambelle e cibi unti (ricorderete quando avvolgeva tutti i cibi nella pancetta), possa votare per Obama e rinunciare al suo deleterio stile di vita? Semplice, no.

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E infatti in una puntata trasmessa a settembre di quest’anno si vede Homer intento ancora una volta nelle operazioni di “early vote”, il voto anticipato su cui tanto ha contato Obama. Entrato nella cabina elettorale Homer ci pensa un po’ e proprio la campagna di Michelle lo convince a votare per Romney. Quando però la macchinetta gli mostra la dichiarazione dei redditi di Romney e lui vede che questi ha dedotto dalle tasse l’impianto di una protesi (maligna frecciata alla moglie dell’ex governatore del Massachussets) e che il governo gli ha pagato le tasse per cinque anni ha un ripensamento. Troppo tardi però, la macchinetta lo risucchia e lo scaraventa in una fabbrica cinese che produce bandierine americane.

Con questo quadro non possiamo sbilanciarci a favore dei Dems o del Gop. Vogliamo pensare che Homer questa volta al voto abbia preferito una bella e spumosa birra al bar dell’amico Moe.

Alessandro Porro

@alexxporro

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