Spesso si sente parlare, in correlazione alla crisi economica, della mancanza di competitività del nostro Paese. Non è il nostro forte: nelle ultime statistiche UE perfino la Lombardia, nostra miglior regione, è al 128° posto su 262 regioni censite (vedi tabella nella Galleria Immagini nel colonnone a destra).
Ma che cosa è esattamente la competitività? Soprattutto, come può un territorio diventare competitivo? Secondo la definizione del Global Competitiveness Report, la competitività “è data dall’insieme delle istituzioni, delle politiche e dei fattori che ne determinano il livello di produttività”.
La competitività inoltre si “misura” prendendo in conto nove parametri inerenti le istituzioni, l’economia, il sistema scolastico, il livello tecnologico e l’innovazione tecnologica.
Appare dunque abbastanza evidente che la competitività del Sistema-Italia è penalizzata dalle difficoltà che storicamente attanagliano il Paese su più fronti.
In primo luogo, la forte frammentazione del tessuto imprenditoriale: in particolare, secono dati 2009 le micro-imprese italiane (meno di 10 addetti o un fatturato minore di 2 milioni di Euro) erano il 94,5% del totale, mentre le grandi imprese (con più di 250 addetti o un fatturato maggiore di 50 milioni di Euro) erano solo lo 0,1%.
Per operare un paragone, in Germania le percentuali erano rispettivamente l’82,8% e lo 0,5%, queste ultime ovviamente con un’incidenza significativa sui dati macroeconomici.
Appare immediatamente evidente che piccoli contesti imprenditoriali sono per loro natura meno inclini all’innovazione tecnologica e agli investimenti su comparti di eccellenza, soprattutto nel settore manifatturiero ed edilizio.
Secondo elemento fortemente penalizzante per il nostro Paese è la condizione istituzionale generale: fenomeni di corruzione diffusa, scandali continui, lungaggini burocratiche e giudiziarie limitano gli investimenti interni ed esteri e la fiducia generale in un territorio.
Quanto poi al terzo punto dolente (la situazione macroeconomica) sappiamo che il nostro elevato debito pubblico deprime il Paese ed ha praticamente fatto cessare l’erogazione delle risorse necessarie per mantenere un sistema moderno ed efficiente.
Pertanto, come abbiamo visto, un discorso globale in materia di competitività investe trasversalmente il pubblico ed il privato in un’ottica di sviluppo delle eccellenze: di ciò dovrebbe ricordarsi anche il Governo, quando decide l’erogazione di ammortizzatori sociali verso imprese decotte – meglio sarebbe indirizzarli ai lavoratori che si muovano verso luoghi di lavoro più competitivi – oppure quando opera continui tagli al sistema scolastico e accademico.
Jack O. Hearts
@twitTagli