Controstoria del Pallone d’Oro dal 1956 a oggi: chi lo meritava di più?

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Sono passati vent’anni da quando il Pallone d’Oro, l’ambito premio calcistico individuale una volta assegnato da France Football e ora dalla FIFA, è stato aperto ai calciatori non europei. Come è facile mmaginanare, non si tratta di un cambiamento di poco conto: quanti ne avrebbero vinti Maradona e Pelè nei loro anni magici?
È chiaro che il paragone con le leggende di oggi, in primis Messi e Ronaldo, sarebbe più realistico se le regole fossero sempre state uguali per tutti.
E così, abbiamo deciso di divertirci con un piccolo gioco: la contro-lista dei Palloni d’oro.
Per brevità non recupereremo tutte le annate dal 1956 ad oggi, ma cercheremo di raccontarvi in quali anni il vincitore sarebbe potuto essere diverso.

1958
Vincitore ufficiale: Raymond Kopa (Real Madrid)
Vincitore Tagli: Just Fontaine (Stade Reims)
Negli anni di Messi e Cristiano Ronaldo siamo stati abituati a sottolineare l’eccezionale prolificità dei due attaccanti di Barcelona e Real Madrid, e a considerarla una specie di pass al podio del premio FIFA. Come si possono escludere due calciatori che, mal che vada, segnano 50 gol in una sola stagione? Giusto quesito.
E allora perché non premiare il franco-marocchino Fontaine, capace di realizzare nel mondiale svedese del 1958 13 gol – più ancora dell’astro nascente di quell’edizione, Pelè (6) e tutt’ora record imbattuto per la competizione?
Nella stessa stagione si era laureato capocannoniere di Francia con 34 reti; in quella successiva segnerà 10 gol in Coppa Campioni, perdendo la finale (“Gli anni d’oro del grande Real”) di Stoccarda contro il Madrid per 2-0.

1962
Vincitore ufficiale: Josef Masopust (Dukla Praga)
Vincitore Tagli: Garrincha (Brasile)*
Pelè, stella della nazionale carioca, si infortunò nella seconda gara del Mondiale e saltò così l’intera competizione.
La leadership della squadra venne assunta da Garrincha, l’ala del Brasile già presente ai Mondiali svedesi del 1958 in possesso di un dribbling ubriacante di cui qualche tempo fa Andrea Donna ha scritto un pezzo che assomiglia molto a una poesia, e che consiglio vivamente di leggere.
Torniamo a Manoel dos Santos Francisco, detto Garrincha: dopo le ottime prestazioni a livello di assist del girone eliminatorio, Garrincha si scatenò nella fase a eliminazione diretta, segnando 4 gol tra quarti e semifinali e portando il Brasile in finale.
Disputò la finale, nonostante l’espulsione raccolta in semifinale lo avrebbe dovuto estromettere dall’evento; le pressioni del governo brasiliano fecero sì che quella squalifica non fosse mai applicata.
In finale non segnò, ma le sue giocate permisero al Brasile di sollevare la seconda Coppa Rimet della sua storia.

1970
Vincitore ufficiale: Gerd Müller (Bayern Monaco)
Vincitore Tagli: Pelè (Brasile)*
Nella prima edizione a colori dei Mondiali, il trentennePelè si guadagna l’ingresso nel nostro albo d’oro con una prestazione clamorosa nella finale di Città del Messico contro l’Italia.
Non segna tantissimo, 4 reti di cui 3 nella fase a gironi, ma apre le marcature nella finale e si rende immarcabile per tutta la retroguardia azzurra fornendo assist a pioggia per i suoi compagni di squadra, come del resto aveva fatto in tutta la competizione.
All’ultimo Mondiale della carriera, Pelè alza il suo terzo (terzo!) trofeo, e francamente nel 1970 potevano darsi una sveglia e dire “Ok, da quest’anno teniamo conto anche ai sudamericani. Perché? Perché sì”.

1986
Vincitore Ufficiale: Ihor Bjelanov (Dinamo Kiev)
Vincitore Tagli: Diego Armando Maradona (Napoli)
Giustizia è fatta:anche el Pibe de oro figura tra i vincitori dell’ambito premio.
Mettiamo cinque minuti da parte l’annosa questione se sia o non sia il più forte giocatore della storia e prendiamo la faccenda da un altro punto di vista: si tratta certamente del più decisivo.
Maradona vinse l’edizione messicana dei Mondiali da solo, meravigliando il mondo, segnando 5 gol e assistendo i compagni con 5 passaggi decisivi in sole 7 partite.
Celebre il gol contro l’Inghilterra, ma il passaggio a Burruchaga in finale per il gol del definitivo 3-2 (qui) è qualcosa di avveniristico. Ciao Diego, il Pallone d’Oro 1986 è tuo.

1987
Vincitore ufficiale: Ruud Gullit (PSV, Milan)
Vincitore Tagli: Diego Armando Maradona (Napoli)
Anzi, sai che c’è? Ti diamo anche quello del 1987. El Dies argentino è il protagonista delle vittorie italiane del Napoli, che per la prima volta si scopre grande davvero. La squadra partenopea acciuffa l’accoppiata Coppa Italia-Scudetto (il primo della sua storia), e Maradona si rende protagonista realizzando complessivamente 17 gol in 39 presenze.
Il migliore.

1994
Vincitore ufficiale: Hristo Stoičkov (Barcelona)
Vincitore Tagli: Roberto Baggio (Juventus)
Stoičkov fu miglior marcatore dell’edizione 1994 del Mondiale con 6 reti, di cui la metà nella fase a gironi e l’altra tra ottavi e quarti, in definitiva fino alla semifinale persa contro l’Italia.
Baggio fermò il proprio score a 5 reti, tutte realizzate tra gli ottavi e la semifinale (nella quale la sua doppietta fu decisiva). Se soltanto quel rigore a Pasadena…

1996
Vincitore ufficiale: Mathias Sammer (Borussia Dortmund)
Vincitore Tagli: Alessandro Del Piero (Juventus)
La cessione di Baggio al Milan dell’estate 1995 consegna al giovane Del Piero la maglia da titolare della squadra campione d’Italia. Con Vialli e Ravanelli forma un tridente eccezionale capace di portare i bianconeri fino alla finale di Coppa Campioni contro l’Ajax detentore del titolo.
Le statistiche di Del Piero fino ai quarti di finale sono impressionanti: 5 gol in 5 presenze, con la chicca della punizione che elimina il Real Madrid dalla competizione.
Leggermente decisivo.
Giunse quarto, dietro a Sammer vincitore dell’europeo inglese, Ronaldo e Shearer. Ancora ancora fosse stato sopravanzato da O’ Fenomeno (che comunque negli anni si è rifatto), ma vederlo sopravanzato da Sammer, buon Dio…

1999
Vincitore ufficiale: Rivaldo (Barcelona)
Vincitore Tagli: David Beckham (Manchester United)
La stagione 1999 è l’anno del treble per gli uomini di Ferguson, e Beckham – che di quella squadra era uno dei leader tecnici – giunse secondo alle spalle brasiliano del Barcelona.
Nella leggendaria finale contro il Bayern Monaco, gli assist per i gol di Sheringam e Solskjær sono suoi. A parte la Supercoppa Europea contro la Lazio, vinse tutto, e questo ci sembra un buon titolo di credito per l’assegnazione del premio. Se non vi basta, metteteci pure il suo essere “icona di fine anni ’90”, come ha raccontato qui Umberto Mangiardi.

2000
Vincitore ufficiale: Luis Figo (Barcelona/Real Madrid)
Vincitore Tagli: Zinedine Zidane (Juventus)
Il Real Madrid vince la Coppa Campioni in finale sul Valencia, ma Figo si trasferisce a Madrid soltanto nell’estate successiva. Dal momento del suo approdo a Madrid non vincerà né la SupercoppaUefa, persa dal Galatasaray, né l’Intercontinentale (sconfitta contro il Boca).
Diciamola tutta: Figo vinse il premio perché Zidane, in una partita contro l’Amburgo, ebbe uno dei suoi colpi di testa (letteralmente, come potete vedere qui) e vanificò quanto fatto nell’estate precedente, quando aveva portato la Francia sul trono d’Europa per la seconda volta. Noi del bon ton poco ci curiamo, e nel nostro piccolo facciamo giustizia.

2001
Vincitore ufficiale: Michael Owen (Liverpool)
Vincitore Tagli: Oliver Kahn (Bayern Monaco)
Una delle edizioni più controverse del Pallone d’Oro, quella del 2001.
Owen, il Golden Boy inglese, vinse in virtù della magica stagione del Liverpool, capace di sollevare cinque coppe (ma non il campionato) in una sola stagione. Che dire, però, del grande Oliver Kahn? Se la FIFA avesse avuto il coraggio di consegnare il premio a lui, oggi anche Buffon e Neuer sarebbero più considerati. Il numero 1 dei bavaresi – campioni d’Europa quell’anno – meritava più di chiunque altro ilPallone d’Oro.

2003
Vincitore ufficiale: Pavel Nedved (Juventus)
Vincitore Tagli: Paolo Maldini (Milan)
Il ceco fu autore di una stagione esaltante, su questo non abbiamo da eccepire. Ma nella finale di Manchester, a causa di uno sciocco fallo al termine della semifinale contro il Real Madrid, lui non c’era.
La sua assenza probabilmente consegnò la sesta Champions League alla formazione di Ancelotti, guidata da una Leggenda.
Maldini, alla sua quinta finale in carriera, sollevò in Inghilterra per la prima volta la coppa da capitano, come il padre Cesare fece quarant’anni prima nella finale di Londra contro il Benfica. Questa piccola grande storia familiare meritava già da sola il Pallone d’Oro, anche senza considerare un altro dato non esattamente marginale: Paolo Maldini è uno dei 5 difensori più forti della Storia del Calcio (e probabilmente non il 5° e nemmeno il 4°).

2006
Vincitore ufficiale: Fabio Cannavaro (Juventus/Real Madrid)
Vincitore Tagli: Andrea Pirlo (Milan)
Non crediamo sia una scelta impopolare l’attribuzione del premio al the Italian Maestro, così come oggi Pirlo viene chiamato oltreoceano.
Nel 2006 Pirlo arriva secondo in campionato e raggiunge le semifinali di Champions League. In pochi lo hanno avvertito, ma il numero 21 è il segreto della squadra di Ancelotti, il punto d’equilibrio di una formazione altrimenti scomposta.
Da quando Lippi si è seduto sulla panchina della Nazionale, Pirlo ha sùbito ricevuto le chiavi della regia – e da lì imposta la manovra degli azzurri. Al Mondiale è lui ad aprire le marcature con l’1-0 al Ghana (qui) e serve l’assist per il 2-0 di Iaquinta e, nella partita successiva, per l’1-0 di Gilardino agli Stati Uniti.
Il colpo di tacco con cui serve a Grosso la palla nel supplementare contro la Germania è Storia; suo è anche l’angolo sul quale Materazzi ristabilisce la parità nella finale con la Francia.
È stato insignito del premio come uomo partita sia in semifinale che nella finale ed è stato uno dei rigoristi (il primo) la sera del 9 luglio. Cannavaro è stato un grandissimo di quel mondiale; Pirlo fu il migliore.

2010
Vincitore ufficiale: Lionel Messi (Barcelona)
Vincitore Tagli: Wesley Snejder (Inter)
Probabilmente concorderete con noi, quel Pallone d’Oro a Leo Messi, per quanto autore di partite come questa, grida vendetta; probabilmente avreste voluto vederlo assegnato a Iniesta, match winner della finale sudafricana, o a Xavi, sublime regista dell’esperienza metacalcistica catalana.
A noi sembra che Sneijder si fosse guadagnato il diritto al premio più di chiunque altro in quella stagione.
Leader tecnico dell’Inter del Triplete, condottiero dell’Olanda finalista al mondiale e capocannoniere della competizione da centrocampista. È vero che è stata la Spagna a vincere il titolo, ma se Robben avesse segnato in questa circostanza nessuno avrebbe contestato la titolarità olandese del premio. Il fatto che Sneijder non abbia mai più ripetuto una stagione simile rende ancora più incredibile quanto fatto da settembre 2009 a luglio 2010: un calciatore al limite della normalità divenuto inarrestabile.
Wesley forever.

2012
Vincitore ufficiale: Lionel Messi (Barcelona)
Vincitore Tagli: Didier Drog… va beh, avete ragione voi, Lionel Messi (Barcelona)
Altra edizione discussa, quella del 2012, perché l’ultimo Barcelona di Guardiola vince solamente la Coppa del Re, mentre il Real di Mourinho e Cristiano Ronaldo vincono il titolo di Spagna e il Chelsea di Di Matteo la più incredibile delle Champions League (contro il Bayern, in casa loro, recuperando lo 0-1, ai supplementari).
La Spagna dei soliti Xavi e Iniesta conquista poi il terzo titolo internazionale consecutivo in finale contro l’Italia.
Tutto vero.
Però stiamo parlando di un ragazzo che in un anno solare ha segnato 91 reti ufficiali (79 con il club, 12 con la Nazionale), abbattendo il record di Gerd Müller (gol segnati in una stagione) che resisteva da 40 anni.
Messi è uno di quegli uomini che spostano in avanti l’asticella delle prestazioni umane, e c’è da chiedersi cosa ci sia di umano in un calciatore che segna alla media di 1.3 gol a partita.
Inarrivabile; impossibile non premiare una stagione come la sua.

2013
Vincitore ufficiale: Cristiano Ronaldo (Real Madrid)
Vincitore Tagli: Thomas Müller (Bayern Monaco)
Altro triplete, altra assegnazione dibattuta.
Ronaldo segna 53 rete in 53 partite, ed è ovviamente un risultato straordinario. Müller, che di professione fa il tuttocampista e che con Heynkes non occupa il ruolo di prima punta, ha medie decisamente inferiori: 22 in 46 partite.
E dove è la questione? Che Müller, uno dei giocatori più sottovalutati, o meglio, non valutati del calcio moderno, recita un ruolo da protagonista assoluto insieme a Ribery, Mandzukic e Robben nel 4-2-3-1 bavarese. E ha una qualità non da poco, e cioè quella di essere un giocatore mai banale, capace di far pesare la propria presenza quando è necessario.
Non sono tanto i gol in Bundesliga a fare la differenza, giacché il Bayern rimane comunque molto più forte di quasi tutte le formazioni del campionato tedesco, ma quelli in Champions: 8 reti in 13 presenze (di cui 5 tra ottavi e semifinali) non gli valgono il titolo di capocannoniere, ma la nomea di giocatore decisivo sì.
Per noi doveva vincerlo lui.

Maurizio Riguzzi

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* per Garrincha e Pelè abbiamo ritenuto non importante indicare il club di riferimento in quanto le prestazioni considerato nell’articolo si sono svolte in competizioni fra Nazionali.

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