Forse la cosa più romantica da raccontare è che no, non c’è stato un momento di decisione. Non ci siamo seduti attorno a un tavolo per decidere il “se”, ma solo il “come”.
Di far morire quel progetto iniziato nel novembre 2012 non se ne è manco parlato, mai: bisognava solo trovare il tempo e i mezzi (sì, anche economici) per rimettere tutto in piedi.
Soprattutto, per risolvere i tragici problemi informatici che hanno tagliato le gambe a noi e fatto arricciare un po’ il naso a chi, tra i nostri lettori, ha continuato ad aprire il nostro vecchio www.tagli.me.
Sorrido ancora a vedere quel dominio strano, “punto-emme-e“. Lo scelsi io e dopo nemmeno un anno mi aveva già stufato, ora posso confessarlo. Era stata la soluzione per adottare a basso costo un indirizzo contenente la sola parola “Tagli”, come le sezioni di pagina di un quotidiano e come il tono (il taglio, appunto) di un testo scritto.
Anche il nome stesso, forse, era stato un errore di gioventù: a qualcuno rimaneva in testa, e il requisito della “riconoscibilità” era soddisfatto, ma probabilmente non era così chiaro come speravo.
Quando uno costruisce un qualcosa per lungo tempo, ed ha la sfortuna di avere un carattere come il mio, si concentra sempre sulle cose che non sono andate per il verso giusto; su cosa avrebbe potuto essere e non è stato.
Mi tornano in mente i pomeriggi in cui mi arrivava un messaggio “Siamo di nuovo in down“, e magari avevamo appena lanciato un bel pezzo scritto da un nostro redattore, a volte in grado di fare il botto. Oppure i picchi di produttività degli inizi, in cui avevamo a disposizione un sacco di tempo, e di prontezza di riflessi, per scrivere un sacco di cose.
Oppure ancora gli errori di prospettiva, di gestione, di scelte: in una parola, di inesperienza.
I cinque anni passati sono tanti, e si sposano abbastanza bene con un frammento di saggezza popolare piemontese che più o meno recita “Se i giovano sapessero, se i vecchi potessero“.
Cinque anni fa eravamo più entusiasti, più sfacciati, più ingenui; avevamo maggiori risorse per seguire una marea di argomenti e riuscivamo ad agire con martellante spensieratezza.
Il 2017 ci ritrova tutti nell’intorno dei 30, dopo più di qualche apprensione per collocarci nel mondo del lavoro, con la quotidianità che ci impone di guadagnare altrove – sic – la pagnotta e ancora, nonostante lo stress, le divagazioni e l’età, una voglia matta di esprimerci. Se ci pensate: nella vostra vita, riuscite a trovare spazi di espressione? È una necessità importante, a cui auguro a ognuno di riuscire a rispondere.
Tagli è nato proprio per soddisfarla, questa volontà di espressione. Ed è il motivo per cui abbiamo di nuovo investito per avere una struttura presentabile.
Ripartiamo dai nostri errori e anche, per piccoli che siano stati, dai nostri successi: gli incontri che abbiamo organizzato presso la Fondazione Amendola di Torino, due libri pubblicati – uno in formato ebook, uno proprio stampato -, i nostri percorsi personali che ci hanno portato a esperienze diversissime eppure intriganti, che vivaddio continueranno a confluire in questo calderone di pensieri, parole, opere e opinioni.
I nostri articoli cercheranno di essere sempre gli stessi: spiegare, approfondire, dare un taglio critico, contestualizzare, essere obliqui. Diventare adulti significa scoprire che è difficile, difficilissimo essere all’altezza dei propri sogni.
Tagli Magazine è un modo per provarci: come ogni tentativo, è un viaggio verso l’incognito. Ci spaventa, ci preoccupa, ci stimola.
Noi, oggi, ripartiamo così: buona lettura.
UM, direttore di Tagli Magazine