Corsa al Quirinale? Vorrei Giuliano Amato

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Prendo Giuliano Amato nella corsa alla presidenza della Repubblica italiana: è un uomo di indubitabile spessore politico ed accademico, di grande equilibrio ed esperienza, capace di conciliare le diverse ali del Parlamento (Grillini esclusi) e di coraggio nel prendere decisioni impopolari.
Non cedo alla retorica grandemente superficiale che vuole a tutti i costi un “uomo nuovo” a timonare l’Italia: serve anzi un capo di Stato esperto, oculato e in grado di generare compattezza. Ebbene sì, anche con il nemico storico.

Giuliano Amato è già intervenuto due volte nelle gravi difficoltà italiane: prima quando si trattò di risanare l’enorme debito pubblico italiano (anche grazie alla banditesca “patrimoniale in una notte”, ma fu uno dei provvedimenti che ci consentì di entrare nell’Euro); poi quando crollarono le ultime macerie dell’Ulivo con le dimissioni del governo D’Alema II.
In questi giorni ha ricevuto attacchi duri e ingiusti, ben oltre il limite dell’insulto. Vittima della polemica sulle pensioni d’oro; bersaglio di critiche invelenite per la sua capacità di dire quello che pensa, al di là delle arruffianate verso questa o quella corrente ideologica. Bersaglio infine, come tanti, della damnatio memoriae che ha colpito buona parte dei Socialisti – che erano sì colpevoli, ma di certo non gli unici a finanziare illecitamente il proprio partito. Lo testimonia l’assordante silenzio di Montecitorio durante il discorso di Craxi.

Ma per la squallida opinione pubblica che ci ritroviamo tanto basta: era un socialista e quindi non se ne può nemmeno parlare.
Invece, sul nome di Amato ci si dovrebbe ragionare a lungo: soprannominato il Dottor Sottile, sa quali sono le procedure e gli spazi che può sfruttare un Presidente della Repubblica. È inoltre un europeista convinto, e mai come in questo momento c’è bisogno di ribadire che l’Europa è una risorsa, e non un fardello.

Umberto Mangiardi
@UMangiardi

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