Saga di un impiegato del 2026 – Corri Brambardi, CORRI!

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Milano, 2026.

L’impiegato Brambardi, denominato ora Junior System Operation Digital Change Assistance Manager, di anni settantuno, compiuti il giorno prima e festeggiati nella grey team relax office zone sita tra i cessi, le macchinette del caffè di soia e il distributore di vegan sushi, si allontana dalla propria postazione nell’open space Stadium13 per andare a prendere la nipotina a scuola, presso la Massimiliano Fuksas Digital Architecture Elementary School di Cazzago Nebbia.
Ma non ha chiesto l’autorizzazione allo Human Movement Manager, il nuovo programma informatico coreano di controllo dei movimenti fisici da e per l’ufficio.

Guai.

Brambardi si dirige svelto per l’uscita 7, defilata rispetto alle altre: da lì gli ascensori portano diretti ai cancelli del lato nord, usati pochissimo e solitamente meno presidiati dalle telecamere, dai vigilantes della ditta di security israeliana EYE, dai rottweiler.
“Merda!”, pensa ad alta voce Brambardi.
Il badge oculare, innestatogli due anni prima nell’occhio destro in sostituzione del vecchio tesserino, è bloccato. Il tornello a grata dell’uscita 7 non si apre verso gli ascensori.
“Merdamerdamerdamerdamerda!” pensa gridando Brambardi, insistendo sudato e nel panico a spalancare l’occhio sul lettore ottico del tornello.
Ma niente: beeeep beeeep beeeep la spia del tornello rimane rossa.

Gli altoparlanti integrati invisibili nelle pareti, diffondono una vecchia canzone del 1993 scelta dall’ufficio Human Resources della Company per questi casi.

Run baby runCorri piccola corri.

I colleghi si alzano in piedi dalle loro postazioni dell’open space Stadium 13, chi spaventato, chi eccitato.
Il collega Integrator Test Account scommette un caffé (ma del bar, non delle macchinette) con il collega Deploy Management Coordinator sulla fine violenta dell’indisciplinato Brambardi.
La Deploy Financial Accounting Senior Manager, di anni 23, e laureata a 12 in human engineering alla John Fitzgerald Elkann World University, riunisce attorno al desk game gli stagisti contribuenti (la Company ha fissato per il 2026 una quota di 450 euro mensili che gli stagisti vincitori della Recruitment Cup ’26 sono tenuti a versare ai fini curriculari).
Due bestioni della EYE rovesciano sul tavolo il contenuto di una cassa.
Mazze da baseball.
Martelli.
Picozze.
Tubi di ferro.
Una motosega.

Discorsetto di incoraggiamento della manager ai ragazzi:

“Ragazzi, la Company si aspetta molto da voi. Dimostrate di cosa siete capaci. Challenge to grow! Chi di voi eliminerà l’ostacolo vincerà un contratto retribuito per tutto l’anno e il nuovo iPad mini cromato. Compete and win! Vorrei che la motosega la prendessi tu Terry, da te voglio grandi cose.”

La stagista diciottenne Terry Lomuscio, studentessa fuorisede di tecnopsicologia internazionale, è la migliore del team stagisti dell’area Controlling. È un po’ impacciata con quella motosega Husqvarna mod. SLICE IV, ma non vuole deludere, sa di avere gli occhi addosso dei capi, è sotto pressione.
I venti stagisti partono alla caccia. Cercano la vecchia risorsa disubbidiente nell’area relax, sotto le scrivanie, nel bunker dei server, nei blackbox isolati per gli straordinari intensivi, nella happy food zone, nel corridoio ninnananna con gli alveari di cuccette a castello.
Trovano il Junior System Operation Digital Change Assistance Manager nascosto in uno dei cessi chimici dello Stadium 13. Brambardi strilla terrorizzato ma combatte.

Riesce a tirare giù due stronzetti laureandi in ingegneria informatica, pallidi come morti, magri come sardine artificiali marca Admiral Chef.
S’impossessa di una spranga, la usa per polverizzare i denti di un bocconiano e fa vedere le stelle ad una stagista anglo-taiwanese. La giovane tirocinante Terry avanza con la motosega azionata, ma non la sa tenere, vibra tutta, le braccia esili non riescono a tener fermo l’attrezzo, sembra che stia ballando una danza psicopatica di delirium tremens.
Terry perde il controllo dell’ Husqvarna imbizzarrita e fa un macello.
Macella la sua collega di stage Sunshine Sanna, la sega in due, dal collo all’inguine, in un battibaleno di spruzzi organici e poltiglia. Ma non molla la presa, l’imbecille urla isterica tutta ricoperta di sangue e carne, con la motosega che s’impenna, e con quella lama rotante agitata che sembra un grosso pesce appena pescato che lotta per tornare in acqua.

La devono abbattere. La Deploy Financial Accounting Senior Manager è molto delusa.
Brambardi scappa correndo, ansima, ora però è circondato, non sono però quei mocciosi ad atterrarlo, ma un attacco di cuore. Ne approfitta subito lo stagista Erik, laureato in workers global trade con la tesi “Etica dello scambio commerciale di risorse umane”, con una violenta martellata sulla nuca, vibrata alle spalle.
Una pozza di sangue rosso sangria si allarga intorno alla testa aperta del povero impiegato.
Lo stagista Erik è promosso a Excellent Trainee Reference, non dovrà più versare il contributo curriculare, anzi, riceverà il nuovo iPad mini cromato, una tessera vip per il cibo delle macchinette, un abbonamento della metro, e ben 600 euro bimensili, con i complimenti del Vice Supervisor President in diretta dal nuovo Research Center di Mumbai via ologramskype.
Gli altri stagisti si stringono al vincitore per festeggiarlo, complimentarsi, inchinarsi; ma in silenzio, dietro i sorrisi, gli giurano vendetta.

Negli stessi istanti, a Cazzago Nebbia, una nipotina aspetta sotto la pioggia all’ingresso della Massimiliano Fuksas Digital Architecture Elementary School.
Una notifica facebook l’avvisa della morte del nonno.
Non si dispiace troppo perché spera di ricevere in eredità i soldi sufficienti per la settimana a Ibiza.

Federico Mosso

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