
I gatti della Continassa sono oramai un ricordo. Topi grandi come cani, incuranti delle gerarchie segnate da millenni di catena alimentare, hanno pensato di invitare gli ospiti della colonia felina ad un banchetto apocalittico illuminato solo dallo sfavillante luccichio del vicino Juventus Stadium.
Circa un anno fa, nel corso di un sopralluogo organizzato anche in vista della discussione sulla Variante 277 (“trasformazione ambito Continassa”), io e i miei colleghi consiglieri comunali li abbiamo visti, i topi, correre con la pancia ancora piena tra cumuli di rifiuti e di rottami fino a sparire tra le baracche tirate su dagli “ultimi” della città.
Li abbiamo sentiti squittire, sulle nostre teste, tra le travi marce della cascina abbandonata.
In questo “non luogo” della città, escrementi e senso di abbandono hanno intasato le nostre narici.
Un odore che si è fatto sempre più nauseabondo fino ad arrivare alla notte del 10 dicembre del 2011, quando qualcuno pensò che sarebbero bastate le fiamme appiccate da un manipolo di imbecilli inferociti, per ridurre in cenere quel senso di impotenza e di odio montati negli anni e nella indifferenza generale.
Un pogrom disperato guidato da disperati per colpire disperati. Un imperdonabile e ignobile assalto reso più insopportabile dall’attesa. Si, l’attesa che prima o poi qualcosa sarebbe successo.
Dopotutto, quei topi con la pancia piena ci avevano avvisati: “attenzione, dopo i gatti toccherà anche a voi“.
Perdonatemi se in questo breve e scarno resoconto ho scelto di ritornare su un prologo dimenticato fatto solo di ricordi e sensazioni, tralasciando ogni riferimento su ciò che sarà della Continassa.
Perdonatemi se non ho fatto riferimento a protocolli d’intesa, a varianti al piano regolatore, a metri quadri di Aspi o Lsp, a perizie negate o incomplete, a concessioni o a oneri di urbanizzazione.
Perdonatemi se non ho decritto nei dettagli le interminabili discussioni che hanno accompagnato il piano di rigenerazione proposto dalla Juventus.
Perdonatemi se non ho parlato, più di quanto abbiano fatto altri più informati di me, delle interminabili code di imprenditori privati pronti ad investire in questo lembo dimenticato della cittá.
Perdonatemi se non ho fatto riferimento, più di quanto abbiamo fatto altri più preparati di me, a diritti calpestati, a regali, all’ennesima occasione persa per la cittá costretta, ancora una volta, a chinare il capo dinanzi al potente di turno.
Sempre lo stesso.
Perdonatemi se, incurante dei consigli di qualcuno più sveglio di me, ho scelto di lavorare facendomi guidare anche dai quei ricordi per scommettere sulla riqualificazione della Continassa.
Perdonatemi, se non ho aggiunto niente di interessante ad una vicenda che in questi giorni ha riempito le pagine dei giornali locali.
Ma sono solo un semplice consigliere comunale, peraltro ancora scosso dal monito dei topi.
Mimmo Carretta
@twitTagli