Falsari

Oscar Hartzell, l’uomo che diceva di essere l’unico e legittimo erede di Sir Francis Drake il corsaro della regina Elisabetta, e che circuì centinaia di persone che avevano in comune solo il cognome Drake, facendoli credere di essere anche loro lontani parenti dell’illustre omonimo, per intentare una costosa causa contro l’infingardo governo britannico con lo scopo di riavere la giusta e immensa eredità.
Morì solo dopo aver convinto se stesso di essere l’unico erede del corsaro.
Visionario.

Carlos Henrique Raposo detto “Kaiser” per via di una vaga somiglianza con Franz Beckenbauer del Bayern Monaco, ovvero il ragazzo che sognava di fare il calciatore nonostante fosse una pippa micidiale e che riuscì a far parte di importanti squadre brasiliane senza giocare nemmeno un minuto per 20 anni di disonorata carriera, accampando fantasiose scuse o malanni immaginari di volta in volta.
Definito come il più grande truffatore della storia del calcio.
I sogni si realizzano se ci credi veramente, e Carlos ci credeva.
Credente.

Friedrich Wilhelm Voigt “il capitano di Köpenick”, il calzolaio tedesco che si cucì in casa una divisa da ufficiale dell’esercito germanico.
Gli stava a pennello.
Una mattina uscì e arruolò un manipolo di ignari e obbedienti soldati e con quel suo seguito di elmi a punta occupò il municipio di Köpenick, sobborgo berlinese.
Arrestò il sindaco e il tesoriere. Si fece aprire la cassaforte comunale e requisì ben 4.000 Goldmark a titolo d’indagine su presunte irregolarità contabili. Ordinò ai granatieri del suo piccolo esercito inconsapevole di tenere la posizione e si incamminò verso la stazione dei treni dove nei bagni si rimise gli abiti civili per scomparire.
Riacciuffato dai gendarmi, fu graziato da un divertito Guglielmo II.
Autorevole.

Sua Maestà la Principessa Caraboo di Javasu, invero Mary Baker figlia di un ciabattino del Devonshire, che un dì d’inizio Ottocento si ritrovò smarrita a vagare nei pressi di Bristol vestita con strani abiti e un turbante.
Gli abitanti della zona, sconcertati, non capirono chi si ritrovarono di fronte, perché la fanciulla parlava in un idioma sconosciuto. Venne in soccorso un marinaio portoghese che asseriva di comprendere il linguaggio della donna.
Ci fu una gran meraviglia e stupore quando si venne a sapere che quei villici si trovavano al cospetto nientepopodimeno che di una principessa di un’isola dei mari esotici rapita da pirati e che riuscì miracolosamente a raggiungere le coste inglesi.
Lei si mostrò regale con abiti di orienti misteriosi, e visse a sbafo ospite di dignitari del luogo, dei veri citrulli.
Smascherata dalla sua vecchia padrona presso la quale faceva la serva, non perse il proprio nobile contegno e continuò a spacciarsi per la principessa Caraboo.
Ambiziosa.

Il pittore Han van Meegeren trovò il modo di vendicarsi di chi l’aveva considerato un artista fallito. Si concentrò sulla pittura olandese del seicento e sul suo mito Jan Vermeer e le sue nature morte con esseri umani.
Apprese tecniche, simulò la mano del Vermeer, s’inventò soggetti più che verosimili, usò colori e metodi del tempo, invecchiò le tele, addirittura riuscì ad entrare nella psicologia del suo maestro.
Dipinse dei capolavori, assolutamente fasulli.
I critici spocchiosi che stroncarono la sua carriera in gioventù ora osannavano le opere che lui vendeva e che spacciava con la firma “I V Meer”.
Piazzò falsi a ricchi collezionisti e boriosi direttori di musei, e sfacciato, osò persino fregare i gerarchi nazisti Heinrich Himmler e Hermann Göring.
Guadagnò un sacco di soldi e se la rise di gusto falsando il mercato dell’arte.
Artista.

Federico Mosso

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