7.000 alla Cena in bianco: perché si partecipa a flash mob del genere?

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Cosa spinge 7.628 persone a vestirsi di bianco e a cenare tutti insieme in una gradevolissima atmosfera? Cosa li spinge a preparare la cena e a confezionarla in modo che sia trasportabile, a procurarsi tavolino e sedie e a preparare tovaglie di stoffa e pizzi e suppellettili in ceramica e vetro per un pic-nic in città? E ancora i fiori, le candele, i cappellini…

L’attesa ha fatto molto, bisogna essere sinceri, e l’organizzatrice dell’evento Antonella Bentivoglio D’Afflitto ha saputo dosare gli indizi fino all’ultimo quando, venerdì  21 giugno, nel tardo pomeriggio, abbiamo scoperto la location della Seconda Cena in Bianco di Torino: la Tesoriera, villa del XVIII secolo, appena fuori dal centro città, e circondata dal vasto parco alberato che ha aggiunto un bel verde intenso alle pennellate candide della serata.

Dal fondo del giardino, già all’arrivo, il colpo d’occhio è stupefacente: lo scenario è punteggiato di figure in bianco, come in un’antica stampa settecentesca, e i bambini non resistono alla tentazione di fare capriole sul prato ben rasato di questa bomboniera torinese. 
Ci si dispone un po’ dove si trova posto, tralasciando le aiuole e preferendo i vialetti in ghiaia, con un’educazione e un garbo che ai tempi odierni forse può stupire; ma prima si getta un discreto sguardo ai vicini di tavolo: se hanno sorrisi e volti simpatici, ci si accomoda più volentieri.

cena in bianco8Si scartano le vivande, si accendono le candele e c’è giusto il tempo di fare qualche fotografia prima che venga dato il segnale di inizio cena: lo sventolare di migliaia di tovaglioli bianchi. 
Il parco ormai brulica di voci, ci sono gli applausi, le bolle di sapone e i brindisi – tanti – come in un matrimonio d’altri tempi.
«A Torino c’è un evento così ogni sera», dice la nostra vicina di tavolo, scherzando. Non è vero, e il nostro ospite toscano neppure ci crede, ma è bello dimostrare a chi viene da fuori che i torinesi non sono così chiusi e riservati come si crede; sarà anche merito del melting pot di provenienze italiane e straniere, ma questa sera siamo aperti, sorridenti e vogliosi di condividere atmosfere.

Quando il sole finisce di tramontare, il riverbero delle candele diventa più evidente. Si rompe il ghiaccio definitivamente, ci si scambia i dolci e il vino con le tavolate accanto, e ci si accorge che Torino non è poi così grande.
Ormai tanta gente è in piedi, vaga tra un tavolo e l’altro a caccia di immagini e di suggestioni, prima di sparecchiare e rifare i bagagli.

Noi continuiamo la nostra serata con i vicini di tavolo, ci trasferiamo agli Imbarchini sul Po e le chiacchiere proseguono davanti ad una birra, ancora vestiti di bianco e ancora attirando lo sguardo curioso dei pochi a Torino che non sapevano nulla di questa iniziativa.
La nostra cena in bianco è andata avanti fino alle 4, parlando di musica e letteratura, con quelli che speriamo diventino nuovi amici.

Ecco (forse) perché 7.628 persone si sono candidamente vestite in una sera d’estate a Torino: non è solo per gusto edonistico, ma anche per ritrovare un’atmosfera d’altri tempi.
È l’ennesima dimostrazione che qualcosa che nasce dal web ed approda al mondo reale può trasformarsi in un’esperienza di raro fascino.

Alessandra Giovanile
@twitTagli

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